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Montagna in Musica

Montagna in Musica

Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28, pagine 288 con illustrazioni in b/n, con allegati due cd musicali 43 brani con 2 ore di musica
ISBN 978-88-8068-893-8

Vincitore Premio Itas 2011
Primo classificato Leggimontagna 2011
Disponibile in libreria


 

Recensioni

  • La Repubblica di Torino
    Montagna in musica

  • Montagnes Valdôtaines
    Montagna in musica
  • Neue Zürcher Zeitung
    Montagna in musica
  • GliAmicidellaMusica.net
    Montagna in musica dalla classica al jodel - 3
  • GliAmicidellaMusica.net
    Montagna in musica dalla classica al jodel - 2
  • GliAmicidellaMusica.net
    Montagna in musica dalla classica al jodel
  • AmiciMusica
    Libri di musica 2
  • AmiciMusica
    Libri d iMusica
  • Messagero veneto
    Musica popolare e colta

  • La Stampa
    Montagna e melodie legame antico
    Un’ottima intuizione quella di allegare a «Montagna in musica» ben due cd. Il bel volume di Andrea Gherzi edito da Priuli&Verlucca, infatti, è impreziosito da 117 minuti di musica suddivisi in 43 brani che, non solo contribuiscono a dare fattiva testimonianza di quanto il professore torinese abbia raccolto nei suoi studi,ma regalano piacevoli momenti di svago. Il nuovo libro di Gherzi illustra il rapporto tra la montagna e la musica, un legame antico che viene scandagliato nei 19 capitoli attraverso una panoramica che si snoda in due secoli, dal ‘700 ai giorni nostri. Questo, come spiega l’autore: «Perché in epoche precedenti si praticava la musica ma non la montagna, poco considerata, vista come impedimento alle comunicazioni». Così dopo una veloce introduzione si passa ad analizzare le diverse espressioni musicali tipiche, come il famoso Jodel e il Ranz des vaches (derivato dai richiami usati per il bestiame), per poi a raccontare le avventure di viaggiatori come Mendelssohn, Berlioz, Byron, Schumann e Ciaikovsky. Cuore del libro è la parte sui differenti tipi di melodie alpestri, alle composizioni pianistiche dedicate alle alture e, in particolare, ampio spazio viene dato ai grandi compositori fra i monti da Brahms a Wagner, da Strauss a Mahler, dal francese Vincent D’Indy ai russi Rachmaninov e Stravinsky, fino al musicista e alpinista Julius Kugy, conosciuto come il «cantore della Alpi Giulie». Non poteva mancare la sezione dei canti alpini tradizionali (da non confondere con i canti degli Alpini) che costituiscono un ricco patrimonio artistico. Curioso è il capitolo dedicato alla musica da ballo e da film, accompagnato da una parte nella quale si parla di new age, pagine ricche di spunti e di annotazioni singolari. Splendide anche le foto che corredano il testo, peccato però siano in bianco e nero. «Montagna in musica» è un volume utile sia per chi è interessato all’arte dei suoni perché fornisce nozioni puntali e documentate, sia per chi voglia conoscere un aspetto inedito del mondo alpestre.
    Paolo Ferrari

  • La Stampa
    Leggimontagna
  • L'Adige
    Leggimontagna

  • Messaggero Veneto
    Vincono Casella e Gherzi. De Infanti è l'alpinista amico

  • Giornale del Garda
    Montagna in musica (pagina 1)
  • Giornale del Garda
    Montagna in musica (pagina 2)

  • Amadeus
    Sulle vette
    Schubert, Mahler, Strauss: un libro ripercorre e indaga i molteplici rapporti tra storia della musica e montagna

  • Amadeus
    Sulle vette

  • Giovane montagna
    Il premio Itas: sono otto lustri di storia e di benemerenze nell'editoria di montagna
  • ALP+
    Premio Itas

  • Giornale di Brescia
    Un mazzolin di fiori pieno di melodia in alta quota
    Se nel dire «musica e montagna » vi viene in mente la sigla di Heidi, correte a comprare questo libro. Guarirete in fretta, scoprirete tesori. La montagna, musa ispiratrice d’una cordata di musicisti in arrampicata, è la protagonista dello splendido saggio, insieme cadeau lussuoso e seducente canto delle Sirene, intitolato «Montagna in musica», scritto dal musicologo torinese Andrea Gherzi (Priuli & Verlucca edizioni, 288 pp., 49,50), illustrazioni a ogni sfogliar di pagina, due cd allegati (musica folklorica e musica classica),esempi musicali,aneddoti, simpatia. Gioia per gli occhi,miele per le orecchie, ricostituente del cuore e dell’intelligenza. Valli, foreste e burroni, a regolare scansioni ritmiche e tachicardie amorose; fiori, sentieri e cocuzzoli, a intersecarsi con melodie alpestri, lieder, bergerettes, Sinfonie, brani pianistici, ispirati al mondo«di lassù ». Binomio complesso, sottile gioco di vasi comunicanti: di qua la musica «della montagna», prodotta da chi i monti li abita; di là la musica «sulla montagna», la forma sensibile che gli uomini hanno dato al loro rapporto con le terre alte. Creste e massicci visti come alterità, serbatoio di storie, luogo fisico magico sentimentale, fonte d’ispirazione, sfida, irresistibile richiamo. Ci s’infila nell’immenso corno delle Alpi (Alphorn); si cavalca la geografia dello Jodel (sorta di Jubilus d’alta quota)e del suo parente stretto (Le Ranze des vaches); ci si perde panicamente nella natura, sospesi tra il pittoresco(genziane,pastorelle, fogli d’album) e il delirio romantico (il «Manfred» di Byron, mormorii wagneriani, afflati franckiani). Uno slalom che sarebbe piaciuto ad Arturo Benedetti Michelangeli. Abile intreccio di colto e di popolare. Rudezza primordiale in un bagno di vapori impressionistici. Il mazzolin di fiori e i «pellegrinaggi » di Liszt, il Signore delle cime e i campanacci di Mahler. La marmotta di Beethoven, le aurore boreali di Grieg,l’Edelweiss di Catalani, il gracchio di Messiaen, Hovhaness, Raff, Farkas, D’Indy, Zandonai, Bax. Un lunghissimo elenco. Compositori tra i monti. Vette che sbucano dai pentagrammi. Aggiornatissimo bignami della musica colta, culminante nella Sinfonia delle Alpi di Richard Strauss: prati fioriti, cascate, pascoli, precipizi, tenebre, ghiacciai, alba e tramonto; s’imbocca persino la strada sbagliata, si finisce nel folto e nella sterpaglia, sulle ali di un’orchestra gigantesca con tanto di macchine del vento, tuono, nebbia, saette. E, ancora, la storia di musicisti scalatori e di alpinisti innamorati dei suoni. Un affollato catalogo di figurine: pastori,viandanti, cacciatori, sciatori, soldati, pittori, filosofi, poeti. Ognuno risucchiato dal fascino delle cime. Lo scalatore Massimo Mila (musicologo), l’alpinista sloveno Julius Kugy (organista, botanico, cantore nel coro di Brahms), Buzzati e Chailly in gita, i rocciatori Arturo Toscanini,Herbert von Karajan, Otto Klemperer, Wilhelm Furtwängler (a loro agio tanto in ferrata quanto sul podio). Il canto popolare inteso quale forma di partecipazione e riscatto. La sua spiccata variabilità da un contesto all’altro, la trasformazione ininterrotta, il materiale in evoluzione. Un repertorio che cresce negli scherzi canori, nei sottintesi verbali da osteria, nella coralità lavorativa, nel calore delle veglie invernali. Bivacchi in parete, notti in rifugio, tendine,scarponi. Ilvuotodell’emigrazione, la nostalgia della patria, il dramma della guerra. Malinconie d’amore. Ci s’intenerisce ad ascoltare quei timbri maschili che s’incurvano fino a diventare voce di fanciulla. La montagna che si fa fiaba. La sua musica che diventa roccia, velo, stelo, cielo. Enrico Raggi

