La collezione IVAT. Vol 1
Dal XIX secolo agli anni sessanta
Istituto Valdostano per l’Artigianato Tipico
testi di Benonino Gerbore
Joseph-Cesar Perrin
Damien Daudry
Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28, pp 168 100 grandi illustrazioni a colori e foto d'epoca in b/n
PREMI:
SALONE DEL LIBRO DI PASSY (SAVOIA) 2007
Volume 1. PREMIO SPACIALE PER L'ETNOLOGIA.
2007. TREDICESIMA EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO
«René Willien-Regione Autonoma Valle d'Aosta»
Volume 1. Secondo premio ex aequo con «Un anno in Valle d'Aosta»
Disponibile in libreria
Recensioni
- La Vallée
La collezione Ivat
AOSTA È in uscita in questi giorni il libro “La Collezione Ivat” (Institut valdôtain de l’artisanat typique), Priuli & Verlucca Editori, curato da Roberto Vallet (direttore Ivat) e Nurye Donatoni. Si tratta del primo di due volumi interamente dedicati alla collezione Ivat, composta allo stato attuale di circa 450 opere, nucleo principale del costituendo Mav, il Museo dell’Artigianato valdostano di tradizione. Nel primo volume - riferito ai manufatti realizzati tra il XIX secolo e gli Anni Sessanta – troviamo soprattutto oggetti ed utensili d’uso domestico e agricolo, testimoni silenziosi della nostra antica civiltà pastorale, oltre ad una ventina di sculture tra le più rappresentative, i cui autori non sono più tra noi. Nel secondo volume, di futura pubblicazione, saranno proposte le produzioni di artigiani contemporanei, e le ultimissime acquisizioni della collezione, moderne ed antiche. I testi del primo volume (in versione bilingue) sono redatti da Benonino Gerbore, ex presidente dell’Ivat, il quale ha vissuto in prima persona gli anni in cui è cominciata l’opera di raccolta di manufatti che hanno poi costituito di fatto il cuore della collezione, e da Joseph- César Perrin, che ha tracciato un profilo storico, economico e sociale del fenomeno dell’artigianato di tradizione, nel quale si pone soprattutto attenzione alla nascita e allo sviluppo del concetto di “Museo”. All’interno del volume vi è inoltre una sezione intitolata “Foire d’antan”, piccola raccolta iconografica e con citazioni testuali su alcuni dei personaggi che hanno segnato gli anni di transizione (Cinquanta- Sessanta), cruciali per l’artigianato. Segue poi la sezione fotografica, in cui sono presentati cento oggetti, corredati da didascalie bilingui, le quali mettono in rilievo le peculiarità dei pezzi, la loro lavorazione, la materia prima utilizzata, il paese d’origine e l’autore, nel caso questo sia conosciuto. Tutti gli oggetti provengono dalla nostra regione. La realizzazione di questo volume ha potuto contare sulla collaborazione di Livio Charbonnier e Adolfo Lucianaz, artigiani– ricercatori che da anni ormai sono impegnati nella lettura e nella divulgazione degli elementi autentici che identificano l’artigianato valdostano, mentre le traduzioni sono state curate da Marie Claire Chaberge. Il volume sarà posto in vendita nei punti vendita Ivat e nelle librerie al costo di 29,90 euro.
- La Stampa
Un'opera che "profuma” di tradizione
Elena MeynetUn libro pieno di fotografie che «profumano» di legno: «La collection Ivat» è il volume pubblicato da Priuli & Verlucca per l’«Institut valdotain de l’artisanat typique» proprio a ridosso della Fiera di Sant’Orso 2007 e raccoglie la memoria storica degli oggetti di tradizione, così come vennero e sono ancora esposti nella «Foire ». Curato dal direttore dell’Ivat Roberto Vallet, con il supporto di Nurye Donatoni e il contributo di nomi autorevoli (come Livio Charbonnier, Adolfo Chasseur, Damiano Daudry e Joseph-César Perrin), il volume si presta ai ricordi. Come un album di famiglia, riporta i privilegi che fonti d’archivio risalenti al 1305 attribuiscono al Vescovo di Aosta nella ricorrenza di Sant’Orso e si lascia sfogliare cercando volti noti tra gli artigiani e i notabili di 40 anni fa. Il primo volume della «collezione » è un repertorio dei pezzi più significativi che appartengono all’Ivat e riguardano il periodo che va dal 1800 alla fine degli Anni 60 del XX secolo. «Ci auguriamo di poter presentare il secondo volume entro Natale - spiega Roberto Vallet -. Nella prossima uscita raccoglieremo le opere più recenti, realizzate dagli Anni 70 ad oggi. Per ora ne abbiamo individuate un centinaio, ma non escludiamo che tra le eventuali nuove acquisizioni ci siano pezzi rilevanti». Tra gli appassionati di tradizione si aggiunge anche l’editore. «E’ il contributo personale di un amante dell’artigianato valdostano - rivela Gherardo Priuli - per portare a conoscenza di tutti questo “patrimoine”, in attesa dell’apertura del Museo dell’artigianato valdostano di tradizione di Fénis. L’intento è di un forte recupero della cultura vista come patrimonio affettivo e familiare, di un bene che appartiene a tutta la comunità». In questi giorni il significato della «tradizione» torna impellente: «Dobbiamo considerare che i lavori tradizionali sono in continua evoluzione – dice ancora Vallet -. I prodotti tendono a essere condizionati dalle nuove tecniche di lavorazione e a volte possono portare a risultati sperimentali, che non sempre sono coerenti con ciò che ci è stato tramandato. Del resto i giovani non hanno più la possibilità di vedere gli artigiani all’opera in casa, nelle lunghe “veillà”, e si avvicinano all’artigianato con un approccio diverso».
