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Un fiume di legno

Un fiume di legno

Fluitazione del legname dal Trentino a Venezia

Brossura editoriale con sovraccoperta plastificata a colori, 128 pagine + 3 tavole sciolte, formato cm 21x29,7
quaderno numero 94
ISBN 978-88-8068-481-7
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  • Gazzettino di Belluno
    Strade d'acqua in mostra

  • alpinia.net
    Un fiume di legno
     
    Per soddisfare la grande richiesta di materia prima, dal basso Medioevo fino alla Prima guerra mondiale, enormi quantità di legname sono scese dai boschi trentino-tirolesi e veneti verso la pianura veneta e Venezia in particolare, sfruttando la rete idrica naturale.

Questo Quaderno racconta gli sviluppi storici di un fenomeno socio-economico di vasta estensione attraverso sondaggi su di un’area specifica, quella attraversata dall’asse fluviale e torrentizio Cismon-Brenta.

Un territorio attraversato, per più di cinque secoli, dal confine tra stato austro-tirolese da un lato e Repubblica di Venezia – Regno d’Italia, dall’altro.

Un confine che, ben di rado e solo per brevi periodi, riuscì a interrompere gli intensi traffici di merci, uomini e idee, conoscenze tecnologiche, manifestazioni artistiche e valori culturali tra la montagna trentino-tirolese e bellunese e la pianura veneta. La delimitazione temporale è quella sottesa al titolo, che fa specifico riferimento alla fluitazione, libera o legata, come sistema di trasporto che caratterizzò per un lungo periodo un peculiare assetto di filiera, perdutosi con il prevalere, dopo la fine del primo conflitto mondiale, dei trasporti su strada e ferrovia.

Il libro è accompagnato da tre allegati interessantissimi: disegni di Roswitha Asche, due dei quali assemblabili che formano il diorama della fluitazione del legname dal Primiero e dal Vanoi fino a Venezia, attraverso il Brenta e i suoi affluenti e un diorama con il sentiero etnografico del Vanoi.

  • Trentini nel mondo
    L’avvincente viaggio del legname dalle valli trentine al mare

  • Coumboscuro
    La Priuli & Verlucca continua a documentare la civiltà alpina
    “Abàus!, Abàus!” urlavano i montanari della valle Maira, quando lungo i canaloni lanciavano i tronchi di abete, giù verso valle, lungo il fiume. Così nelle valli della Durence, in alta Provenza e così scopri amo dal quaderno di cultura alpina “ Un fiume di legno”, che lo stesso sistema di trasporto del legname su acqua veniva adottato da secoli nelle Alpi trentine e bellunesi. Il porto di attracco era Venezia. Le testimonianze dirette risalgono al 1370 ed il commercio di “ tronchi d‘abete rosso” diede impulso all ‘economia montana: aneddoti, documenti, dazi, scontri in tribunale ... Una storia lunga secoli, che si è arenata dopo La prima guerra mondiale, con l’avvio dei trasporti su gomma. Grande originalità, preziosità di iconografia e ricerca per un quaderno di sicuro interesse per la storia delle Alpi.