  • La Vallée notizie
    Cardo d'oro per i libri di montagna a Priuli & Verlucca
  • Orobie
    Sulle Alpi due secoli di musica

  • La Stampa
    Priuli & Verlucca dominano a Trento
    Dominio della casa editrice Priuli & Verlucca al Premio Itas di letteratura di montagna - uno dei premi più prestigiosi dell’editoria alpina internazionale - organizzato nell’ambito del Filmfestival di Trento. Al primo posto si è classificato «Colpevole d’alpinismo» di Denis Urubko, che ha ricevuto il Cardo d’oro. Secondo classificato «Montagna in musica» di Andrea Gherzi, una preziosa ricerca su chi fa musica e la compone sullo sfondo delle Terre Alte. La cerimonia di premiazione è avvenuta nel castello del Buonconsiglio a Trento. Soddisfatto l’editore Luca Priuli: «Un doppio riconoscimento che avviene in questo 2011, in cui festeggiamo i 40 anni di attività della nostra casa editrice che ha legato il suo nome alla montagna».

  • La Stampa
    Il Premio Itas a due libri della “Priuli & Verlucca”
    Il prestigioso Premio Itas, di letteratura di montagna, è stato assegnato a Priuli & Verlucca, nell’ambito del Film Festival di Trento. L’editrice canavesana ha vinto il 1˚ e 2˚ premio con due libri che, in diversi modi, coinvolgono la Valle d’Aosta. Il 1˚ classificato è «Colpevole d’alpinismo» di Denis Urubko, premiato con il Cardo d’oro. Il kazako Urubko ha già ricevuto a Courmayeur il Piolet d’or 2010 per aver aperto, con Boris Dedechko, nel maggio 2009, una via diretta sulla parete sudorientale del versante nepalese del Cho Oyu (8201 metri) ed essere per questo diventato a 36 anni il 15˚ uomo a conquistare i 14 Ottomila e l’8˚ al mondo a farlo senza ossigeno. Il 2˚ classificato è «Montagna in musica» di Andrea Gherzi (Cardo d’argento). Il libro è una ricerca sul rapporto fra musica e montagna che evidenzia le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre, da fine ‘700 ai giorni nostri, e che racconta di musicisti che furono scalatori e di alpinisti che coltivarono studi musicali, così come l’autore. Lo studio s’apre con la storia dell’Alphorn, più conosciuto come il Corno delle Alpi, considerato per eccellenza lo strumento musicale delle montagne e da alcuni anni rivalutato anche in Valle d’Aosta dai walser della Valle del Lys. Tra nomi come Mendelssohn, Berlioz, Schumann, Ciaikovsky, Beethoven, Strauss, Mahler, Rossini, Donizetti un posto d’onore è riservato all’alpinista vicentino Toni Ortelli (1904-2000), autore de «La montanara», scritta in ricordo dell’amico Casimiro Bich, guida valdostana morta sul Monte Rosa il 4 agosto 1925. Ritenuto il più famoso canto di montagna, è un caso emblematico di un musicista dilettante divenuto famoso in tutto il mondo.

  • Neue Zürcher Zeitung
    «Mamma mia, che bella!». Bildmaterial der Berge in Turin
     
    dab. Etwas gar forsch, wie sich der elegant frisierte Mann über die blond gelockte, offenbar gestürzte Skifahrerin beugt. Will er sie hochheben, küssen oder gar noch weiter in den Schnee drücken? Und wer sind die stockbewaffneten Männer, die im Hintergrund von weissen Zinnen herunterkommen? Nebenbuhler, Helfer? Den königlichen, im Abendrot leuchtenden Berg rechts oben scheint die Szene nicht zu kümmern. Uns Betrachter aber schon – und genau das soll dieses Plakat des belgischen Berg- und Skifilmes «Der Leutnant ihrer Majestät» von 1929 auch tun: uns neugierig machen. Es dient nun als Cover des Bildbandes «Film delle montagne – manifesti», den das Museo Nazionale della Montagna in Turin herausgegeben hat. In gleicher Aufmachung sind die Bände zur Bergfotografie und zu Illustrationen verschiedenster Art erschienen, worauf Berge eine Rolle spielen. Drei wunderschöne Werke mit insgesamt 1182 Seiten!

    Im Filmbuch sind 600 farbig abgebildete Plakate aus der ganzen Welt zu sehen, von Erich von Stroheims «Blind Husbands» aus dem Jahre 1919 über Riefenstahl und Trenker, James Bond und Heidi bis zu «Swiss Miss» mit Laurel und Hardy und dem jüngsten Tell-Film von 2007. Sauber geordnet und kommentiert. Augenweide – und Aufforderung zugleich, ein paar dieser Bergfilme bei Gelegenheit einmal anzuschauen. Es muss ja nicht «Jagdrevier der scharfen Gemsen» sein, sondern eher «Snow Job» mit Jean-Claude Killy oder «Almenrausch und Edelweiss» von 1928.

    Das Fotobuch seinerseits enthält 601 vor allem schwarz-weisse und frühere Bergfotografien. Darunter einige berühmte wie diejenigen von Vittorio Sella, Vilém Heckel oder Henry Bradford Washburn. Das Schwergewicht der Auswahl liegt aber auf kaum bekannten Fotografen. Eine Entdeckung ist der Engländer Francis Frith; seine Staubbach-Foto von 1864 zeigt den so oft gemalten Wasserfall im Berner Oberland in ganz neuer Perspektive.

    Und schliesslich der Band mit 867 alpinen Erscheinungen auf Druckerzeugnissen. Plakate, Titelbilder von Zeitschriften, Spiele, Reklamemarken, Albums, Prospekte, Kofferkleber, Fruchtpapiere, Etiketten, Speisekarten, Kalenderblätter, Aktien, Banknoten, Kreditkarten: Überall spielten und spielen Berge und Bergsport eine Rolle.

    Das Alpinmuseum von Turin sammelt das Bildmaterial der Berge: Die Sammlung umfasst rund 140 000 Fotos, 8000 Filmplakate, 10 000 Illustrationen. Die drei Bildbände machen nun einen Teil zugänglich. Fotos und Illustrationen sind genau beschrieben, Fotografen, Zeichner, Orte und Nationen alphabetisch aufgelistet. Bibliografien finden sich ebenfalls. Einfach vorbildlich. Und: Die klugen Begleittexte der Bildbände kann man auch auf Englisch lesen.

    Und während man all diese Abbildungen anschaut, könnte man noch die dazu passende Musik hören. In gleicher Grösse wie die Sammlungsbände ist beim Verlag Priuli & Verlucca auch «Montagna in Musica» von Andrea Gherzi herausgekommen. Der Text ist nur auf Italienisch; dem Werk sind aber zwei CD mit 43 Stücken (von Ranz de Vaches di Friburgo bis Richard Strauss) und einer Gesamtdauer von knapp zwei Stunden beigelegt. Mit dabei natürlich: «La montanara», dieses uritalienische Berglied. Mamma mia, che bella!

