Gipo Farassino
Gipo Farassino nasce a Torino, in una delle più tipiche vie periferiche della città, quella via Cuneo che poi diventerà protagonista di una delle sue più vibranti composizioni.
Il padre carabiniere, la madre casalinga, una sorella minore, gli studi da ragioniere intrapresi senza tanto entusiasmo e ovviamente la passione per la musica. Dopo le prime esperienze da dilettante in complessi occasionali arrivano le prime esibizioni «pagate» nelle sale da ballo periferiche che lo portano ad affrontare seriamente il lavoro di musicista a tempo pieno come contrabbassista e cantante. Anni di lavoro duro, sparpagliati dal Nord Europa, al Medio Oriente. Ma Gipo rivela subito il suo temperamento inquieto, sempre alla ricerca del nuovo e sempre più nostalgico della sua città e delle sue atmosfere… al punto da decidere di lasciare la tournée all’estero per ristabilirsi in Italia, dapprima a Milano e successivamente a Torino, con i primi successi al cabaret e proficue collaborazioni con Leo Chiosso, Piero Novelli, Mario Pogliotti. Nascono le prime canzoni i primi dischi e le prime affermazioni come cantautore «nazionale».
Vince il Disco per l’estate di Saint-Vincent, suscita entusiasmo al festival di Lugano con Avere un amico, al Cantagiro scatena polemiche e divide l’Italia con Ballata per un eroe, un brano antimilitarista, vince il Premio Italia con le musiche di Nostra casa disumana, realizza i primi recital e li porta con successo in tutta la penisola. Insomma, in breve tempo assurge al rango di star per le apparizioni televisive, i festival, i Cantagiro…
E poi si rivela l’anima vera di Gipo. In un momento in cui è conteso dalle case discografiche, è invitato a Sanremo e gli vengono offerte occasioni importanti, Gipo decide di tornare nella sua città e sviluppare attraverso le canzoni un disco in piemontese. Nascono così alcune delle sue più belle canzoni e nasce così anche il desiderio di affrontare il teatro. La prima occasione è quella di debuttare al fianco del grande Macario, in una commedia musicale della tradizione piemontese Tlass mai fait parei! Il successo è travolgente, subito bissato da alcuni spettacoli con il Teatro Stabile di Torino, dal memorabile Gelindo a lj por diao di Pensa. Nel 1970 infine decide di tentare anche la via del capocomico, e dando vita a una compagnia stabile che agisce prima al Teatro Erba, poi al Teatro Italia, poi ancora al Teatro Gobetti e infine al Teatro Massaua; sempre con grande successo, riunisce alcuni tra i migliori interpreti della scena piemontese e realizza stagioni dense di spettacoli tra i quali gli piace ricordare Soa ecelenssa ’d Porta Palace, Gipo a so Piemont, Toro e Juve di Nello Pacifico, Giromin a vuel mariese, Le miserie ’d munsu Travet di Bersezio, Il blues delle cicche dedicato a Cesare Pavese, tra i tanti.
Nel frattempo non scrive soltanto canzoni ma anche testi teatrali, rivelando una vena robusta, una felicità di linguaggio, una forte tempra morale in lavori come L’ultimo Cesare, Turin bel cheur, Un bagno per Virginio. Come attore si afferma anche in tante interpretazioni cinematografiche (Il commissario di Torino) o televisive (un memorabile Travet o il Matteo di Giovanni Arpino, protagonista di Una nuvola d’ira). In veste di interprete teatrale si merita anche il Premio Saint-Vincent nel 1981.
Dopo qualche pausa di riflessione, ritorna all’attività di cantautore e compone 14 nuove canzoni per il Cd Ridatemi Amapola che propone con successo – intercalando altri suoi successi, cavalli di battaglia e poesie di autorevoli poeti piemontesi – in un recital dedicato «Agli Amici» che lo ha riportato tra il suo pubblico piemontese in tutta la regione. Anche oltre oceano; infatti a giugno 2009 ha concluso con successo una tournée tra i piemontesi di Uruguay, Argentina, Brasile, Venezuela, Perù e Santo Domingo.
Instancabile la sua opera, anche tra i giovani, per non far morire la sua «lingua» ancestrale.
Nel 2002, in collaborazione con la Regione Piemonte e il Consiglio regionale, ha rimesso in scena, con la regia di Massimo Scaglione, L’ultimo Cesare, commedia che scrisse alla fine degli anni Settanta e che mai come oggi è argomento d’attualità: il presagio della perdita d’identità. In collaborazione con la Regione Piemonte ha portato nei maggiori teatri della regione i recital dal titolo Rincorrendo il futuro e Una sposa tira l’altra.
