
L'Italia nell'Antica Cartografia
Recensioni
- La RepubblicaI disegni di un'Italia fantastica. Un eccezionale documento storico-geografico Paolo MauriCristoforo colombo pensava che la terra avesse più o meno la forma di una pera, eppure era a suo modo uno scienziato che proprio sulla verifica di nuove conoscenze geografiche avrebbe fondato la sua lama e cambiato la faccia del mondo. Se fosse stato per lui, dunque, il nostro pianeta avrebbe dovuto dotarsi di una bella gobba. Se andiamo indietro nel tempo scopriamo, però che la terra era già tonda per gli antichi, anche se non si sa bene chi per primo lo avesse affermato.Erodoto scrive che fu Esiodo a dirci che la terra sta al centro dell'Universo ed è una sfera.Questo non impedì a Costantino di Antiochia, noto anche come Cosma Indicopleuste, che, nel VI secolo d.C., fu studioso, mercante e viaggiatore, di inventarsi nella sua Topographia Christiana una rappresentazione del mondo a forma di tabernacolo.
Si trattava in particolar modo del tabernacolo del tempio di Gerusalemme. È, il suo, un vero e proprio universo quadrato che assomiglia ad un baule con il coperchio arrotondato: un baule nel quale sono previsti anche degli angeli lampadofori che sovrintendono alla comparsa e scomparsa degli astri.
Questa rappresentazione che oggi ci appare altamente ingenua ed era invece sostanzialmente basata su una interpretazione letterale dei testi sacri, ebbe un suo influsso per circa un centinaio di anni, come dire che diverse generazioni pensarono di vivere al centro del già ricordato baule. Che la terra fosse realmente rotonda lo dimostrò di fatto nel 1522 una nave della devastata flotta di Magellano.
Nel frattempo la fantasia degli uomini aveva creato molti e diversi mondi possibili a immagine ideale (ma creduta reale) del mondo vero. Il cartografo medievale, fedele alla concezione teologica dell'Universo, faceva in genere piovere la luce dal cielo e poneva l'est in alto e Gerusalemme al centro della Terra.
Le carte erano dunque "veridiche" rispetto alla scienza del tempo, ma spesso assai immaginarie rispetto alla realtà.
Sarebbero state di volta in volta le necessità del momento e le informazioni via via acquisite a cambiare la cartografia. Le crociate, per esempio, furono una spinta in questa direzione, giacché da sempre le carte geografiche (la conoscenza del territorio nei suoi dettagli) servono anche a fare la guerra. L'espandersi della navigazione sul finire del Medio Evo costituì un altro incentivo e, per quel che ci riguarda, l'Italia che nelle carte antiche aveva stranissime positure e gonfiori e bubboni e proporzioni assai diverse da quelle poi a tutti familiari, cominciò ad assumere la forma classica dello Stivale.
Esce proprio in questi giorni il volume, magnifico per stmpa e ricchezza, intitolato “L’Italia nell’antica cartografia” edito da Priuli & Verlucca, pagg 216, con quasi trecento illustrazioni a colori) Lire 200.000) che si deve a Roberto Borri, studioso e collezionista di antiche carte. Assicura Giorgio Aliprandi nella nota introduttiva che nessun paese europeo si è finora dotato di uno strumento del genere. L'opera di Borri è un accurato catalogo che permette, in buona sostanza,di viaggiare nelle Italie ce furono, poiché ogni carta è una rappresentazione, a suo modo, del reale, ma appunto in quanto rappresentazione si può anche definire una "messa in scena" che dunque obbedisce ad una particolare regia.
Estratti
Vengono catalogate, descritte, analizzate, ordinate (sia sotto l’aspetto cronologico che derivativo) e riprodotte le oltre duecentocinquanta carte a stampa più significative del periodo preso in considerazione, alcune delle quali sinora sconosciute e inedite; inoltre, per ognuna di esse, vengono citate e riprodotte anche numerose tavole similari e/o derivate.
L’opera (che si configura a livello di eccellenza nel suo genere) è preceduta da essenziali informazioni sulle origini della cartografia e sui codici manoscritti che, con le loro carte dipinte, hanno ispirato quelle a stampa del territorio italiano.
Dall'introduzione
Le trasformazioni geologiche della crosta terrestre conseguenti allo smembramento dell’originario unico continente (la Pangea), hanno dato origine, nel cuore del Mediterraneo, ad una singolare e suggestiva penisola a forma di stivale.
Il desiderio di conoscere, l’ingegno e il metodo hanno gradualmente e faticosamente consentito all’uomo di riconoscere e attribuire alla regione italiana la predetta forma.
Il parallelismo di questi due fenomeni – naturale e scientifico – tra di loro lontanissimi nel tempo, ma alla fine convergenti, ha per me costituito lo stimolo principale alla collezione e allo studio della carta dell’Italia.
L’attuale configurazione fisica costituisce l’ultimissima fase di un processo geologico durato complessivamente circa duecento milioni di anni: dalla formazione delle Alpi e degli Appennini (avvenuta circa sei milioni di anni orsono) al periodo delle grandi glaciazioni (e perciò solo un milione di anni fa) l’Italia era una smilza lunga penisola, la pianura padana era occupata dal mar Adriatico, la Puglia era un’isola, la Sicilia era divisa in due tronconi, la Sardegna e la Corsica erano fuse in un unico stretto blocco. Nulla, insomma, faceva pensare all’immagine dello stivale. L’analisi del materiale cartografico della penisola italiana ci conduce straordinariamente alle medesime conclusioni. Sebbene da oltre settecentomila anni l’Italia rivesta l’attuale caratteristica forma, i geografi dell’antica Grecia, penalizzati dalle rudimentali metodologie a disposizione, non poterono che assegnare alla penisola una delineazione goffa e stiracchiata e perciò assai diversa da quella reale: altro che stivale!! […]
INDICE
PRESENTAZIONE
INTRODUZIONE
LE ORIGINI DELLA CARTA GEOGRAFICA
LA CARTA GENERALE DELL'ITALIA NEI CODICI MANOSCRITTI
I MODELLI FONDAMENTALI
LA CARTA DI TOLOMEO
LA CARTA GENERALE DELL’ITALIA NELLE ANTICHE STAMPE DAL 1477 AL 1799
ELENCO DELLE CARTE A STAMPA
INDICE DEGLI AUTORI
BIBLIOGRAFIA