Museo Ladin de Fascia
Cultura materiale, religiosità e tradizioni in Val di Fassa
Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 24x33,5
pagine 184 di cui 16 con 26 foto d'epoca in b/n e 88 con 110 foto a colori anche a doppia pagina
pagine 184 di cui 16 con 26 foto d'epoca in b/n e 88 con 110 foto a colori anche a doppia pagina
ISBN 978-88-8068-268-4
Versione italo-ladina
Disponibile in libreria
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- Tmltv.it
Museo Ladin de Fascia
Un affascinante viaggio attraverso la cultura materiale, la religiosità e le tradizioni della Val di Fassa.
Grazie alle foto d’epoca e alle immagini di oggetti tipici del mondo ladino-fassano dei secoli scorsi, il lettore potrà conoscere i principali elementi d’arredo, le suppellettili d’uso quotidiano, gli oggetti della religiosità popolare, gli attrezzi rurali, la simbologia e alcuni aspetti della ritualità tradizionale.
I saggi approfondiscono le tematiche svelando particolari aspetti delle usanze di una valle alpina.
Cultura materiale e religiosità in Val di Fassa
Francesca Giovanazzi
La casa, il mobilio e gli oggetti d’uso quotidiano
Il primo agosto 1753 veniva stilato un dettagliato inventario dei beni del defunto Giorgio Somavilla di Campestrin. In presenza di due giurati, il segretario del Giudizio Distrettuale di Fassa compilò un elenco stanza per stanza dei mobili e degli oggetti, ma anche dei possedimenti agricoli e del bestiame di proprietà del Somavilla. Chiaramente lo scopo era quello di istruire le necessarie pratiche ereditarie, che in Fassa erano basate sulla equa suddivisione dei beni tra primogenito e cadetti, con la corresponsione di una quota legittima alle eredi di sesso femminile. Il Somavilla aveva avuto sei figli da un primo matrimonio e due discendenti da un secondo matrimonio. Per attuare una corretta divisione era pratica comune stilare inventari molto minuziosi, che comprendessero anche oggetti all’apparenza marginali: per ogni bene veniva specificato il materiale di cui era costituito, spesso il valore economico e anche se si trattava di cose usate o nuove. Ai nostri giorni appare inverosimile, ma persino una padella rotta o un paio di vecchi calzini venivano considerati con attenzione all’interno di questi elenchi. Nell’economia famigliare dei secoli scorsi anche questi oggetti avevano infatti una certa importanza e, dato che si era costretti a fare i conti con la cronica penuria dei più elementari mezzi di sopravvivenza, nessuno si sognava di dimenticare nulla. Pertanto il citato inventario, assieme a moltissimi altri elenchi testamentari conservati negli archivi, assume un’importanza strategica e ci restituisce una precisa rassegna dei beni di cui una famiglia disponeva quotidianamente. Inoltre, dato che nell’elencare gli oggetti si rispettava la divisione per stanze e che talvolta si specificava persino se determinate cose si trovavano conservate all’interno dei mobili, la lettura dell’inventario ci permette di assistere quasi in diretta a certe abitudini sociali dei secoli scorsi. Nelle prossime pagine compiremo un breve viaggio nel mondo casalingo di un fassano del XVIII secolo e, attraverso il citato inventario, scopriremo alcuni dei mobili, degli oggetti d’uso quotidiano e degli attrezzi rurali che si potevano trovare in un’abitazione dell’epoca. Di molte delle cose citate indicheremo anche la corrispondenza tipologica con i manufatti fotografati in questo libro; incontreremo dunque beni di vario genere, dalla cassapanca al portacote, dal candeliere in ferro all’indumento personale. Il materiale più utilizzato per la realizzazione dei manufatti domestici era il legno; di facile reperibilità in una valle alpina, esso consentiva di costruire semplicemente in casa oggetti diversi. Le essenze lignee più diffuse in valle erano l’abete, il larice e il legno di cirmolo (pino cembro). Soprattutto il primo forniva materiale per la costruzione di mobilio e di diversi attrezzi rurali che non richiedessero particolari caratteristiche di robustezza. Il larice veniva utilizzato perlopiù nei rivestimenti lignei delle abitazioni e nella realizzazione dei pavimenti e delle tegole in legno (scàndoles). Il legno di cirmolo invece costituiva un ottimo materiale per la lavorazione con lo scalpello: grazie alle sue caratteristiche di morbidezza esso era il materiale più utilizzato nella scultura di figure a tuttotondo e nell’intaglio di superfici da decorare. […]
Grazie alle foto d’epoca e alle immagini di oggetti tipici del mondo ladino-fassano dei secoli scorsi, il lettore potrà conoscere i principali elementi d’arredo, le suppellettili d’uso quotidiano, gli oggetti della religiosità popolare, gli attrezzi rurali, la simbologia e alcuni aspetti della ritualità tradizionale.