- La Vallée
Ivat, ecco il catalogo
FENIS - Giusto alla vigilia della Fiera di Sant’Orso, l’Ivat - l’Istituto Valdostano dell’Artigianato Tipico - ha presentato mercoledì scorso 24 gennaio il primo volume del libro ”La Collection Ivat”, edito da Priuli & Verlucca e focalizzato sul periodo dal XIX secolo fino agli anni ’60. La cornice, scelta non a caso, era il Museo dell’Artigianato di Fénis, ormai quasi terminato. Il libro rappresenta un modo, come ha spiegato Nurye Donatoni, curatrice dell’opera insieme a Roberto Vallet, «per sottolineare l’importanza della memoria di questa importante attività umana». ”La collection Ivat” vuole offrire un supporto per l’analisi dell’evoluzione dell’artigianato valdostano, con una galleria di soggetti scelti per il loro valore storico, economico e sociale, ma anche estetico, simbolico ed emotivo. La selezione è stata effettuata da Adolfo Lucianaz e Livio Charbonnier, appassionati conoscitori e collezionisti. Non meno appassionati di Gherardo Priuli, comunque, il quale - nella sua veste di editore - ha presentato con entusiasmo il lavoro: «Avvicinandosi l’apertura di questo museo, mi sono chiesto come avrei potuto contribuire. L’ipotesi di creare un catalogo dell’artigianato valdostano mi è parsa l’idea migliore, essendo questo uno strumento che esportato in altre regioni potrà favorire la conoscenza di questo patrimonio importantissimo. Oggi, tra l’altro, i 30-40enni stanno riscoprendo il valore delle tradizioni e l’eredità della cultura d’antan». Priuli ha poi sottolineato il «fondamentale apporto» di Benonino Gerbore e Joseph César Perrin, autori delle prefazioni: «Nelle loro pagine - ha commentato Priuli - si respira tutto il sapore delle fiere di un tempo, viene condensato in maniera eccezionale tutto quanto è stato già scritto sul tema e si va oltre all’artigianato, andando a scavare anche sugli aspetti antropologici di questa attività. Lo scritto di Perrin è di qualità eccelsa, mentre una piacevolissima sorpresa è quello di Gerbore, che in quattro pagine racconta in maniera mirabile un intero mondo con i suoi personaggi ». Alla fine del 2007 è in programma l’uscita del secondo volume dell’opera. Protagonista sarà l’epoca moderna, raccontando «l’inevitabile evoluzione e le influenze culturali e sociali subite nel tempo dalla produzione artigianale ». Gli oggetti protagonisti dei due libri saranno visibili al Museo dell’Artigianato di Fénis, la cui apertura è imminente.
- Lo Scarpone
Un anno di scalate
Estratti
Fin dai primi anni del secolo scorso, nella volontà di preservare e valorizzare una tradizione così radicata, le istituzioni valdostane hanno avvertito la necessità di intervenire per promuovere l’artigianato ed incentivare i produttori, sviluppando forme e temi sempre coerenti con l’ambiente montano, aggraziando le produzioni d’uso e sviluppando l’artigianato creativo.
Dagli anni Cinquanta ai primi anni Ottanta, queste istituzioni hanno raccolto differenti manufatti, costituendo di fatto una collezione ricca e rappresentativa del percorso degli artigiani valdostani negli ultimi due secoli.
La collezione, di proprietà regionale, è attualmente affidata all’IVAT, e consta di circa quattrocento manufatti suddivisi in oggetti d’uso, tipici dell’economia agro-pastorale alpina, realizzati prima del Novecento e opere create negli ultimi cinquant’anni che, rappresentano, attraverso elaborati scultorei e decori locali, soggetti e momenti legati alla cultura del quotidiano.
Prefazione
Roberto Vallet e Nurye Donatoni
L’idea di pubblicare due volumi interamente dedicati alla collezione IVAT è nata da un’inattesa proposta da parte dell’editore stesso. La risposta è stata immediata e ha suscitato una serie di riflessioni e dibattiti ai quali hanno partecipato quegli appassionati che dedicano il loro tempo prezioso alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio artigianale di tradizione. Queste persone fanno parte di una commissione che da qualche anno ormai sta lavorando a quel sogno che è il MAV, il Museo dell’Artigianato Valdostano di Tradizione, il quale ospiterà l’intera collezione IVAT e altri oggetti.
