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La collezione IVAT. Vol 2

La collezione IVAT. Vol 2

Dagli anni Sessanta al XXI secolo

testi di Damien Daudry e Raymond Vautherin

Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28, pp 168; 80 grandi illustrazioni a colori e foto d'epoca in b/n
Edizione bilingue italo-francese

PREMI:
SALONE DEL LIBRO DI PASSY (SAVOIA) 2007
Volume 1. PREMIO SPACIALE PER L'ETNOLOGIA.

2007. TREDICESIMA EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO

«René Willien-Regione Autonoma Valle d'Aosta»
Volume 1. Secondo premio ex aequo con «Un anno in Valle d'Aosta» 

ISBN 978-88-8068-385-8
Edizione bilingue italo-francese
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  • La Stampa

    L’artigiano cambia stile e diventa scultore

    Dagli Anni 50 a oggi la Regione, tramite l’Ivat (Istituto valdostano per l’artigianato tipico), ha collezionato circa 400 manufatti legati alla cultura del quotidiano e realizzati dagli artigiani locali. L’insieme degli oggetti e opere dell’Istituto è stata ora raccolta nel volume «La collezione Ivat» curato da Roberto Vallet e Nurye Donatoni, con testi di Donatoni, Damien Daudry e Raymond Vautherin, pubblicato da Priuli&Verlucca. L’opera completa la presentazione cominciata con un libro sui manufatti d’uso domesticoagricolo e alcune sculture acquisiti fino agli Anni 60. Questa seconda pubblicazione delimita un confine temporale, non casuale: gli Anni 60 rappresentano un periodo di rottura, in cui gli stili e i modelli sono influenzati dall’avanzare della modernità. Non cambiano le materie prime (legno, pietra, ferro battuto), ma subentrano nuove tendenze. Da un lato si riduce la produzione di oggetti d’uso, dall’altro aumentano le creazioni scultoree, realizzate per soddisfare il gusto personale degli artisti che si accostano all’astrattismo. E’ sempre artigianato di tradizione, ma la modernità ne cambia i canoni, influenzando e condizionando lo sviluppo. Il libro è caratterizzato da testi e fotografie degli oggetti più rappresentativi della collezione.


  • La Vallée
    La collezione Ivat, un libro sull'evoluzione dell'artigianato
  • La Stampa

    La "memoria" degli artigiani

    Una genuina ricerca dell’artigianato di tradizione delle origini, là dove gli archetipi hanno preso forma per quella «voglia di tsapoté il legno», come scrive Raymond Vautherin, oppure «plasmati da un savoir faire pratico e atavico legato alle necessità giornaliere », come racconta Damien Daudry, per evolversi infine secondo forme, stili, soggetti diversi e secondo nuove sensibilità ed esigenze. E in mezzo a tutto questo l’importanza del «gesto» sempre uguale, oggi come ieri. Gesti consueti che si ripetono nel tempo e portano con sé la memoria, garanti di un legame con il passato che colma la mancanza di conoscenza storica e dà linfa «e un senso identitario alle produzioni attuali». Sono alcune brevi suggestioni che emergono dalla lettura del secondo volume de «La collezione Ivat - Dagli Anni Sessanta al XXI secolo», presentato venerdì sera ad artigiani e appassionati nella saletta di Palazzo regionale. Si chiude così l’opera in due volumi voluta dall’editore Gherardo Priuli «quale gesto propedeutico - ha evidenziato - all’apertura del tanto sognato Museo dell’artigianato valdostano». Questo secondo volume prosegue la presentazione di oggetti e opere a partire dagli Anni 60, il periodo del cambiamento all’interno del mondo artigianale. I testi dei curatori Roberto Vallet e Nurye Donatoni, il breve saggio del professor Damien Daudry (membro della Commissione tecnica Ivat e scientifica del Mav) e infine il contributo scritto di Raymond Vautherin, scrittore e grande conoscitore della cultura valdostana, descrivono il senso dell’opera e più in generale dell’attività dell’Ivat: recuperare e divulgare l’immenso bagaglio storico e culturale che nutre l’artigianato. Dopo una prima sezione testuale, alla «gestualità del fare artigiano» è dedicata la prima galleria fotografica in bianco e nero contenuta nel volume. Gli scatti provenienti dagli archivi del Brel, dell’Ivat, di Priuli & Verlucca e da alcune famiglie di artigiani immortalano mani impegnate nel fare, momenti intensi di lavoro, creazione e passaggio di saperi. La seconda galleria di immagini presenta gli oggetti più recenti della collezione Ivat, ovvero le realizzazioni di alcuni degli espositori più rappresentativi negli ultimi 50 anni di Fiera di Sant’Orso e alcune recenti acquisizioni. La collezione nel suo insieme ha però carenze e lacune. «Nella raccolta fatta negli anni da amministratori e appassionati non è stato seguito un metodo scientifico - ha detto Nurye Donatoni, coordinatrice della commissione scientifica del Mav -. E’ una collezione dettata da empatia e dal piacere delle singole persone». Così come la scelta delle opere pubblicate, che ha dovuto fare i conti in alcuni casi con la mancanza di oggetti di un artigiano o dell’altro, o al contrario obbligare a una scelta fra molte opere. Maschere in corteccia, scene religiose e storiche, santi e diavoli, rastrelli, tabacchiere, bassorilievi e molto altro ancora emergono con forza dalle pagine del volume presentando il calore e la varietà dell’artigianato di tradizione. Molto poco il colore, presente in una maschera di donna con foulard e in alcune sculture di volatili. A chiudere il volume è una breve carrellata di biografie redatte da Marie Claire Chaberge che racchiudono in poche righe la vita e il lavoro dei 66 artigiani citati.


