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    Tristi montagne

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    Il futuro secondo lo studioso Christian Arnoldi

  • Il Sole 24 ore
    Guida all'uso della montagna
  • Corriere della Sera
    L’Alpinista Steve House in sala allo Spazio Apollo

  • L’Adige
    La montagna sul filo del tempo

  • L’Adige
    «Tristi montagne». Arnoldi a Lavarone

  • Corriere dell'Alto Adige
    «Guida ai malesseri alpini» si Arnoldi

  • L’Adige
    Nel libro di Christian Arnoldi una lucida e precisa analisi del vivere tra i monti. L'incontro voluto dalla «Sigmund Freud»
    Montagne così belle e così tristi
  • Corriere del Trentino
    «Guida ai malesseri alpini» di Arnoldi
  • ITAS 2010
    Tristi montagne

  • Lo Scarpone
    Tristi montagne
  • La Regione Ticino
    Il male nascosto dell’alpe
    Neanche fosse un noir, Tristi montagne si apre con pagine fitte di suicidi, omicidi e violenze assortite, tutte consumate in un quadro alpino che solitamente siamo portati a considerare per la sua sola bellezza. Ed è in questo (apparente) contrasto che si sviluppa la lunga ricerca di Christian Arnoldi pubblicata da Priuli & Verlucca (pagg. 240, 16,50 euro) con il sottotitolo Guida ai malesseri alpini. Lo studio è concentrato su alcune valli trentine – che rispetto ad altre realtà alpine possono anche considerarsi fortunate – ma ha valore di riflessione generale. La tristezza di cui si parla è quella di popolazioni in bilico tra un’ambigua nostalgia di un passato idealizzato e l’incerta avventura in una contemporaneità che non ha modelli da proporre che non siano quelli d’importazione: denaro, successo, immagine. Ma Arnoldi indaga oltre questa tutto sommato prevedibile duplicità, esaminando come si sono formate le icone delle Alpi e del montanaro, nei quali gli abitanti stessi delle valli alpine hanno finito per riconoscersi. In altri termini, quell’immagine di autenticità, tradizione, naturalezza è a sua volta l’esito di una costruzione quasi ideologica, originata altrove, buona forse per fornire un appiglio identitario a popolazioni che in definitiva non ne hanno sentito la necessità se non quando gli è stata fatta balenare dagli emissari – turisti, alpinisti – dei centri culturali cittadini. E buona soprattutto da vendere. Tradizioni e autenticità ricostruite dunque per costituire un prodotto da offrire sul mercato di un turismo che vive di superficialità passando da un vaso di geranio a una sagra del piatto locale, risalendo su uno skilift e scivolando su nevi incontaminate. Una finzione, o quantomeno una messinscena, che mostra la corda nelle situazioni di stress o nei momenti di vuoto (ad esempio nel deserto dei “tempi morti” tra un’alta stagione e l’altra) e fa emergere un malessere profondo. Essere periferia non è facile, quando il senso delle cose e della propria vita, individuale e collettiva, è stato affidato a modelli surrettizi. E allora ci sono l’alcol, lo stordimento chimico, l’adrenalina fatta sgorgare dalla ricerca dell’estremo. Se c’è un limite, nel considerevole lavoro di Arnoldi, è forse quello di far apparire questa tristezza un frutto del nostro tempo (a meno che non abbiamo capito). In realtà, le popolazioni alpine hanno sempre albergato in sé un malessere, anche nelle stagioni di maggiore fioritura culturale e economica. Il fenomeno dell’alcolismo domenicale, ad esempio, è ben precedente l’invasione del modello urbano. La povertà, ammaestra, la miseria degrada. C’è a disposizione un’intera letteratura per vederlo confermato. Ma ha ben ragione Arnolfi quando indica come peculiare dell’oggi quella condizione di “intermittenza esistenziale” delle popolazioni alpine nei luoghi più celebrati, quel passaggio “dal tutto pieno al tutto vuoto” che riempie e svuota i paesi, ma soprattutto le persone. Perse proprio nei luoghi che meglio conoscono.