  • Trentino
    Il legno dalle Alpi fino al mare

    Dalle valli trentine al mare. Per secoli, a partire dal basso M edioevo e fino alla Prima guerra mondiale, una montagna di legname tagliata nei boschi di Trentino e Veneto è scesa verso la pianura, per raggiungere Venezia, lungo le “vie d’acqua”, torrenti alpini e fiumi. Era il cosiddetto trasporto per “fluitazione” del legname che sfruttava l’energia cinetica dei corsi d’acqua. Per secoli, grazie a questa tecnica di trasporto, si è potuto soddisfare la fame di materia prima della città lagunare: dai pali per le fondazioni su cui erigere e ampliare la città e costruirne i palazzi alle navi commerciali e da guerra della flotta della Serenissima Repubblica che solcavano e controllavano il Mediterraneo. E oltre a Venezia legname per tante altre città venete. Lo sviluppo delle strade e delle ferrovie segnò la fine, dopo la prima Guerra mondiale, della filiera incentrata sul “fiume di legno”. Questo nuovo “quaderno” della nota collana dell’editore Priuli& Verlucca oramai prossima al numero 100 (siamo infatti al n. 94) affronta per la prima volta questo argomento dal punto di vista degli sviluppi storici di questo fenomeno socio - economico che ebbe a interessare un’area specifica, quella attraversata dall’asse dei torrenti Cismòn e Brenta. Un territorio a lungo attraversato da confini, tra Tirolo prima, Impero d’Austria poi e la Repubblica di Venezia da un lato, il regno d’Italia dall’altro. Un confine anomalo, perché attraverso questi territori, dalla montagna trentino - tirolese e bellunese alla pianura del Veneto, oltre al legname si muoveva un traffico costante e consistente di merci di ogni tipo, ma anche di uomini e idee, • conoscenze e sapen, espressioni artistiche, che raramente venne interrotto e solo per brevi periodi. Attorno alla fluitazione si creò una miriade di attività e mestieri ad alta specializzazione, oggi tramontati. Roswitha Asche, uno degli autori, scomparsa nel 2006, è stata la prima con le sue ricerche intraprese fin dagli anni’90 a recuperare la • • memoria e le ultime testimonianze di tutte queste attività. Attraverso centinaia di disegni e diorami, soprattutto degli strumenti in uso a conduttori, zattieri e boscaioli. Nel 1994 il Parco naturale di Paneveggio organizzò a Fiera di Primiero una mostra su questo tema, fu realizzato un catalogo (curato dagli altri due autori, Gianfranco Bettega e Ugo Pistoia) di cui questo quaderno rappresenta una rivisitazione e un ampliamento che tiene conto di molti lavori specialistici successivi. Volendo partire da un dato, a cavallo tra 1600 e 1700 hmgo il Cismòn venivano fluitate mediamente all’anno 48.600 “taglie”, ossia tronchi di legno pregiato per costruzione. La fluitazione, in funzione della pendenza, della velocità e della portata del fiume avveniva con modalità differenti: libera sui tratti non navigabili, oppure legata unendo i tronchi a mo’ di grandi zattere. Naturalmente la movimentazione del legname iniziava già nel bosco dopo l’abbattimento e l’allestimento dei tronchi. Quindi iniziava il trasporto, la “condotta” dal bosco ai corsi d’acqua e poi la “menada” lungo i torrenti e fiumi. La fluitazione lungo il Cismòn è documentata a partire dal’ anno 1370. A quell’anno risale una annotazione nell’inventario dei beni della mensa vescovile feltrina circa il diritto di decima spettante al Vescovo su tutto il legname che proveniva da Primiero e transitava per Fonzaso, dove in una strettoia naturale era stata creata una “serra”, una diga rudimentale per fermare il legname e consentire le ricognizioni a fini daziali. Ammassati in alcuni punti lungo il fiume, i tronchi venivano calati in acqua nei periodi di morbida, cioè di massima portata d’acqua. A monte di questi punti di raccolta venivano invece create piccole dighe o “stue”, con il compito di provocare piene artificiali. La menada richiedeva un gran numero di operai e il loro lavoro non era privo di pericoli. L’attrezzo simbolo della fluitazione era l’angèr, un’asta lunga di legno con all’estremità un ferro con puntale e rostro. A Cismòn del Grappa i tronchi entravano nel Brenta e legati in zattere affidate nel proseguimento del viaggio agli zattieri. Con il XX secolo questo ciclo produttivo muta completamente assetto logistico. il ciclo produttivo sopravviverà, ma questo vivace mondo fatto di mercanti, di loro fattori e agenti, uffici per il rilascio delle concessioni di taglio, notai per registrare i contratti di acquisto, squadre di boscaioli, zattieri, carrettieri, stuari e segantini, inesorabilmente sparisce o assumerà altre fonne.