  • aostasera.it
    La collezione IVAT racchiusa in due volumiche anticipano l’apertura dell’atteso MAVAosta - Testi, gallerie fotografiche, suggestioni e immagini presentano il divenire del fare artigiano e alcuni dei protagonisti dell’artigianato di tradizione valdostano. Presentato il secondo volume «La Collezione IVAT- Des années Soixante au XXI siécle ».Da sx l'editore Priuli, il pres.Ivat Rudy Marguerettaz e i curatori del volume Nurye Donatoni e Roberto Vallet

    Di fronte ad una platea di artigiani, famigliari e appassionati venerdì scorso nella saletta di Palazzo regionale è stata presentata la pubblicazione dal titolo «La Collezione IVAT- Des années Soixante au XXI siécle», Edizioni Priuli & Verlucca, curata da Roberto Vallet, direttore dell’IVAT e dalla ricercatrice e coordinatrice della commissione scientifica del MAV, Nurye Donatoni. Si tratta del secondo di due volumi interamente dedicati alla collezione IVAT, composta allo stato attuale di circa 500 opere, nucleo principale di quello che sarà il MAV, il Museo dell’Artigianato Valdostano di Tradizione, in fase di ultimazione a Fénis.

    Come per il primo volume, che ha già ottenuto il secondo premio del concorso letterario René Willien edizione 2007 ed il premio “Ethologie de Montagne”, al Salon du Livre 2007 di Passy, il secondo volume, in versione bilingue, si apre con i testi dei curatori Roberto Vallet e Nurye Donatoni, che presentano le ragioni che hanno portato alla selezione delle opere, un breve saggio del prof. Damien Daudry, che propone una possibile interpretazione del “Fenomeno artigianato al giorno d’oggi”, oltre ad un contributo di Raymond Vautherin, storico conoscitore della cultura valdostana, che porta una testimonianza ricca di emozione intitolata “I nostri artigiani”. La parte testuale è arricchita poi da un testo di Nurye Donatoni che ripercorre la storia del “collezionismo” ponendo l’attenzione sui motivi e sulle dinamiche che hanno portato alla raccolta di oggetti di artigianato.

    Seguono due gallerie fotografiche: la prima, in bianco e nero, è dedicata alla “gestualità del fare artigiano”. Le fotografie, provenienti dagli archivi del BREL, dell’IVAT, di Priuli & Verlucca e di alcune famiglie di artigiani, immortalano alcuni momenti dell’insegnamento, scatti che ritraggono gruppi di allievi e maestri artigiani, in momenti quasi intimi: il momento del lavoro, del fare, della creazione. Foto che vogliono rendere omaggio a questo patrimonio immateriale unico, senza tempo, che risiede nel gesto.

    La seconda galleria fotografica presenta invece gli oggetti più recenti della collezione IVAT, ossia le realizzazioni di alcuni espositori più rappresentativi negli ultimi cinquant’anni di Fiera, comprese alcune recenti acquisizioni. La maggior parte delle immagini sono state scattate da Attilio Boccazzi-Varotto, integrate da foto di Francesco Gioana.

    Il volume termina con una breve carrellata delle biografie dei 66 artigiani citati, curata da Marie Claire Chaberge, che in poche righe ha racchiuso vita e lavoro di questi protagonisti della storia dell’artigianato di tradizione locale.