  • La Stampa
    Il lato oscuro delleAlpi
    Una montagna triste, fatta di angosce e solitudini maturate per lo più dentro le mura domestiche e sepolte nei confini delle comunità e dei villaggi, mentre intorno frotte di villeggianti inseguono divertimenti, svago, relax, benessere. E’ questo il quadro che emerge dalle analisi di Christian Arnoldi, bergamasco, ricercatore di usi e costumi delle genti di montagna al Museo di Trento e assegnista di ricerca all’università di Bologna, facoltà di Sociologia della devianza. Dagli studi condotti tra le popolazioni dell’arco alpino, è nato il libro «Tristi montagne », edizioni Priuli&Verlucca. Il lato oscuro e segreto delle Alpi, che contrasta con la bellezza dei paesaggi, svela l’ambiguità e la complessità della realtà alpina. E anche la popolazione valdostana non è immune da quella che Arnoldi definisce «intermittenza esistenziale», ovvero la vita economica che ruota intorno all’effimera messa in scena dell’animazione turistica e che in primavera e in autunno sprofonda in una quiete catatonica e malsana. «E’ in questo contesto che si insinuano e proliferano la devianza, l’alto tasso di suicidi, l’alcolismo endemico, il celibato coatto, la noia - scrive Arnoldi -. Uno scenario a tinte fosche, che non ha nulla a che vedere con la penuria di risorse, con lo spopolamento, ma piuttosto con l’opulenza contemporanea». Ovviamente non potevano mancare riferimenti alla vicenda di Cogne, che compare nella prima pagina del libro, ma che l’autore definisce «uno dei fatti di cronaca nera alpina che più ha fatto discutere l’Italia, ma non l’unico. Accadono violenze, omicidi, aggressioni, suicidi di cui si parla poco». E cita il caso, rimasto avvolto nel mistero, dell’uccisione a Pré-St- Didier, nel 1991, dei coniugi Jorioz, che all’inizio sembrò una tragedia familiare, ma che si chiuse senza aver trovato un colpevole. Racconta dello scalpellino che tagliava a pezzi e bruciava nel suo laboratorio di Arvier, dopo averle uccise, le prostitute incontrate lungo la strada. Oppure della tragedia di ordinaria follia accaduta a Gressan, nel 1997, quando una moglie uccise un marito considerato troppo violento. Tanti i casi di suicidio descritti, da Valsavarenche a Gressoney, soprattutto nelle vallate, dove la solitudine è più marcata. «I carabinieri di Aosta hanno accertato che da gennaio ad agosto 1998 in Valle d’Aosta ci sono stati 20 suicidi», anche se i tassi di suicidi, in rapporto alle altre regioni italiane, risultano essere i più elevati nel 2002 e nel 2003. Narra fatti recenti, come quello accaduto a Fénis nel 2007, quando un uomo uccise la moglie e poi si impiccò, senza motivi evidenti. Tra le vicende più inquietanti, quella accaduta ad Ayas, nel 2004, quando un uomo uccise i suoi due figli, il cane e un conoscente con il quale da tempo discuteva di un terreno che non sarebbe mai diventato fabbricabile. «Dopo gli omicidi, rientrato a casa ad Antagnod, nel primo pomeriggio si era suicidato». Arnoldi trae le sue conclusioni: «E’ una congettura, ma l’idea che la colonizzazione metropolitana subita dalle Alpi possa essere all’origine di disagi e problemi sociali, creando smarrimento tra gli abitanti delle valli alpine, è suffragata da numerosi fatti».

  • Avvenire
    Mal d'altezza: la montagna soffre

  • L’Ordine
    Piccolo mondo moderno

  • alpinia.net

    la recensione originale su alpinia.net

    Le cronache raccolte in queste pagine, che raccontano follie e drammi di individui e di famiglie che vivono sulle Alpi, provengono da un lungo elenco di vicende in gran parte sconosciute, sconcertanti e persino misteriose.

    Messe una dopo l’altra, queste cronache costituiscono la guida a una montagna triste fatta di angosce e solitudini maturate per lo più dentro le mura domestiche e sepolte come segreti inconfessabili dentro i confini delle comunità e dei villaggi, mentre intorno frotte di villeggianti inseguono divertimenti, svaghi, relax, serenità e benessere.

    Questo lato segreto e oscuro delle Alpi, troppo spesso taciuto – che contrasta con l’amenità dei prati e dei boschi, la graziosità dei villaggi, la timidezza dei montanari – svela l’estrema ambiguità e complessità della realtà alpina contemporanea, là dove si rileva l’esistenza di una struttura antropologica profonda che è l’intermittenza esistenziale, generatrice inarrestabile di tragici spaesamenti.


  • L’Indice dei libri del mese
    Desiderio/interesse
  • Corriere SAT
    Tristi montagne. Guida ai malesseri alpini
  • Trentino
    Tempi e spazi sempre più urbanizzati alla ricerca dell'identità perduta
    Intervista a Christian Arnoldi pubblicata da «Trentino»
  • Trentino
    Alpi, il lato oscuro
  • Corriere delle Alpi
    Alpi, il lato oscuro
  • Corriere delle Alpi
    «Tempi e spazi sempre più urbanizzati alla ricerca dell'identità perduta»

    Intervista a Christian Arnoldi pubblicata da «Corriere delle Alpi»
  • L’Adige
    In un libro i malesseri alpini e il caso solandro

Estratti



 
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