K2 una storia finita
Relazione di Fosco Maraini, Alberto Monticone, Luigi Zanzi sulla spedizione italiana al K2 del 1954
Relazione di Fosco Maraini, Alberto Monticone, Luigi Zanzi sulla spedizione italiana al K2 del 1954
CLUB ALPINO ITALIANO
Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 14x21,5 pp 144 con inserto fotografico
Recensioni
- IL CITTADINO
Bonatti e la conquista del K2 su RAI1 - L’opinione
K2 La verità nascosta
pagina 2 - L’opinione
K2 La verità nascosta
pagina 1 - Corriere delle Alpi
Verità sul K2, ora c'è il sigillo del Cai - Alto Adige
Verità sul K2, ora c'è il sigillo del Cai - Trentino
Verità sul K2, ora c'è il sigillo del Cai - Il Resto del Carlino
Bonatti riconquista il K2 - Libero
Scalata al k2, 54 anni dopo tre "Saggi" riabilitano Bonatti - Libertà
K2, Bonatti riabilitato - La Sicilia
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Bonatti riabilitato sul caso K2 - Il Messaggero
Conquista del K2, dopo 54 anni di polemiche il CAI riabilita Bonatti - Il Giornale di Reggio
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Bonatti riconquista il K2 - Avvenire
Sul K2 Bonatti aveva ragione. Ma chi ha torto? - Lombardia Oggi
K2, ha ragione Bonatti: la verità finalmente pubblicata dal Cai - alpinia.net
la recensione su alpinia.net
K2, la «montagna delle montagne», salita per la prima volta dalla spedizione italiana guidata da Ardito Desio nel 1954: un’impresa alpinistica che per lunghi anni è stata al centro di una disputa che ha turbato il mondo dell’alpinismo mettendo in luce sempre più l’esigenza di un chiarimento riguardo alle vicende intervenute dal campo VIII in su, fino alla cima, e con riguardo al ruolo cruciale avuto da Walter Bonatti.
Come spesso accade, la storia di tale impresa alpinistica sembrava divenuta una «storia infinita». Su incarico del CAI adesso un’apposita commissione di Tre Saggi (Fosco Maraini, Alberto Monticone, Luigi Zanzi) ha rettificato e riscritto in più punti fondamentali la Versione Ufficiale. Ora, forse, quella del K2 può considerarsi una «storia finita».
Noi speriamo che lo sia veramente, perchè oramai non c'è più nemmeno una parola da aggiungere, sappiamo tutto, passo per passo, respiro per respiro e vi confessiamo che non potrebe interessarcene di meno, la vicenda del K2 che era il vanto dell'alèpinismo italiano è stata trasformata in una contesa di carte bollate, di giudizi i tribunale, di j'acuse e di bugie, veramente una storia italiana, anzi all'italiana, come dall'estero è stata bollata la vicenda.
L'impegno del CAI, spesso chiamato in causa come muto testimone e dell'attuale presidente generale, Professor Annibale Salsa, hanno fatto in modo che finalmente sia posta la parola fine a una questione interminabile, come la questione Maestri e Cerro Torre d'altronde, e speriamo che lo sia veramente visto che chi potrebbe essere interessato ad andare ancora avanti, chiarita tutta la vicenda? - Focus
Scalata al K2. Il caso è chiuso - Rivista del CAI
K2, una storia finita - gazzetta.it
K2, la verità 54 anni dopoLa recensione sul sito gazzetta.it
Compagnoni e Lacedelli sulla seconda vetta più alta del mondo: una storia non del tutto chiarita. Ecco, nella relazione ufficiale dei Tre Saggi incaricati dal Cai, come è stata rettificata e riscritta in più punti fondamentali la versione di Ardito Desio sulla conquista del K2. Con la piena riabilitazione di Walter Bonatti
MILANO, 20 marzo - Mezzo secolo, per la precisione 54 anni, non sono pochi. Non sono mai pochi neppure per la storia dell’alpinismo, anche se la verità, come nelle favole più belle, alla fine trionfa sempre. La verità, questa verità, per altro era già emersa in una serata al Filmfestival della Montagna condotta a Trento da Reinhold Messner, che nel maggio 2004 disse pubblicamente: “Se la conquista del K2 ha il proprio padre in Ardito Desio, ha certamente il secondo padre in Walter Bonatti». Perché, come non ricordarlo, il merito della conquista (finale) del K2, il 31 luglio 1954, è stato dato esclusivamente ad Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. Ora tale versione è confermata ufficialmente in questo libro curato da Luigi Zanzi, edito da Priuli e Verlucca, che propone i risultati del lavoro di un comitato di Tre Saggi (i professori Fosco Maraini, Alberto Monticone e Luigi Zanzi) incaricato dal Club Alpino Italiano (Cai) sempre nel 2004, di analizzare in chiave storico-critica la relazione del capospedizione Ardito Desio. In questi anni Walter Bonatti ha lottato, anche nei tribunali, per vedere riconosciuta la sua impresa. Ora la vittoria morale, perché con la pubblicazione di questo lavoro il Cai ha compiuto l'ultimo passo per correggere gli errori e le omissioni contenute nella relazione di Ardito Desio, capo della spedizione italiana che nel 1954 ha conquistato per la prima volta la seconda vetta del pianeta (8.616 metri), la montagna che, come abbiamo avuto modo di ricordare poco tempo fa, nel diario dello stesso Desio veniva scritta come K 2 (con uno spazio tra le due lettere), perché quella era la grafia comunemente usata nel passato. E rispettata da Ardito Desio.