    I due volumi, racchiudono così, gran parte della Collezione IVAT che troverà posto nel Museo dell’Artigianato Valdostano, in fase di allestimento nei 500 mq di «Villa Montana», nel comune di Fénis, nei pressi del castello. Il Museo, da quanto anticipato dai responsabili della Commissione scientifica, aprirà i battenti nell’estate 2008 e sarà caratterizzato da spazi tematici con video, sonori e aree di analisi di contesto. Il tutto inserito in un allestimento “contemporaneo” dove lo spazio centrale, vero polmone del museo, sarà dedicato a mostre in divenire.

    Soddisfazione per l’opera presentata al pubblico è stata evidenziata dal presidente dell’IVAT Rudy Marguerettaz, dall’assessore regionale alle Attività produttive Leonardo La Torre e dall’Editore Gherardo Priuli che ha voluto i due volumi quali “momento propedeutico all’apertura del tanto atteso MAV”.

Estratti



Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri, le Istituzioni valdostane hanno raccolto differenti manufatti, costituendo di fatto una collezione ricca e rappresentativa del percorso degli artigiani valdostani negli ultimi due secoli.La collezione, di proprietà regionale, è affidata all’IVAT, e consta di circa 400 manufatti, legati alla cultura del quotidiano. Pubblicato in occasione dell’apertura del MAV, il Museo dell’Artigianato Valdostano che verrà inaugurato nel 2008.
Prefazione
Roberto Vallet e Nurye Donatoni