Viaggiatori paganti è il suo primo romanzo.
Il padre carabiniere, la madre casalinga, una sorella minore, gli studi da ragioniere intrapresi senza tanto entusiasmo e ovviamente la passione per la musica. Dopo le prime esperienze da dilettante in complessi occasionali arrivano le prime esibizioni «pagate» nelle sale da ballo periferiche che lo portano ad affrontare seriamente il lavoro di musicista a tempo pieno come contrabbassista e cantante. Anni di lavoro duro, sparpagliati dal Nord Europa, al Medio Oriente. Ma Gipo rivela subito il suo temperamento inquieto, sempre alla ricerca del nuovo e sempre più nostalgico della sua città e delle sue atmosfere… al punto da decidere di lasciare la tournée all’estero per ristabilirsi in Italia, dapprima a Milano e successivamente a Torino, con i primi successi al cabaret e proficue collaborazioni con Leo Chiosso, Piero Novelli, Mario Pogliotti. Nascono le prime canzoni i primi dischi e le prime affermazioni come cantautore «nazionale».
Vince il Disco per l’estate di Saint-Vincent, suscita entusiasmo al festival di Lugano con Avere un amico, al Cantagiro scatena polemiche e divide l’Italia con Ballata per un eroe, un brano antimilitarista, vince il Premio Italia con le musiche di Nostra casa disumana, realizza i primi recital e li porta con successo in tutta la penisola. Insomma, in breve tempo assurge al rango di star per le apparizioni televisive, i festival, i Cantagiro…
E poi si rivela l’anima vera di Gipo. In un momento in cui è conteso dalle case discografiche, è invitato a Sanremo e gli vengono offerte occasioni importanti, Gipo decide di tornare nella sua città e sviluppare attraverso le canzoni un disco in piemontese. Nascono così alcune delle sue più belle canzoni e nasce così anche il desiderio di affrontare il teatro. La prima occasione è quella di debuttare al fianco del grande Macario, in una commedia musicale della tradizione piemontese Tlass mai fait parei! Il successo è travolgente, subito bissato da alcuni spettacoli con il Teatro Stabile di Torino, dal memorabile Gelindo a lj por diao di Pensa. Nel 1970 infine decide di tentare anche la via del capocomico, e dando vita a una compagnia stabile che agisce prima al Teatro Erba, poi al Teatro Italia, poi ancora al Teatro Gobetti e infine al Teatro Massaua; sempre con grande successo, riunisce alcuni tra i migliori interpreti della scena piemontese e realizza stagioni dense di spettacoli tra i quali gli piace ricordare Soa ecelenssa ’d Porta Palace, Gipo a so Piemont, Toro e Juve di Nello Pacifico, Giromin a vuel mariese, Le miserie ’d munsu Travet di Bersezio, Il blues delle cicche dedicato a Cesare Pavese, tra i tanti.
Nel frattempo non scrive soltanto canzoni ma anche testi teatrali, rivelando una vena robusta, una felicità di linguaggio, una forte tempra morale in lavori come L’ultimo Cesare, Turin bel cheur, Un bagno per Virginio. Come attore si afferma anche in tante interpretazioni cinematografiche (Il commissario di Torino) o televisive (un memorabile Travet o il Matteo di Giovanni Arpino, protagonista di Una nuvola d’ira). In veste di interprete teatrale si merita anche il Premio Saint-Vincent nel 1981.
Dopo qualche pausa di riflessione, ritorna all’attività di cantautore e compone 14 nuove canzoni per il Cd Ridatemi Amapola che propone con successo – intercalando altri suoi successi, cavalli di battaglia e poesie di autorevoli poeti piemontesi – in un recital dedicato «Agli Amici» che lo ha riportato tra il suo pubblico piemontese in tutta la regione. Anche oltre oceano; infatti a giugno 2009 ha concluso con successo una tournée tra i piemontesi di Uruguay, Argentina, Brasile, Venezuela, Perù e Santo Domingo.
Instancabile la sua opera, anche tra i giovani, per non far morire la sua «lingua» ancestrale.
Nel 2002, in collaborazione con la Regione Piemonte e il Consiglio regionale, ha rimesso in scena, con la regia di Massimo Scaglione, L’ultimo Cesare, commedia che scrisse alla fine degli anni Settanta e che mai come oggi è argomento d’attualità: il presagio della perdita d’identità. In collaborazione con la Regione Piemonte ha portato nei maggiori teatri della regione i recital dal titolo Rincorrendo il futuro e Una sposa tira l’altra.
Viaggiatori paganti è il suo primo romanzo.