  • Le Alpi venete
    Un fiume di legno. Fluitazione del legname dal Trentino a Venezia
    Con la tradizionale eleganza editoriale esce questo Quaderno n. 94 dedicato al tema della fluitazione del legname lungo l’asse fluviale Cismon-Brenta, dalle foreste trentine alla pianura veneta e a Venezia. Un commercio fiorentissimo dal tardo medioevo fino al primo novecento, dopodiché venne annullato dal trasporto su strada. Gli Autori, valendosi della ingente documentazione proveniente dagli Archivi del Parco di Paneveggio, di Trento, di Innsbruck e di Venezia e dai Musei di Monaco, di Bassano nonché da varie fonti comunali e con l’integrazione dei vivacissimi disegni in bianco nero e delle coloratissime sequenze di fantasia delle tavole di Roswitha Asche, hanno giocato facile tessendovi attorno il proprio apparato testuale. Si schiude così davanti al lettore un illuminante excursus sulla civiltà, la storia, la natura della fluitazione del legname, che allarga gli orizzonti anche su talune finestre, come quella su Angelo Michele Negrelli, padre di Luigi, più che noto per il progetto del taglio dell’istmo di Suez. Di qui la possibilità di “sondare” il Quaderno secondo varie prospettive, come una discesa in un groviglio di approfondimenti del tutto inediti almeno per questa parte del Triveneto, ed alle notevoli trasformazioni che ha comportato questo scendere di zattere da un tratto all’altro del Brenta ed il ritorno a casa lungo la riva degli zattieri in senso inverso. E da dire infine che in questo modo, in un melange di storicismo e di pittoresco emerge la rappresentazione di un contesto di elzeviri realistici e dettagliati.

  • Vita Trentina
    Un fiume di legno
    Quando i torrenti ed i fiumi s’ingrossano e incominciano ad apparire nei vortici della corrente, tronchi e ramaglie la gente si preoccupa e pensa al peggio. Pensa alle slavine, agli schianti, a piante sradicate direttamente ai bordi dei corsi d’acqua, all’alluvione. E’ quanto sta accadendo in questi giorni dopo le piogge torrenziali con le esondazioni dei fiumi in molte aree della pianura veronese e del vicentino ed in altre parti d’Italia. Alberi ed altro materiale a galleggiare nell’acqua è spesso sinonimo di straripamento di disastro, alluvione con tutti i suoi risvolti con guai ed anche vittime fra la popolazione e gli animali e danni ingenti nel patrimonio naturale e civile le. IL fiume ha perso infatti la caratteristica di navigabilità, salvo casi eccezionali, e quindi di condotta all’interno di una rete idrografica naturale che si presenta come infrastruttura di collegamento, alla stregua della rete viaria o ferroviaria, sulla quale L’uomo interviene regolamentandola o modificandola a seconda delle esigenze. Certo le modificazione d sono state e spesso pesanti, come le centrali, le condotte forzate, l’adeguamento dei corsi all’ evoluzione urbana, al processo di antropizzazione, con effetti talvolta deleteri all’interno di un intero bacino fluviale. Quello che si vede è quindi il peggio: scarsità d’acqua in molti periodi dell’anno e improvvise piene in concomitanza con un temporale. Dal basso Medioevo e fino all’inizio del Novecento, invece, la grande richiesta di materia prima come il legname dai boschi trentino-tirolesi e veneti verso la pianura è stata soddisfatta sfruttando la rete idrica naturale. Il fenomeno non solo tecnico, ma con addentellati socio economici di vaste proporzioni di un’area specifica, quella attraversata dall’asse fluviale e torrentizio Cismon Brenta, è stato esaminato da tre ricercatori Roswitha Asche, Gianfranco Bettega e Ugo Pistoia, autori dello studio pubblicato nella collana “Quaderni di cultura alpina” da Priuli & Verlucca editori (2010). La ricerca è corredata da riproduzioni, stampe, foto e grafici. E’ chiamato fluitazione il sistema di trasporto del legname ricavato dai boschi di montagna sfruttando l’energia cinetica dei corsi d’acqua, grazie alla presenza di una rete idrografica naturale formata da iniziali aste torrentizie impervie, da tratti fluviali con portata ridotta ed altri tronchi di fiume navigabile anche con imbarcazioni sulle quali può essere caricato il legname accanto ad altre merci. In prossimità delle confluenze dei corsi d’acqua o delle intersezioni con la rete stradale, sorgono strutture e attività legate alla filiera del legname, segherie, rogge, stazzi di deposito, dove viene prelevato parte del legname per essere lavorato e soddisfare così la domanda dei territori attraversati. Quando il fiume si getta nel mare la materia prima viene bloccata e recuperata da strutture portuali specializzate, per essere quindi lavorata o smistata ai centri di trasformazione. Tutto ciò avviene ancor oggi in molte parti del mondo, ma è scomparso nella realtà trentina, dove talora vengono allestiti a fini turistici spaccati della vita del passato, come zatterate o fluitazioni simulate o molto contenute. Sono scomparse le figure professionali che ruotavano intorno a questo sistema, fatto di affari, di, tecnologie, di conoscenze del territorio e della meteorologia, ma anche di consolidati rapporti umani e relazioni sociali che si sono perpetuati per secoli. In cinque secoli gli intensi traffici di merci, uomini, idee, cultura lungo il confine tra il Principato vescovile di Trento, lo stato Austro-tirolese da un lato e la Repubblica di Venezia-Regno d’Italia dall’altro solo in pochissime occasioni e per brevi periodi sono stati interrotti. Secondo gli autori in questi rapporti tra la montagna trentino-tirolese e la pianura veneta, la fluitazione fu forse il motore più potente. Intorno a questo mondo o a questi mondi nel passato ha indagato anche il Parco di Paneveggio-Pale di San Martino con una mostra allestita nel 1994 a Fiera di Primiero e un catalogo. Dallo sviluppo delle ricerche e delle conoscenze intorno al settore è nato il lavoro di Asche, Bettega e Pistoia con l’obiettivo di dare della fluitazione una visione d’insieme ben riuscita, a dire il vero, grazie anche alla scoperta di alcune fonti inedite d’archivio e iconografiche originali e alla capacità narrativa dei dipinti di Roswitha Asche.