I saggi approfondiscono le tematiche svelando particolari aspetti delle usanze di una valle alpina.
Cultura materiale e religiosità in Val di Fassa
Francesca Giovanazzi
La casa, il mobilio e gli oggetti d’uso quotidiano
Il primo agosto 1753 veniva stilato un dettagliato inventario dei beni del defunto Giorgio Somavilla di Campestrin. In presenza di due giurati, il segretario del Giudizio Distrettuale di Fassa compilò un elenco stanza per stanza dei mobili e degli oggetti, ma anche dei possedimenti agricoli e del bestiame di proprietà del Somavilla. Chiaramente lo scopo era quello di istruire le necessarie pratiche ereditarie, che in Fassa erano basate sulla equa suddivisione dei beni tra primogenito e cadetti, con la corresponsione di una quota legittima alle eredi di sesso femminile. Il Somavilla aveva avuto sei figli da un primo matrimonio e due discendenti da un secondo matrimonio. Per attuare una corretta divisione era pratica comune stilare inventari molto minuziosi, che comprendessero anche oggetti all’apparenza marginali: per ogni bene veniva specificato il materiale di cui era costituito, spesso il valore economico e anche se si trattava di cose usate o nuove. Ai nostri giorni appare inverosimile, ma persino una padella rotta o un paio di vecchi calzini venivano considerati con attenzione all’interno di questi elenchi. Nell’economia famigliare dei secoli scorsi anche questi oggetti avevano infatti una certa importanza e, dato che si era costretti a fare i conti con la cronica penuria dei più elementari mezzi di sopravvivenza, nessuno si sognava di dimenticare nulla. Pertanto il citato inventario, assieme a moltissimi altri elenchi testamentari conservati negli archivi, assume un’importanza strategica e ci restituisce una precisa rassegna dei beni di cui una famiglia disponeva quotidianamente. Inoltre, dato che nell’elencare gli oggetti si rispettava la divisione per stanze e che talvolta si specificava persino se determinate cose si trovavano conservate all’interno dei mobili, la lettura dell’inventario ci permette di assistere quasi in diretta a certe abitudini sociali dei secoli scorsi. Nelle prossime pagine compiremo un breve viaggio nel mondo casalingo di un fassano del XVIII secolo e, attraverso il citato inventario, scopriremo alcuni dei mobili, degli oggetti d’uso quotidiano e degli attrezzi rurali che si potevano trovare in un’abitazione dell’epoca. Di molte delle cose citate indicheremo anche la corrispondenza tipologica con i manufatti fotografati in questo libro; incontreremo dunque beni di vario genere, dalla cassapanca al portacote, dal candeliere in ferro all’indumento personale. Il materiale più utilizzato per la realizzazione dei manufatti domestici era il legno; di facile reperibilità in una valle alpina, esso consentiva di costruire semplicemente in casa oggetti diversi. Le essenze lignee più diffuse in valle erano l’abete, il larice e il legno di cirmolo (pino cembro). Soprattutto il primo forniva materiale per la costruzione di mobilio e di diversi attrezzi rurali che non richiedessero particolari caratteristiche di robustezza. Il larice veniva utilizzato perlopiù nei rivestimenti lignei delle abitazioni e nella realizzazione dei pavimenti e delle tegole in legno (scàndoles). Il legno di cirmolo invece costituiva un ottimo materiale per la lavorazione con lo scalpello: grazie alle sue caratteristiche di morbidezza esso era il materiale più utilizzato nella scultura di figure a tuttotondo e nell’intaglio di superfici da decorare. […]