  • mountainblog.it
    Premio Itas - Trento: Montagna in Musica vincitore del”Cardo d’argento” per la saggistica
    Leggi qui l'articolo sul sito mountainblog.it
  • Avvenire
    Sesto grado per le sette note
  • Coumboscuro
    Echi e armonie delle montagne

    La ragione di fondo è che è diffusa la convinzione, che tutti sanno, tutti conoscono la musica, a tutti piace la musica. La musica atto di condivisione sociale, momento di festa comunitaria, essenza di benessere e compiacimento. A livello divulgativo la musica non è concepita materia di approfondimento e studio, poiché si è diffusa in ogni ambiente in infinite forme. Quando poi sia associa la musica alla montagna, è un fiorire di immagini di cori, di musica “spontanea” di feste paesane, osterie e vino ... Iconografie, che, se hanno affascinato inizialmente Andrea Gherzi, sicuramente non hanno distorto il suo metodo di studio, che applica la ricerca e la sensibilità filologica, con la competenza appropriata all’arte delle note. “La musica, come ogni arte creativa, ha bisogno di una sua ispirazione”, si sarà detto l’autore Gherzi. Cosa ha ispirato la montagna alla musica, quali suggestioni ha trasmesso, quale sentimento armonico ha potuto far scaturire nel mondo delle sette note durante i secoli? “La montagna in muica” è pubblicazione di grande prestigio, non già per il corposo studio, ma innanzitutto per l’origina lità del tema. Parafrasando il titolo, potremmo rinominare l’opera edita da Priuli e Verlucca “La montagna ed il sogno”. La capacità ispirativa della montagna nell’inconscio umano. Affascinante! Due secoli di produzione musicale, dal settecento ai giorni nostri, analizzati, per divulgare un patrimonio che dalla musica “ folk” o popolare, ha raggiunto grandi livelli espressivi, con autori di valore, nei generi più diversi. Così, riscopriamo, nella nostra distrazione quotidiana la potente “Alpen sinfonie” di Strauss (vero stimolo per una ricerca di questo tenore), la figura del “cacciatore” di Schubert e Litz, le ca ntate “agresti” di Rossini e Doninzetti, le sonate di Raff, Hovhaness e di quel geniale e dimenticato compositore / pianista Vincent d’lndy ... e poi via via gli autori balcani, austroungarici, russi... Pagine che rifle ttono un mondo incantato e mitizzato, ma che proprio perché mitizzato ha suggerito in ogni momento storico pagine sublimi. Musica analizzata e sviluppata su quasi 300 pagine, ma musica pure eseguita che si può sentire in due bei Cd allegati: corni delle Alpi, pagine pianistiche, pagine sinfoniche, musiche corali, strumenti e gruppi della tradizione ... Gioite “ pas torelle”, verebbe da esclamare copiando le didasca lie delle incisioni ottocentesche, ma soprattutto gioite montagne, perché questo libro afferma !’infinito di cui siete simbolo e per cui avete ispirato tanti artisti, in ogni campo espressivo dell’arte. Questo bellissmo volume manca va, come, ne siamo sicuri, non mancheranno gli stimoli per nuove ricerche e creatività. In fondo, la musica è elemen to inafferrabile nell’aria, negli spazi. Chi la fermerà all’ombra e nei cieli delle montagne?

  • La Rivista del Club Alpino Italiano
    Montagna in musica

    Un magnifico omaggio di fine anno, certamente gradito a tutti gli amanti della musica e della montagna, è questo ricco e suggestivo libro, intitolato “Montagna in Musica”. Ne è autore Andrea Gherzi, noto studioso torinese, attivo come compositore, didatta, scrittore di libri e articoli musicali, oltre che appassionato alpinista. Con il libro “La musica delle montagne”, nel 2000 Gherzi ci aveva offerto un’anticipazione di questa, che si presenta oggi come la più completa e definitiva opera finora scritta sul binomio musica-montagna, frutto di lunghi ed approfonditi studi e ricerche. La migliore presentazione di questo libro, che costituisce un importante capitolo della storia della musica, è contenuta nell’introduzione dell’autore stesso: “Le pagine che seguono sono dedicate ai rapporti fra musica e montagna: vi si esaminano le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre, si passano in rassegna i musicisti che ebbero occasione di compiere scalate e gli alpinisti che coltivarono studi musicali; nonché la visione da parte di questi personaggi dei due diversi ambiti nella loro eventuale interazione». La trattazione di questo tema occupa diciassette densi capitoli, che vanno dai primi strumenti e le prime espressioni musicali tipicamente alpine (jodel e ranz de vaches ) fino ai giorni nostri con la musica leggera, le colonne sonore cinematografiche e la musica new age. Idealmente si potrebbe suddividere la materia, trattata in modo esauriente, in due parti: la prima dedicata alla “montagna nella musica” e la seconda al la “musica nella montagna: Nella prima, si possono collocare tutti gli autori di musica classica che, dalla fine del Settecento ad oggi, sono stati ispirati dall’ambiente alpino nelle loro composizioni per strumenti singoli, orchestre, esecuzioni vocali, opere teatrali, complessi corali. Tra questi compositori, più o meno conosciuti dal vasto pubblico, vengono citati Liszt, Franck, Raff, Brahms, Wagner, Strauss, Mahler, D’lndy, Messiaen, Paganini, Doret, Honegger, Daetwyler, e poi ancora Grétry, Cherubini, Lehàr, Rossini, Donizetti, Mascagni, Catalani, Grieg, Bloch, Hovhaness. Nella seconda, troviamo i veri e propri alpinisti che si dedicarono (anche) alla musica e numerose personalità che coltivarono entrambi i campi: da Julius Kugy (“Soltanto sui monti cominciò la mia vera comprensione per la musica») a Giuseppe Corrà, da Emile-Robert Blanchet (farà piacere agli amici del “Club 4000” apprendere che scalò tutti i “quattromila” elvetici) a Gabriele Boccalatte, da Leone Sinigaglia a Ettore Zapparoli, con alcune sorprese come Arturo Toscanini, Herbert von Karajan, Otto Klemperer, Wilhelm Furtwängler. E ovviamente, in questa seconda parte, molte pagine sono dedicate ai “Canti alpini tradizionali” delle varie regioni alpine (da non confondere con i canti degli Alpini), che costituiscono un patrimonio artistico molto ricco, il solo — per certuni — in grado di figurare come vero “frutto dell ‘Alpe”, al quale attinsero non pochi anche fra i grandi musicisti. E poi soprattutto ai “Canti degli Alpini e degli alpinisti”, con ampie ed esaurienti citazioni di autori, testi dei canti più conosciuti, arrangiatori, complessi vocali. Tra le melodie più note spicca, ovviamente, La montanara di Toni Ortelli, che — scrive Gherzi — è forse il più celebre al mondo (tradotto in centocinquanta lingue), da molti considerato l’inno nazionale della montagna. E, tra i numerosi e bravissimi complessi vocali citati, merita giustamente un posto d’onore il Coro del la SAT, del quale Massimo Mila aveva scritto: “Se Brahms lo avesse potuto ascoltare, lo avrebbe aggiunto nel numero delle gioie artistiche che gli dava l’Italia». Interessanti le riflessioni di Gherzi sulla correlazione tra musica e montagna, che si può spiegare in sintesi con le parole del medico, alpinista e musicista udinese Iginio Gobessi: “È di frequente constatazione il fatto che l’amore per la musica e l’amore per la montagna si trovano riuniti in una stessa persona. Casualmente? Non credo. Ho pensa to spesso a darmi una assai semplice e in apparenza facile spiegazione di ciò : la montagna e la musica sono due “massimi”, la montagna nelle manifestazioni della Natura, la musica in quelle dell’Arte; conseguenza: i sentimenti che l’una e l’altra suscitano nell‘animo sono tali che, non avendo espressione adeguata nelle parole o in altro mezzo umano, la trovano solo in un muto tradursi o richiamarsi fra loro, dal che deriva l’associazione ideale, che si estende all’attività pratica (alpinismo) e forse questo è uno degli aspetti di quel fenomeno biologico che è la complementarità psicofisica, per cui l’attività intellettuale e quella fisica sono reciprocamente utili e necessarie, quando si mantenga la proporzione o armonia fisiologica». Preziosi sono i due CD allegati, che costituiscono, con i due capitoli di “guida al l’ascolto”, un’opportuna esemplificazione dei diversi ambiti esaminati nella trattazione: il primo dedicato alla “Musica folklorica o popolare”, il secondo al la “Musica colta o classica“, con alcune interpretazioni di Andrea Gherzi. Un accenno merita l’apparato iconografico, molto ricco e suggestivo, risultato anch’esso di accurate ed esperte ricerche, il quale contribuisce a rendere ancor più bel lo questo elegante libro. Completa il volume, dedicato alla memoria di Franco Tizzani, la ricca bibliografia e l’indice dei nomi. Insomma, “Montagna in musica” è un’opera fondamentale, che non può mancare nella biblioteca di ogni alpinista, ma anche musicista appassionato di montagna.