Questo insieme di oggetti, che allo stato attuale è composto da circa 450 opere, tra le quali troviamo sia pezzi d’uso domestico quotidiano, sia pezzi artistici, non è nato con l’obiettivo di soddisfare la volontà d’informazione propria delle collezioni. Vi sono tutta una serie di lacune, risultato di acquisizioni dettate più dalla passione che da una precisa volontà di divulgazione, lacune che speriamo di colmare con le integrazioni future. L’attuale collezione è infatti il frutto di una raccolta non sistematica che alcuni appassionati amministratori, incaricati di gestire istituzioni che si sono occupate di artigianato di tradizione nella nostra regione per cinquant’anni – Comité pour l’Artisanat, EVArT, IVAT – sentivano come estremamente necessaria. Queste persone, tra le quali citiamo Amédée Berthod, René Willien, Robert Berton, Pierre Vietti, … e altri ancora, non hanno lasciato alcuna documentazione relativa alle loro acquisizioni; manca quindi il materiale che permetterebbe di descrivere le origini e l’evoluzione dell’attuale collezione IVAT. La struttura della presente pubblicazione è grosso modo il riflesso dell’evoluzione e della varietà dell’artigianato valdostano di tradizione, articolato su due gruppi temporali di oggetti.
Nel primo volume troviamo soprattutto attrezzi, testimoni silenziosi della nostra antica civiltà pastorale. Questi pezzi rappresentano le radici, l’essenza dell’artigianato, dove le mani sono guidate dalla ragione per creare degli oggetti utili al contesto domestico e a quello agricolo. Si tratta di oggetti concepiti per durare nel tempo, sovente ingentiliti da decorazioni. Nella maggior parte dei casi non si conosce il nome degli autori, ma questo non ci impedisce di ammirare l’ingegno che ha prodotto le linee, i disegni e alcuni stratagemmi tecnici, in particolare nel caso degli attrezzi agricoli. Questa sezione, che definiremo in maniera generica «storica», è completata da una ventina di sculture tra le più rappresentative, i cui autori non sono più tra noi.
Si tratta senza alcun dubbio di una scelta arbitraria, che tuttavia ci permette di valutare, attraverso lo scorrere delle pagine, il percorso del nostro artigianato. Il primo volume si ferma agli anni Cinquanta-Sessanta, periodo transitorio o di scissione tra il mondo d’antan e il mondo moderno. Il secondo volume infatti ci condurrà all’interno di un’atmosfera più recente, con sculture e artigiani contemporanei, a partire dagli anni Settanta.
Viste le costanti integrazioni della collezione IVAT, la seconda pubblicazione ne completerà la presentazione aggiornata, proponendo le ultimissime acquisizioni, moderne ed antiche, ottenute grazie al sostegno di tutti coloro che credono nella salvaguardia dell’artigianato di tradizione e nel progetto Museo.
I testi sono stati pensati e scritti l’uno da Benonino Gerbore, ex presidente dell’IVAT, artigiano e sostenitore del grande progetto di promozione, di valorizzazione e di salvaguardia dell’artigianato di tradizione, il quale ha vissuto in prima persona quei periodi in cui gli appassionati amministratori di cui sopra hanno intrapreso la loro attività di raccolta, che ha poi costituito di fatto il cuore della nostra collezione.
Il secondo testo è stato redatto dallo storico Joseph-César Perrin, che ha sapientemente tracciato un profilo storico, economico e sociale del fenomeno dell’artigianato di tradizione, nel quale si pone soprattutto attenzione alla nascita e allo sviluppo del concetto di «Museo» che, come avrete la possibilità di leggere, ha origini lontane nel tempo.
Al fine di restituire vita a questo momento di storia durante il quale è stata creata la base della nostra collezione, abbiamo voluto inserire una «Foire d’antan», piccola raccolta iconografica e testuale sui personaggi che hanno segnato quegli anni di transizione, cruciali per l’artigianato.
La realizzazione di questo volume ha potuto contare sulla preziosa collaborazione di Livio Charbonnier e Adolfo Lucianaz, artigiani-ricercatori che da anni ormai sono impegnati nella lettura e nella divulgazione di quegli elementi autentici che identificano l’artigianato valdostano. È con il loro aiuto che è stato compiuto il lavoro di selezione all’interno della collezione degli oggetti da pubblicare.
Uno speciale ringraziamento va a Marie Claire Chaberge, che ha seguito pensieri e parole da «dietro le quinte».
indice Prefazione
Roberto Vallet e Nurye Donatoni
Ricordi di un artigiano
preso in prestito dall’amministrazione
Benonino Gerbore
Dalla Fiera di Sant’Orso
al Museo dell’artigianato di tradizione
Joseph-César Perrin
Foire d’antan
Avant-propos
Roberto Vallet et Nurye Donatoni
Souvenirs d’un artisan
emprunte par l’administration
Benonino Gerbore
De la Foire de la Saint-Ours
au musee de l’artisanat de tradition
Joseph-César Perrin
La collezione ivat
dal XIX secolo agli anni Sessanta
La collection ivat
du XIXe siècle aux années Soixante