  • Giornale di Vicenza
    "Un fiume di legno" dai boschi a Venezia

Estratti



Per soddisfare la grande richiesta di materia prima, dal basso Medioevo fino alla Prima guerra mondiale, enormi quantità di legname sono scese dai boschi trentino-tirolesi e veneti verso la pianura veneta e Venezia in particolare, sfruttando la rete idrica naturale. Questo Quaderno racconta gli sviluppi storici di un fenomeno socio-economico di vasta estensione attraverso sondaggi su di un’area specifica, quella attraversata dall’asse fluviale e torrentizio Cismon-Brenta. Un territorio attraversato, per più di cinque secoli, dal confine tra stato austro-tirolese da un lato e Repubblica di Venezia – Regno d’Italia, dall’altro. Un confine che, ben di rado e solo per brevi periodi, riuscì a interrompere gli intensi traffici di merci, uomini e idee, conoscenze tecnologiche, manifestazioni artistiche e valori culturali tra la montagna trentino-tirolese e bellunese e la pianura veneta. La delimitazione temporale è quella sottesa al titolo, che fa specifico riferimento alla fluitazione, libera o legata, come sistema di trasporto che caratterizzò per un lungo periodo un peculiare assetto di filiera, perdutosi con il prevalere, dopo la fine del primo conflitto mondiale, dei trasporti su strada e ferrovia.
 
Sommario
 
Prefazione
Ettore Sartori

Un fiume di legno
Il bosco. proprietà e sviluppo
Le essenze
Abbattimento e allestimento del legname
Angelo Michele Negrelli
Calendario del «fiume di legno»
Esbosco o «condotta» dei legnami
Vita da boschieri
Dura!
Fluitazione e commercio del legname
Angér
Zattere e zattieri
San Nicola da Bari: un turco a Caoria
Segherie
Macchine ad acqua

Appendici
Ordinazioni sopra le selve in Primiero ed in Tesino 
Iacopo Facen. Del Traffico-Legname sulla valle del Cismon e del Brenta.
Discorso storico. [Memoria letta nella tornata del 2 Marzo 1851]
Roswitha Asche

Glossario

Bibliografia
 
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