  • Alp
    Una montagna di suoni

    Non solo si tratta dell’unico libro che si impegna a scandagliare il profondo rapporto tra il mondo della montagna e quello della musica, ma le quasi 300 pagine e i due CD annessi lasciano stupefatti per ricchezza di dati, completezza di informazioni, profondità di analisi, ma anche piacevolezza di lettura e dovizia di immagini mai banali. Non è un’opera specialistica: non solo gli appassionati di musica troveranno spunti e approfondimenti, anche sorprendenti, ma un pubblico più vasto rispetto agli specialisti potrà apprezzare e avvicinarsi alla poesia della musica, condotto per mano dalla sapiente capacità divulgativa di Gherzi, che a quest’opera ha dedicato diversi anni di ricerche c di analisi. Qui trovano legittimo posto nomi apparentemente lontani tra loro: cos’hanno in comune Liszt e Byron, Rossini e Toni Ortelli, Strauss e Brofferio, Sibelius e Berardo? AI termine della lettura, comprendiamo che “tout se tient”. Il libro, non a caso dedicato a un grande alpinista e appassionato di musica come Franco Tizzani, si richiama a mitiche figure che hanno unito indissolubilmente le due passioni: Julius Kugy, Arturo Toscanini, Gabriele Boccalatte, Ettore Zapparoli, Leone Sinigaglia, Dino Buzzati e, non ultimo, Massimo Mila che ha scritto su questo tema parole profonde e illuminanti. L’orizzonte temporale parte correttamente dal ‘700, secolo nel quale nasce la consapevolezza delle montagne e dunque queste cominciano a “esistere” non più come luogo di ancestrali paure ma come elemento naturale da studiare prima e poi da amare; di qui il passaggio alle espressioni artistiche diviene naturale, dal disegno alla pittura, dalla letteratura alla fotografia, e naturalmente alla musica. Un libro apparentemente lineare, ma che nasconde nelle sue pieghe un’articolazione complessa, con differenti punti di vista: alpinisti che sono stati anche compositori o esecutori, grandi musicisti che semplicemente andavano in montagna,   compositori che hanno trovato ispirazione nel mondo montano (Brahms, Mahler), la montagna come ambientazione di opere liriche e operette (Guglielmo Tell, Linda di Chamonix, La Wally), o come scenografia teatrale talora convenzionale (Albert Smith), le colonne sonore di spettacoli teatrali e di film, cultori e studiosi della musica popolare. Naturalmente la parte del leone la fanno alcuni giganti come Richard Strauss con la sua Sinfonia delle Alpi, Vincent d’lndy con il suo Jour d’été à la montagne, J.J. Raff con la Sinfonia In dm Alpen: a ciascuno è dedicato uno specifico capitolo, con un’esposizione attenta ma anche facilmente comprensibile dello stile e del milieu culturale nel quale si innestano. Brevi citazioni con l’inserimento di pentagrammi sottolineano i motivi musicali più significativi, tra cui ricorrenti temi che sotto svariate forme vengono via via riproposti continuamente trasformandosi. La complessità del tema è dettata anche dalla varietà delle forme musicali. In alcuni autori prevale la “raccolta di impressioni naturalistiche” di derivazione romantica, ma in altri questa cede il passo all’introspezione più soggettiva. Per la musica popolare, di cui i canti di montagna sono l’espressione più nota, si tratta invece della codifica “colta” di tradizioni orali “fluide”, che affondano le loro radici nel “passa parola” di generazioni di montanari e contadini, insieme a profonde rielaborazioni moderne di antiche melodie. Ma anche varietà di strumenti musicali e vocali. Giustamente Gherzi dedica molto spazio al Corno delle Alpi (Alphorn), allo Jodel e al Ranz des vaches le forme primitive di espressione musicale da cui verosimilmente si sono poi generate tutte le successive evoluzioni. La musica ottocentesca presenta proprie caratteristiche anche nella strumentazione, e così si dica per la musica nordica e quella russa e orientale. Due CD accompagnano l’opera: la musica folklorica o popolare (CD n. 1) e quella colta o classica (CD n. 2). Gherzi, consapevole che questa scelta comporta una distinzione un po’ manichea, spiega che si tratta di una divisione di comodo. Nel primo CD trovano posto esecuzioni di Corno delle Alpi (il primo è il famoso “Ranz des vaches” di Friburgo), cori tradizionali e cori di montagna (il 7 Torri, il Coro Edelweiss del CAI Torino, il Coro Bajolese), gli strumentisti della ghironda (Li Barmenk). Nel secondo, esecuzioni al pianoforte di celebri brani di Beethoven, Schubert, Schumann, Donizetti, Grieg, Rossini, Zandonai e altri. Naturalmente Gherzi non si limita a elencare gli oltre 300 musicisti e studiosi che in qualche modo meritano una citazione; il volume è arricchito da un’ampia e ragionata bibliografia, che dà conto degli anni di lavoro dell’autore. Ma è la riflessione sul significato del rapporto musica-montagna che occupa una buona parte del libro. Molti autori si sono cimentati su questo tema, certamente arduo c di non facile decifrazione, al di là di alcuni interventi più retorici che scientifici. Molte le citazioni che aiutano a comprendere il senso profondo del bel volume: approcci differenti, alcuni altamente poetici e fantasiosi, altri filosofici, altri storicistici, a dimostrazione della difficoltà a esprimere con parole questi sentimenti e dell’inafferrabilità di un tema destinato a rimanere tra i grandi misteri dell’umanità. Buona lettura dunque. In libreria da novembre, il le da cui verosimilmente si sono poi generate tut- volume non può mancare nella biblioteca di musite le successive evoluzioni. La musica ottocentesca cologi e alpinisti.

  • Musica
    Montagna in Musica
  • La Sentinella del Canavese
    La montagna "incontra" la musica

    È uscito da pochissimo un sontuoso volume dedicato ai rapporti, sempre intensi, fra la montagna e la musica dell’editore eporediese Priuli & Verlucca che alla montagna ha dedicato, fin dalla fondazione della casa editrice, una attenzione particolare (Andrea Gherzi, Montagna in musica, pag. 290, con due CD musicali allegati, euro 49,50). il musicologo Andrea Gherzi, torinese, meno che cinquantenne, concertista, didatta e compositore ha realizzato una ricerca accuratissima sia sulla musica popolare legata alla montagna sia in campo ‘classico’, dove abbondano le composizioni di grandi autori che hanno trovato ispirazione dalle magiche e complesse situazioni dell’atmosfera montanara. Fra questi primeggia sicuramente Richard Strauss con la sua “Sinfonia delle Alpi”, un poema sinfonico composto nel 1915, dall’organico orchestrale imponenete e magistralmente trattato. Tutto per descrivere passo passo, dall’alba al tramonto le impressioni montane e naturalistiche di un alpinista: l’alba, la salita, il bosco, il torrente, la cascata, i pascoli, il ghiacciaio e così via fino al ritorno e al buio della notte. Alle pagine dedicate a questa singolare composizione, ne seguono altre destinate a illustarre brani di Beethoven, Schubert, Schumann,   Liszt, Donizetti, Mahler, Grieg, Catalani, d’Indy, Rossini, Zandonai e di altri meno noti autori: come dire che gran parte dei compositori ha subìto il fascino della montagna in musica. C’è poi l’aspetto più popolare del rapporto uomo-montagna con brani anonimi dai  naturjodel austriaci ai nostri canti alpini, dai canti come La montanara di Toni Ortelli a Signore delle cime di Bepi de Marzi a giusto titolo annoverati fra la musica popolare. Andrea Gherzi annota: «Veramente popolare si può definire solo quella melodia di cui la gente si è appropriata dopo averne dimenticato l’autore». Tutti i brani citati nel libro sono accompagnati da una accurata guida all’ascolto e sono documentati dalle registrazioni contenute nei due Cd, alcune citate come ‘prime registrazioni assolute’. Fra le innumerevoli informazioni riportate c’è anche una notevole serie di citazioni e un caldo ricordo di Massimo Mila, alpinista e musicologo, di origine canavesana di cui si celebra quest’anno il centenario della nascita. E’ citatissimo anche l’eporediese Roberto Leydi, morto nel 2003, il più insigne studioso del repertorio popolare in Italia. Un libro davvero prezioso, ricco di notizie di rigorose documentazioni, ma anche di sentimenti; un libro che non dovrebbe mancare a chi ama la montagna e la musica. Un testo interessante e anche di facile lettura e curato graficamente con la solita professionalità che distingue tutte le opere della casa editrice Priuli & Verlucca, con sede a Scarmagno.

