Segni come parole
il linguaggio perduto
Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28, pagine 216 con numerose illustrazioni in b/n
ISBN 978-88-8068-942-3
Disponibile in libreria
Recensioni
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Segni come parole
Estratti
Nell’ambito delle diverse culture preistoriche e protostoriche che hanno prodotto cultura figurativa, gli iconogrammi e ideogrammi condivisi dalla comunità culturale o dal gruppo sociale erano di tipo convenzionale, cioè di comune conoscenza ed uso e al contempo analogici, cioè capaci di evocare relazioni tra il concetto, l’oggetto concreto, l’evento, il mito e la loro rappresentazione.
Le opere incise, scolpite, intagliate, plasmate, graffite e dipinte scoperte oramai in tutto il mondo e oggetto in questi ultimi cento anni di analisi, sovente da noi erroneamente definite artistiche, in realtà, per coloro che le hanno realizzate, sono «storia sacra».
I segni, che forse per comodità spesso definiamo simboli, sono infiniti e sono il frutto della sottigliezza metafisica del linguaggio e della sua struttura articolata.
Ma i simboli non sono dei semplici «segni» in quanto quei «segni» sono significanti di significati, cioè sono la materializzazione grafica di concetti, idee, sentimenti, emozioni, conoscenze, concezioni del mondo materiale e soprannaturale, sintesi grafica di storie umane, di eroi, di miti e di dei, quindi sono carichi di contenuti che in genere ci sfuggono in quanto espressioni linguistiche di comunicazione di culture molto lontane dalla nostra e delle quali non conosciamo più i codici di lettura.
I simboli sono la concretizzazione grafica di atti di fede: linguaggio palese per coloro che li usano e che li conoscono; linguaggio ermetico e inspiegabile per coloro che li osservano senza conoscerne la genesi, i contenuti dei quali sono intrisi, la storia che li ha prodotti e i processi intellettuali dei quali sono il frutto.
Ogni epoca e ogni cultura sono depositari di un loro patrimonio iconografico e simbolico che, in alcuni casi e limitatamente ad alcuni simboli, si è conservato anche nelle epoche successive.