Questo volume completa la presentazione della collezione IVAT, insieme di oggetti ed opere raccolti dagli amministratori delle istituzioni regionali che si sono occupate di artigianato di tradizione negli ultimi cinquant’anni. La collezione è quindi il frutto di una raccolta operata da figure di spicco della cultura valdostana che hanno dedicato la loro vita, il loro tempo, le loro energie all’artigianato; persone profondamente motivate, esperte, con conoscenze e sensibilità particolari verso un mondo fatto di oggetti, ma soprattutto di uomini. Questa collezione, permeata di storia e aneddoti, prezioso seppur parziale riflesso di fiere oramai passate, è ora affidata all’IVAT, per la sua valorizzazione ed esposizione: i due volumi ad essa dedicati rientrano quindi in questo progetto di promozione e diffusione. Nel primo volume sono stati presentati manufatti d’uso domestico-agricolo ed alcune sculture, acquisiti fino agli anni Sessanta; questa seconda pubblicazione ci introduce in un’atmosfera decisamente più moderna, con sculture ed oggetti realizzati e raccolti negli ultimi anni. Il confine temporale scelto per separare i due volumi non è casuale: gli anni Sessanta rappresentano un periodo di rottura, in cui gli stili e i modelli di sempre vengono inevitabilmente influenzati da innumerevoli fattori legati all’inesorabile avanzare della modernità. Nell’artigianato locale le materie prime utilizzate rimangono quelle tradizionali, legno, pietra, ferro battuto; tuttavia subentrano nuove tendenze. Da un lato si riduce la produzione di oggetti d’uso, dall’altro aumentano le creazioni scultoree, realizzate per soddisfare il gusto personale dell’autore, nelle quali, accanto a modelli classici, emergono le prime interpretazioni astratte. Si tratta sempre di artigianato tradizionale, ma la modernità ne cambia i canoni e ne influenza e condiziona lo sviluppo. L’artigianato, allontanatosi dal mondo agropastorale che l’ha generato, è caratterizzato da una nuova tipologia di attori, persone che si avvicinano al fare artigianale anche in età avanzata per fuggire dalla monotonia del lavoro di fabbrica e d’ufficio. La crescente richiesta di apprendimento tecnico e di capacità manuale porta all’istituzione di numerosi corsi specifici che proliferano in tutte le valli valdostane. Rapidamente i partecipanti all’importante vetrina offerta dalla foire de Saint-Ours si avvicinano alle mille unità, inserendo e importando altre novità nel contesto locale. I nuovi modi di vivere e l’intrecciarsi di fattori esterni hanno rapidamente modificato abitudini invariate da secoli. Il fare artigianale di un territorio, essendo lo specchio di una cultura, ne riflette le mutazioni rischiando di comprometterne l’identità originale. In questo caso è la memoria a dover intervenire, garantendo il legame con il passato e soprattutto colmando la mancanza di conoscenza storica e di esperienza diretta degli operatori e dei potenziali fruitori. Di fronte ai saperi e ai gesti di una volta bisogna quindi preoccuparsi di recuperare e divulgare, mantenendo vivo, attivo, l’immenso bagaglio storico e culturale che nutre il nostro artigianato. Riproporre modelli e tecniche oramai in disuso non significa voler copiare o ripetere meccanicamente oggetti del nostro passato, bensì dare linfa e un senso identitario alle produzioni attuali. A questo proposito ci vengono in aiuto quegli appassionati che dedicano il loro tempo prezioso alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio artigianale di tradizione, come li abbiamo definiti nella prefazione al primo volume: da un lato gli studiosi, dall’altro gli amatori-collezionisti che ci accompagnano nell’apparato testuale di questo volume. Il prof. Damien Daudry, esperto del settore e membro della Commissione Tecnica dell’IVAT, ci propone una dettagliata e critica analisi della situazione attuale dell’artigianato valdostano e il contesto in cui si inserisce la foire de Saint-Ours. Attraverso riferimenti storici e bibliografici, descrizioni e affermazioni che testimoniano il suo forte legame con questo mondo, Daudry ci offre una possibile chiave di lettura del concetto di tradizione. Il testo della dott.ssa Nurye Donatoni ci porta ad una breve riflessione sul tema del collezionare, partendo da un approccio storico fino ad arrivare all’osservazione dell’attuale realtà locale. Si tratta di un riconoscimento a quanti, nella nostra regione, hanno permesso il mantenimento di esempi della cultura materiale più o meno recente e che, con i loro studi, offrono risposte alla nostra necessità di conoscenza. La seconda parte del volume è dedicata alle immagini, con due gallerie, complementari tra loro. La prima serie di scatti è introdotta da una riflessione di Raymond Vautherin, scrittore, animatore della vita culturale valdostana, esperto di usi e costumi della nostra civilisation. Le parole di Vautherin sono tradotte nelle immagini che seguono, raccolte presso gli archivi IVAT, BREL e privati; si tratta di foto che ci accompagnano con molta naturalezza alla riscoperta della manualità gestuale, patrimonio culturale legato alle radici profonde del fare artigianale. La seconda galleria presenta gli oggetti moderni della collezione IVAT, ossia le realizzazioni degli espositori più rappresentativi negli ultimi cinquant’anni di Fiera, comprese alcune recenti acquisizioni. Per alcuni autori non si è potuta effettuare una scelta dei pezzi da pubblicare, proprio per una mancanza di oggetti; in certi casi poi, l’opera presente nella collezione IVAT non è rappresentativa dell’artigiano in questione, ma si è deciso comunque di darne documentazione, anche se poco riconoscibile nello stile o nel contenuto. Per altri invece si è posto il problema inverso, ossia la selezione delle creazioni più significative e rappresentative, una selezione quindi inevitabilmente influenzata dal gusto personale dei curatori. La maggior parte di queste immagini sono il frutto del lavoro di Attilio Boccazzi-Varotto, integrate dalle recenti fotografie di Francesco Gioana. Ad accompagnarci e a sostenerci nel percorso di redazione del libro, e in particolare nell’analisi delle opere, la Commissione Scientifica del MAV, in particolare Adolfo Lucianaz e Livio Charbonnier. Ad ogni opera raffigurata nella galleria corrisponde una storia: Marie Claire Chaberge ha redatto per ogni artigiano un breve profilo biografico, poche righe in cui si cerca di ripercorrere le tappe e i vissuti degli autori. Un particolare pensiero va al dott. Livio Vagneur il quale, entrato in punta di piedi nel suo ruolo di Commissario, non ha mai fatto mancare il suo sostegno al gruppo e l’apprezzamento per il lavoro svolto.

Prefazione
Roberto Vallet e Nurye Donatoni

L’artigianato valdostano di tradizione oggi: un possibile approccio
Damien Daudry

Artigianato tra amatori e collezionisti
Nurye Donatoni

I nostri artigiani
Raymond Vautherin

Les gestes des Artisans

Avant-propos
Roberto Vallet et Nurye Donatoni

L’artisanat valdotain de tradition de nos jours: un exemple d’approche
Damien Daudry

L’artisanat, entre passionnes et collectionneurs
Nurye Donatoni

Nos artisans
Raymond Vautherin

La collezione ivat dagli anni Sessanta al XXI secolo
La collection ivat des années Soixante au XXI siècle

Biografie degli artigiani
Biographies des artisans
Marie Claire Chaberge
 
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