  • Le Alpi venete
    Montagna in Musica
    L’Autore, il torinese Andrea Gherzi, è un noto concertista, docente e compositore, nonché uno specialista in Storia e critica della cultura e dei beni m . cali. Ma è pure un alpinista, approfondito percorritore della cerchia alpina c questa sua duplice veste, di musicista ed alpinista, gli ha permesso di ottenere più che lusinghieri apprezzamenti per le sue composizioni, fra le quali da trio veneti citiamo una segnalazione al Premio ITAS di Trento del 2001. Accennato almeno ad un minimo della sua composita e ricca biografia intellettuale altro non rimane che entrare nel vivo contesto di questa sua importantissima pubblicazione, autentica, titanica ed impeccabile antologia della storia della musica (folklorica o popolare e colta o classica) che si è ispirata alla montagna. Anzi il percorso da seguire diventa duplice: perché da un lato troviamo il documentassimo apparato testuale, che partendo addirittura dal corno alpino del secondo secolo d. c., viene via via delineando l’evoluzione delle varie tecniche di produzione della musica e del canto fino ai grandi secoli del romanticismo ottocentesco e primo-novecento con quel brulichio fertilissimo di compositori che tutti a nome conosciamo, ma poi nella sostanza senza sufficiente costrutto ... Quanti colpevoli buchi neri. Il secondo percorso viene interpretato dai 2 CD allegati allibro, che propongono una costellazione di 43 brani di varia durata per un totale comunque di oltre due ore di musica. Chicche nel tesoretto: vi sono comprese anche prime registrazioni assolute o brani mai distribuiti lungo i normali canali commerciali. Chiaro che a questo punto di cose da dire ce ne sarebbero a bizzeffe, se non fosse la solita povertà di spazio, che costringe solo a suggerire “qualcosina” di utile: addentrandosi nella lettura dei testi e poi nell’audizione dei brani si ha netta l’impressione di entrare in una fantasmagorica avventura, tale è la passione che Gherzi mette. In verità non è solo lo storico che analizza con estrema competenza e puntualità, ma anche uno straordinario e poetico scenografo. E la corrispondenza la rinveniamo anche al momento di inserire i due cd per l’audizione: Allora si viaggia con mano molto lieve, in quel puro assoluto personalistico che è la musica. Di qualsiasi genere essa sia: colta o popolare. Ed allora, a noi canuti, ci piange il cuore ripensando ai nostri vecchi tempi del ginnasio e dei licei classici, quando la musica, chissà mai perché?, era del tutto esclusa.

  • La Vallée
    Le strenne che parlano delle vette
    Nel periodo natalizio si moltiplicano le uscite editoriali dedicate a montagna e alpinismo, con proposte per tutti i gusti. Veri libri strenna sono le due proposte di Priuli & Verlucca. La prima «Montagna in musica» di Andrea Gherzi (con 2 Cd 49,50 euro), raccoglie le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre; i ritratti dei musicisti alpinisti e degli alpinisti che coltivarono studi musicali con le interazioni tra i due diversi ambiti. I due Cd allegati al volume operando una distinzione tra filone popolare e colto, contengono repertori strumentali e vocali. Andrea Gherzi, oltre che concertista, docente e compositore, è attivo frequentatore delle Alpi, esempio di come sia possibile unire due grandi passioni, la musica e la montagna.

    Il secondo volume di Priuli & Verlucca è «Iconografie delle montagne. Carta da collezione», a cura di Aldo Aldisio (45,00 euro). Si tratta della terza pubblicazione dedicata alle raccolte di documentazione del Museo nazionale della montagna di Torino. Questa volta protagonista è l’iconografia minore, quella spesso povera e di genere popolare che tuttavia ha giocato un ruolo importante nel creare !’immaginario delle montagne. L’opera riunisce 867 immagini dagli anni Sessanta dell’Ottocento ad oggi:-manifesti, copertine di giornali, bolli chiudi lettera’ giochi da tavolo, figurine, pieghevoli turistici, etichette per valigia, per cassette di frutta e scatole di cerini, sottobicchieri, ventagli, calendari, banconote e azioni, tutti con le montagne come soggetto.

  • Trentino
    Musica in quota
    Un libro straordinario - colto e documentato, quanto di godibile lettura - per tracciare il rapporto tra montagna e musica: le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre; i musicisti che ebbero occasione di compiere scalate e gli alpinisti che coltivarono studi musicali. In allegato due CD musicali, uno sul filone popolare (o folk) e l’altro sul filone colto (la cosiddetta musica classica o d’autore). Una vera e propria enciclopedia, tra cori, canti e suggestioni popolari, con non poche sorprese…

  • Alto Adige
    Musica in quota

    Un libro straordinario - colto e documentato, quanto di godibile lettura - per tracciare il rapporto tra montagna e musica: le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre; i musicisti che ebbero occasione di compiere scalate e gli alpinisti che coltivarono studi musicali. In allegato due CD musicali, uno sul filone popolare (o folk) e l’altro sul filone colto (la cosiddetta musica classica o d’autore). Una vera e propria enciclopedia, tra cori, canti e suggestioni popolari, con non poche sorprese…

  • Tuttolibri
    Per prati, nebbie, ghiacciai con Mahler, Brahms & C.

    Annunciata da segnali di tromba, la cornetta del postiglione canta una struggente melodia. La potente orchestra della Terza sinfonia di Mahler si fa sommessa, rarefatta fin quasi a tacere per ascoltarla e dialogare con lei. Il canto viene - precisa l’autore - «da una grande lontananza» (effetto ottenuto collocando lo strumentista nel retroscena). Pochi minuti e in miracolosa essenzialità le note del Posthorn sono umanità, viaggio, strada fra boschi e rocce, valli e cime. Altre emozioni suscitano i parossismi sonori di Richard Strauss: la Sinfonia delle Alpi attraversa prati fioriti, nebbie, tenebre, ghiacciai, persino «la strada sbagliata nel folto e nella sterpaglia» con un’orchestra gigantesca alla quale non mancano campanacci e macchine del vento e del tuono. Campioni del Romanticismo che strappa le montagne ai dèmoni e alle streghe e trasfigura dirupi minacciosi in metafore del sublime, anche Mahler e Strauss, come Mozart, Rossini, Beethoven, Schubert, Brahms, attingono al secolare giacimento di Jodel, Ranz, canti di pastori, cacciatori, soldati. Tra quei tesori Andrea Gherzi, con perizia musicale e alpina, fa uno slalom che sarebbe piaciuto a due cultori del campo, Arturo Benedetti Michelangeli e Massimo Mila, e nel volume Montagna in musica intreccia abilmente la colta e la popolare. Le illustrazioni, gli esempi musicali, due allegati cd con quarantotto brani ne fanno un’opera interessante e piacevole. Molti vi cercheranno conferme, spesso troveranno sorprese.