LA RELAZIONE - "Con questo gesto - afferma il segretario generale della Convenzione delle Alpi, Marco Onida -, il Cai si pone non a difensore di presunte verità che avrebbero fatto comodo in un periodo storico nel quale l'Italia cercava di riguadagnare la stima internazionale perduta nella prima metà del secolo, bensì a custode di una verità storico-critica, dimostrata e documentata. Non bisogna dimenticare - aggiunge Onida - che le aspettative di una rettifica della versione ufficiale, nella direzione da tempo richiesta da Bonatti, hanno da sempre varcato i confini italiani. La pubblicazione del Cai pertanto serve a dare credibilità all'Italia nel mondo dell'alpinismo e della cultura di alta montagna di tutto il pianeta". Dalla relazione dei tre saggi emerge che «le bombole furono trasportate da Bonatti scendendo dal campo VIII al campo VII e risalendo poi al campo IX, che tuttavia era stato posto da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli in luogo diverso da quello convenuto, costringendo Bonatti e l’hunza Mahdi ad un bivacco all'aperto nella tormenta a circa 8.100 metri di quota». Bonatti superò illeso la prova, mentre Madhi dovette subire varie mutilazioni agli arti inferiori e superiori. Oltre al danno arrivò poi la beffa: Bonatti fu oggetto di assurde accuse e sospetti riguardo alle sue «presunte vere intenzioni», costringendolo ad adire (con successo) anche le vie giudiziarie. I Tre Saggi incaricati dal Cai hanno esaminato la relazione ufficiale redatta da Desio, altri documenti e testimonianze. Ne è uscito un lavoro, che integra ed in parte modifica in modo drastico la verità che traspare dalla relazione di Ardito Desio. La relazione è stata già consegnata da tempo al Cai dai Tre Saggi, ma ora è stata ufficialmente acquisita. Da questo momento, pertanto, questa che arriva anche nelle librerie, è la relazione ufficiale sulla spedizione che fu promossa e finanziata dal Cai.
MESSNER – Si è già detto delle dichiarazioni di Messner (maggio 2004) al Filmfestival della montagna, ma forse vale la pena di ricordare che Messner – a proposito: il primo numero della collana Alp-Ritratti (CDA & Vivalda) in uscita è dedicata proprio al grande alpinista altoatesino - pronunciò quelle parole in veste di presentatore della serata di gala organizzata per celebrare i 50 anni della grande conquista del K2 da parte della spedizione italiana. Sul palco c'erano cinque veterani dell'impresa: con Compagnoni e Lacedelli, anche il bolzanino Erich Abram, Ugo Angelino e Bruno Zenettin. Tra i protagonisti ancora in vita mancava solo Pino Carlotti. Presente anche la figlia di Desio, Maria Emanuela. Quando Messner pronunciò quelle parole, Abram applaudì mentre Compagnoni e Lacedelli rimasero impassibili. Si strinsero la mano subito dopo la riproposizione dello spezzone di film da loro girato in vetta al K2. "Immagini di una qualità grandiosa" le definì lo scalatore altoatesino. Messner ricostruì le ore precedenti l'assalto alla vetta, scandendo i drammatici momenti della notte trascorsa all'addiaccio, a 8.100 metri di quota, da Walter Bonatti e dallo sherpa a protezione delle bombole di ossigeno portare in quota per consentire a Compagnoni e Lacedelli di compiere l'impresa.