  • Lo scarpone
    Montagna in Musica
    Un volume senza precedenti, che passa in rassegna le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre. Nei due CD allegati i brani popolari e del filone colto.
  • La Repubblica
    Un viaggio nella musica che canta la montagna

    Sentite dire «musica e montagna » e non vi viene in mente altro che la sigla di Heidi? Questo libro è per voi. Forse la più completa analisi mai dedicata in Italia a come l’uomo si è servito del linguaggio dei suoni per raccontare il proprio rapporto con le terre alte. L’ha realizzata il musicologo torinese Andrea Gherzi. Un grande lavoro di raccolta, leggibile e documentato’ onesto e senza spocchie ermeneutiche. Il binomio musica-montagna è estremamente complesso ma sta tutto in due vasi comunicanti. Di qua la musica «della montagna»: quella prodotta dalla cultura e antropologia di chi i monti li abita. Di là la musica «sulla montagna»: quella con cui gli uomini hanno dato forma sensibile al loro rapporto con la montagna, vista via via come alterità, immaginario poetico, serbatoio di storie, luogo fisico e sentimentale. Lo sguardo musicologico nasce nel Cinquecento con le prime testimonianze sull’immenso corno delle Alpi. Passa per la storia, tecnica e geografia dello jodel. Si perde nella montagna incantata dei compositori classici, sedotti ora dal fascino panico della natura nella sua rudezza primordiale, ora dalle categorie del «pittoresco» popolato da genziane e pastorelle da salotto. Sono le Alpi di Rossini e Donizetti, i pellegrini di Liszt e i campanacci di Mahler, i poemi sinfonici del tridentino Zandonai e quella vera summa che è la “Sinfonia delle Alpi” di Richard Strauss. Il catalogo delle figurine è affollato: il Pastore’ il Viandante, l’Alpinista, lo Sciatore. Ma quelle vere sono ancora più intriganti. Come Massimo Mila o il musicista-alpinista sloveno Julius Kugy che cantava nel coro di Brahms. E poi c’è la montagna che produce musica: l’universo orale raccolto sul campo da Nigra e Leydi, i cori alpini e le bande, i canti e i balli, le contaminazioni del nuovo folk e jazz d’altura per finire con le colonne sonore e le sigle delle Olimpiadi invernali. Allibro sono allegati due cd. Uno dedicato al mondo folk e popolare con “jodler” e “corente” ,l a “Montanara” e il “Mazzolin di Fiori”. L’altro è un bignami della montagna musicale classica e colta, dalla “Marmotta” di Beethoven alle aurore boreali di Grieg. Andrea Gherzi, “Montagna in musica”, Ivrea, Priuli & VerIucca 2010, 290pp., s. i. p.

  • L’Adige
    Le montagne del pentagramma

    II suono dell’Alphorn, il lungo corno delle Alpi, ormai rievoca gli antichi richiami pastorali solo in Svizzera e nel Tirolo. Un tempo, lo strumento veniva realizzato lavorando tronchi di abete o di larice, oggi ne esiste anche una versione in fibra di carbonio, con tubi telescopici per un facile trasporto. Ma è proprio l’Alphorn di Carlo Torlontano ad aprire il primo di due cd, uno dedicato alla musica popolare, l’altro alla musica Musica e Alpi in un volume di Andrea Gherzi d’autore (43 bruni per 117 minuti) che arricchiscono una novità editoriale che non passerà inosservata. Parliamo di Montagna in musica (288 pagine, Priuli & Verlucca, 49 ,50 euro), volume scritto da un concertista e compositore con la passione per l’alpinismo e la culturq alpina, Andrea Gherzi. E un libro originale e di notevole interesse, che attraversa i due secoli nei quali l’alpinismo si è sviluppato «spiegando» le composizioni musicali più significative e raccontando vita ed opere degli autori, alpinisti-musicisti o appassionati di musica. Così, dalle «radici» originarie (Alphorn e Jode!), Gherzi ci conduce in un viaggio nel pentagramma che, dalla «scoperta» letteraria e scientifica delle Alpi romantiche (Schumann, Ciaikovsky, Berlioz) porta ai grandi compositori fra i monti come Brahms, Wagner, Mahler, Richard Strauss,e la sua sinfonia alpina, ci accompagna nei teatri in cui la vita dei monti è rappresentato con il melodramma, quindi nei mondi «alpini» dell’Europa settentrionale, in Russia, nell’Est. Spiccano, nel ‘900, le figure di Julius Kugy, di Sinigaglia e Zapparoli, ma svettano anche i canti alpini, da «La montanara» di Toni Ortelli alla coralità sociale. Ai due cd allegati si accompagna una preziosa guida all’ascolto che dettaglia contesti e origini dei brani, soggetti e autori, scelti con un criterio di varietà: dai pastori ai soldati, dal Manfred dei ghiacciai alla Pastorella di Rossini e, naturalmente, al coro della Sat.

  • La Stampa
    Museomontagna. Montagna in musica
  • La Valsusa
    Musica e montagna: un vero rapporto di passione
  • La Stampa
    Una ricerca sul legame tra musica e montagna
    Una corposa ricerca sul rapporto fra musica e montagna che ha messo in evidenza le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre. L’ha realizzataAndrea Gherzi, compositore, docente e alpinista piemontese, per Priuli&Verlucca editori. Una panoramica che abbraccia circa due secoli, da fine Settecento ai giorni nostri, e che racconta di musicisti che ebbero occasione di compiere scalate e di alpinisti che coltivarono studi musicali, a somiglianza dell’autore stesso. Lo studio s’apre con la storia della nascita e la descrizione di quello che è considerato per eccellenza lo strumento musicale delle montagne, l’Alphorn, più conosciuto come il Corno delle Alpi, da alcuni anni rivalutato anche in Valle d’Aosta da gruppi Walser della Valle del Lys. Tra grandi nomicomeMendelssohn, Berlioz, Schumann, Ciaikovsky, Beethoven, Strauss, Mahler, Rossini, Donizetti un posto d’onore è riservato al vicentino Toni Ortelli (1904-2000), autore de «Lamontanara ». Ritenuto il più famoso canto di montagna, è un caso emblematico di un musicista dilettante divenuto famoso nel mondo. Ortelli si fece aiutare, per stendere lo spartito, dall’amico pianista Gabriele Boccalatte; Luigi Pigarelli ne approntò poi l’armonizzazione corale. Tradotta in 150 lingue, «Lamontanara » fu scritta da Ortelli, appassionato alpinista, per ricordare l’amico Casimiro Bich, guida valdostana morta sul Monte Rosa il 4 agosto 1925. Lo ideò durante una passeggiata al Pian dellaMussa, nel 1927.«Mivennero in mente parole e musica insieme» affermò l’autore, aggiungendo di essere stato ispirato dal canto di un pastorello udito in lontananza. Ad arricchire il volume «Montagna in musica» è l’inserimento di due Cd che raccolgono sia la musica classica o d’autore, sia la popolare o folk. Il panorama dei personaggi tipici della montagna che emergono dai canti è variegato: pastori, cacciatori, alpigiani, sciatori, soldati. Sono presenti anche musiche poco note. Alcuni pezzi sono di raro ascolto; qualcuno compare in prima registrazione assoluta. Altro aspetto interessante, la possibilità di ascoltare i brani seguendo le spiegazioni a commento che, precisa Gherzi «non hanno la pretesa di fornire interpretazioni di riferimento,ma semplici letture, ciascuna in grado di evidenziare qualche aspetto del mondo alpestre».

  • La Stampa
    La poesia senza fine dei canti dimontagna
    «Là su per le montagne, tra boschi e valli d’or, tra l’aspre rupi echeggia, un cantico d’amor». Valli, foreste, precipizi, tachicardie d’amore: ecco gli ingredienti classici del canto di montagna. La Montanara nasce al Pian della Mussa in una luminosa domenica estiva del 1927, nel cuore e nella mente del vicentino Toni Ortelli. Molti la considerano un simbolo, l’inno a tutte le montagne del mondo, ma la canzone è figlia di note e strofe ben più vecchie e proletarie, di montanari ruvidi che conoscevano il ritmo e la poesia. Per i protagonisti della civiltà alpina ottocentesca, la musica corale era una forma di partecipazione e riscatto. Nel recentissimo libro di Andrea Gherzi, «La montagna in musica» (Priuli &Verlucca editori), volume ambizioso e riuscito che colma certamente un vuoto, bisogna raggiungere pagina 179 per trovare i «Canti alpini». Prima si spazia nei misteriosi retroscena espressivi delle «note alte», dalle composizioni per pianoforte alle grandi sinfonie alpestri, da Joseph Joachim Raff a Vincent D’Indy, senza incontrare un vero e proprio genere alpino o montano. L’incontro arriva con i canti popolari, che, precisa Gherzi, «non dipendono da una notazione scritta, fissata a tavolino, ma si contraddistinguono per una spiccata variabilità da un contesto all’altro, nonché per la trasformazione ininterrotta di un materiale in evoluzione ». A differenza della musica colta, le canzoni della gente comune nascono in tutte le lingue possibili e non si fermano alla versione classica, codificata, definitiva, ma crescono negli scherzi canori e nei sottintesi verbali da osteria, nella coralità del lavoro, nel calore delle veglie invernali. Spesso si nutrono del vuoto dell’emigrazione, della nostalgia di patria e del dramma della guerra, più spesso ancora evocano una malinconia d’amore. I cori alpini sono cosa del tutto diversa dai cori degli alpini, anche se la Grande Guerra e il mito delle penne nere hanno contribuito moltissimo alla rielaborazione, alla divulgazione e talvolta alla distorsione del canto civile in versione militare e bellica, con il contributo di gruppi leggendari come la SAT di Trento. Massimo Mila scrisse che «se Brahms avesse potuto ascoltare il Coro della SAT lo avrebbe aggiunto tra le gioie artistiche dell’Italia». Anche a Torino ci sono ottime e sperimentate corali alpine. Il coro Edelweiss diretto da Francesco Bianchi festeggia i sessant’anni di attività, tutti spesi a «conservare e valorizzare quel formidabile patrimonio culturale che è rappresentato dal canto di montagna », con centinaia di concerti e decine di incisioni. Per celebrare l’evento, l’Edelweiss indosserà l’abito della festa e riproporrà al suo pubblico vecchie conoscenze come Carolina di Savoia, Mezanot, La Canzone della Julia, La povera Emma, Varda luna, titoli cari a chi conserva la nostalgia della montagna romantica e s’intenerisce ad ascoltare quei timbri maschili che s’incurvano fino a diventare voce di fanciulla. Forse i più giovani sono ormai impermeabili alle seduzioni di certe melodie struggenti, in cui regnano irreparabilmente rinuncia e sfortuna, dove i protagonisti sono sempre traditi, lontani, poeticamente perdenti. È assai probabile che la mia generazione, nonostante la vocazione trasgressiva, sarà l’ultima a legare al canto alpino o contadino il ricordo dei bivacchi in parete e delle notti in rifugio. Eppure è indubitabile e degno di nota che il fascino retorico delle canzoni di montagna abbia superato i frangenti della contestazione, del riflusso e perfino del berlusconismo, conservando parole e vicende d’altri tempi, eroismi di pace e di guerra, sentimenti lontanissimi dalla cultura e dalla sensibilità contemporanee. Il segreto di questa longevità? La montagna, semplicemente, che talvolta si fa fiaba, e ai grandi piace ancora farsela raccontare.

  • La Stampa
    La montagna, musa ispiratrice per musicisti in arrampicata
    Non fatevi ingannare dal titolo «Montagna in musica con allegati «cd» che fa pensare a uno di quei libri che raccolgono canzonette popolari. È molto di meglio e di più. Si tratta di uno straordinario saggio curato da Andrea Gherzi che studia i rapporti tra musica e montagna. Offre la storia di musicisti che ebbero occasioni di fare scalate, e alpinisti che coltivarono studi musicali. Sull’ultima di copertina l’editore sintetizza: «È un affascinante viaggio agli albori delle moderne concezioni turistiche, fra musicisti romantici e novelli alpinisti, ma anche semplici viaggiatori, pittori, filosofi, poeti: tutti attratti dall’emozione dei nuovi paesaggi montani». È un viaggio attraverso l’Europa, alla scoperta dei grandi musicisti ispirati dalla montagna, ma anche un’analisi di quei meravigliosi canti popolari entrati nel Dna della gente che ama la montagna come «Il Signore delle cime». Due i cd. Il primo accoglie la musica folkloristica o popolare; il secondo quella «colta» o «classica» con brani di Beethoven, Schubert, Shumann, Listz, Donizetti, Mahler, Strauss, Rossini e molti altri.

Estratti



Con allegati due cd musicali. 43 brani per 2 ore di musica. Disponibile dal 27 ottobre.

Montagna e musica: le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre; i musicisti che ebbero occasione di compiere scalate e gli alpinisti che coltivarono studi musicali; la visione da parte di questi personaggi dei due diversi ambiti nella loro interazione.

Nei due CD allegati vengono esemplificati i diversi ambiti presi in esame, operando una distinzione tra:
1. Popolare (o folk)
2. Filone colto (la cosiddetta musica classica o d’autore) all’interno dei quali si è attinto ai repertori più diversi, strumentali e vocali.
Soprattutto la varietà ha guidato la scelta dei soggetti: tra le figure troviamo pastori, cacciatori, alpigiani con la marmotta, sciatori, soldati, laghi alpestri. Ranz e Jodel vengono proposti nella veste originaria e in alcune elaborazioni di cui sono stati oggetto in età moderna.

 

Sommario

Introduzione

La Montagna in musica
Nel segno di Byron
Melodie alpestri
Per pianoforte solo
Ce qu’on entend sur la montagne
La Settima Sinfonia di Raff
Grandi compositori fra i monti
La Sinfonia delle Alpi: una summa
Vincent D’Indy
La Montagna in Teatro
Nell’europa del Nord
Musicisti Russi
Note del Novecento
Julius Kugy
Tra musica  e montagna
Canti alpini
Musica da ballo e da film, new age

Cd I - Guida all’ascolto
Cd II – Guida all’ascolto

Indice dei nomi

Bibliografia

 

Cd 1 – Musica folklorica o popolare (Tempo totale 50’50)

1. Ranz des vaches di Friburgo Carlo Torlontano, alphorn 2’35
2. Mueter’s Juts, Hans Stettler Alphorn Group 2’20
3. Der Küahsuacher, naturjodel austriaco Heli Gebauer 1’27
4. Sarsteiner, naturjodel austriaco Steiner-Plut-Gebauer 0’51
5. Zäuerli, naturjodel dell’Appenzell Coro tradizionale 2’35
6. Le café d’alpage, Roger Zanetti  Zaneth e il suo complesso 3’01
7. Le Rock tyrolien, Magalie Tochon Danguy Magalie e orchestra 2’49
8. Ranz des vaches del Rigi Carlo Torlontano, alphorn 0’44
9. Le nozze dell’alpigiano (Viton de la montagna) Corale 7 Torri, diretta da Giovanni Cucci 2’27
10. Invito alla danza (La monferrina) Corale 7 Torri, diretta da Giovanni Cucci 2’29
11. Bonsoir, mes amis, arm. Lino Fornelli Coro Edelweiss, diretto da Willem Tousijn 3’01
12. La montanara, Antonio Ortelli Coro Edelweiss, diretto da Egidio Forti 3’3913. Chère Patrie, Tyrolienne favorite* Anna Siccardi, Andrea Gherzi 1’4614. Quel mazzolin di fiori, arm. Antonio Pedrotti Coro della SAT, diretto da Mauro Pedrotti 2’14
15. Signore delle cime, Giuseppe De Marzi Coro Edelweiss, diretto da Egidio Forti 3’02
16. Rigodon Li Barmenk 2’37
17. Due Courende Li Barmenk 2’56
18. Canta lo sciatore, Bixio-Cherubini Fernando Crivelli 2’45
19. Karakorum, Rino Capitanata Capitanata 4’00
20. Casina sola Coro Bajolese, diretto da Amerigo Vigliermo 2’46

* Con l’asterisco sono contrassegnate le prime registrazioni assolute.


CD II – Musica colta o classica (tempo totale 66’18)
1. Ludwing van Beethoven: La Marmotte, op. 52 n. 7 Luciano Fava, Andrea Gherzi 1’11
2. Franz Schubert: Der Alpenjäger, D.524 Luciano Fava, Andrea Gherzi 2’11
3. Robert Schumann: Des Sennen Abschied, op. 79 n. 23 Paola Roggero, Andrea Gherzi 2’19
4. Auguste-Mathieu Panseron: Tyrol, qui m’as vu naître* Roggero-Garnero-Gherzi 4’17
5. Theobald Boehm: Rondo, Landler op. 32* Maurizio Benedetti, Andrea Gherzi 3’11
6. Franz Liszt: Au lac de Wallenstadt Andrea Gherzi 3’08
7. Franz Liszt: Der Alpenjäger, R. 582 n. 3 Luciano Fava, Andrea Gherzi 1’48
8. Joseph-Joachim Raff: Echo. Ranz des vaches suisse, op. 75 n. 3* Andrea Gherzi 4’36
9. Gaetano Donizetti: La savoyarde, ballata* Anna Siccardi, Andrea Gherzi 5’10
10. Giuseppe Unia: Zumstein-Schottische, op. 118 n. 1* Andrea Gherzi 2’25
11. Giuseppe Unia: Vincent-Polka, op. 118 n. 2* Andrea Gherzi 2’26
12. Giuseppe Unia: Le Signal-Mazurka, op. 118 n. 3* Andrea Gherzi 2’24
13. Gustav Mahler: Hans und Grethe Paola Roggero, Andrea Gherzi 2’17
14. Edvard Grieg: Aften på høyfjellet, op. 68 n. 4 Andrea Gherzi 3’10
15. Edvard Grieg: Kulokk, op. 17 n. 22 Andrea Gherzi 1’07
16. Richard Strauss: Alphorn, terzetto op. 15 n. 3 Ensemble musica chiara 3’22
17. Alfredo Catalani: «Canzone dell’Edelweiss»,  Pinuccia Perotti; Orchestra RAI 3’50 dall’opera La Wally (dal vivo)  di Roma, diretta da Arturo Basile
18. Vincent D’Indy: Lac vert, op. 33 n. 4 Andrea Gherzi 2’22
19. Vincent D’Indy: Mélodie sans paroles n. 1 Andrea Gherzi 0’36
20. Gioachino Rossini: La Pastorella delle Alpi, tirolese Anna Siccardi, Andrea Gherzi 2’28
21. Pier Adolfo Tirindelli: Portami via!… (dal vivo) Anna Siccardi, Andrea Gherzi 3’50
22. Alan Hovhaness: Macedonian Mountain Dance Andrea Gherzi 2’41
23. Riccardo Zandonai: Natal!, dall’opera I Cavalieri di Ekebù Coro della SAT; Gianluca Zanolli; Stefano Rattini 5’06
* L’asterisco designa i brani presentati per la prima volta al pubblico, perché mai registrati prima o perché incisi su dischi autoprodotti e non distribuiti lungo i normali canali commerciali.

 

Introduzione


Le pagine che seguono sono dedicate ai rapporti fra musica e montagna: vi si esaminano le più significative composizioni ispirate alla natura alpestre, si passano in rassegna i musicisti che ebbero occasione di compiere scalate e gli alpinisti che coltivarono studi musicali; nonché la visione da parte di questi personaggi dei due diversi ambiti nella loro eventuale interazione.
La panoramica abbraccia all’incirca i due secoli – da fine Settecento ai nostri giorni – nei quali si è sviluppato l’alpinismo. In epoca precedente si praticava la musica ma non la montagna, pochissimo considerata, più che altro vista come impedimento alle comunicazioni: sorta di territorio ostile alla vita, infido e pericoloso per la presenza di burroni vertiginosi, corsi d’acqua turbolenti, nevi faticose al cammino e insidiosi ghiacciai; ma anche demoni, streghe e spiriti sovrannaturali. Prima che il Romanticismo ne ribaltasse la concezione in metafora del sublime, le montagne rappresentavano zone minacciose, abitate da popoli semiselvaggi in lotta contro una natura avversa, dove il sostentamento era difficile e i mezzi di sussistenza andavano strappati ai rigori del clima.
Durante l’antichità i riferimenti alla montagna, nelle arti, sono sporadici e casuali; la documentazione si fa più povera man mano che risaliamo indietro nel tempo. La musica popolare avrebbe potuto dirci qualcosa, per esempio sui repertori dei canti o dei balli folklorici nelle località montane; ma abbiamo scarsa documentazione poiché si tratta di usi tramandati oralmente. Mancano informazioni, trattati, annotazioni su pentagramma. Possediamo testimonianze di viaggiatori (non di rado generiche), oltre all’iconografia (disegni, dipinti, incisioni). Comunque sono ben pochi i canti, prima dell’Ottocento, che prendano in considerazione le montagne.
Per tenere alla larga il pericolo del dilettantismo, sempre incombente quando si toccano certi argomenti (anche per il modo col quale sono stati trattati in passato), abbiamo scelto un approccio il più possibile « scientifico », partendo cioè da una domanda essenziale: esiste una musica originaria della montagna, ovvero una o più espressioni indigene create dalle stesse popolazioni alpine? Risposto affermativamente (Jodel, Ranz), si sono analizzate tali espressioni, passando poi a studiare come i compositori colti (ma anche i repertori popolareschi) abbiano attinto a tale patrimonio onde ricreare l’ambiente montano nelle loro musiche (sinfoniche, teatrali o cameristiche). L’aggettivo alpino è usato in senso generico per montano: sebbene la catena delle Alpi rappresenti un costante riferimento nella trattazione, in quanto la più ricca di documentazione storica e culturale per i popoli dell’Europa occidentale, si spazierà anche su altri gruppi montuosi, europei ed extracontinentali.
I capitoli XVIII e XIX servono come guida all’ascolto dei due compact disc inseriti nel libro, poiché ci è parso opportuno fornire ulteriori informazioni rispetto a quelle presenti nei relativi capitoli sui brani musicali degli esempi. Nei CD allegati si offre un campionario dei diversi ambiti esaminati nella trattazione, operando una approssimativa distinzione tra filone colto (la cosiddetta musica classica o d’autore) e popolare (o folk), all’interno dei quali si è attinto ai repertori più diversi: strumentale e vocale (solistico o corale), registrati dal vivo e in studio. Soprattutto la varietà ha guidato la scelta dei soggetti: tra le figure sbozzate troviamo pastori, cacciatori, alpigiani con la marmotta, sciatori, soldati, laghi alpestri. Ranz e Jodel vengono proposti nella veste naturale originaria e in alcune elaborazioni di cui sono stati oggetto nella storia recente.
 

 
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