“Impossibilitati a raggiungere il campo IX a 8.200 metri, sia perchè ormai era notte, sia perchè nella tenda non ci sarebbe comunque stato lo spazio fisico per quattro persone – sottolineò Messner -, pur di difendere dalle slavine le bombole (ogni set da tre pesava 19 chilogrammi, ndr), Bonatti e lo sherpa non hanno esitato a dormire all' addiaccio, senza tenda, senza poter mangiare, nè bere. È incredibile cosa hanno sofferto. Reinhold Messner spazzò via anche le polemiche sul comportamento di Bonatti. “Era senza maschera - chiarì - e non potè quindi usare l' ossigeno, ma tantomeno aveva in testa di tentare l'assalto alla vetta perchè a quel tempo si riteneva impossibile salire oltre gli 8.200 metri senza le bombole di ossigeno. Inoltre, se proprio avesse voluto tentare l'assalto alla vetta - proseguì -, Bonatti non sarebbe sceso al campo VII per recuperare le bombole, compiendo uno sforzo fisico immane. Lui invece ha dato tutto - concluse -, ha rischiato la vita per consentire la vittoria della spedizione italiana. Per questo se la conquista del K2 ha il proprio padre in Ardito Desio, ha certamente il secondo padre in Walter Bonattì”. Quindi definì Bonatti il più grande alpinista al mondo nel periodo tra il 1955 e il 1965, forse “anche per non essersi visto riconosciuto il grande lavoro svolto sul K2”. “È arrivato il momento - concluse Messner - che ritorni lo spirito di fratellanza e di amicizia che c'era al ritorno della spedizione in nave a Genova. Allora era rientrato in Italia il miglior gruppo al mondo di specialisti d'alta quota”. Messner indicò la chiave del successo italiano nell'abbinamento perfetto tra Compagnoni (“grande specialista sul ghiaccio”) e Lacedelli (“fortissimo sulla roccia”) ma anche nell'impronta dato alla spedizione (più di mille uomini con 13 tonnellate di materiale) da Ardito Desio, definito «un piccolo generale». Durante la serata furono proposti spezzoni di filmati di quasi tutti i tentativi di scalata al K2, compresa la spedizione del Duca degli Abruzzi. Era presente anche l'americano Charles Houston per due volte, nel '39 e nel '53, protagonista di due ascensioni, senza fortuna. A Genova al rientro degli italiani, paragonò Desio a Cristoforo Colombo. Quella del K2, come spesso avviene ed è avvenuto quando si parla di grande alpinismo, sembrava divenuta una "storia infinita". Adesso proprio grazie al lavoro portato a termine dai Tre Saggi, su incarico del Cai, si può finalmente parlare (forse) di "storia finita". Come giustamente dice il titolo di questo libro.
K2 una storia finita, a cura di Luigi Zanzi (relazione di Fosco Maraini, Alberto Monticone e Luigi Zanzi sulla spedizione italiana al K2 del 1954). - La Stampa
K2, dal CAI l'ultima verità storica
Le conclusioni a cui i tre saggi del Club alpino italiano, Fosco Maraini, Alberto Monticone, Luigi Zanzi, sono arrivati per chiarire alcune questioni relative alla spedizione italiana guidata da Ardito Desio alla vetta del K2 nel 1954, su richiesta nel 2004 del Cai, sono state pubblicate da Priuli & Verlucca nel libro «K2 Una storia finita». L’impresa alpinistica al K2, cui hanno partecipato anche i valdostani Ubaldo Rey, Mario Puchoz e Sergio Viotto, è stata al centro di una lunga disputa che ha turbato il mondo dell’alpinismo mettendo in luce l’esigenza di chiarire quanto avvenuto dal campo VIII alla cima. «Emerge dalla relazione una verità storico-critica per più aspetti e in più punti difforme da quella precedentemente acquisita - dice nella prefazione il presidente Cai Annibale Salsa -, ma il Cai, in adempimento alle proprie finalità istituzionale, si erge a custode della ricerca della verità». E che la versione sulla scalata al K2 possa dirsi una storia «finita» lo sostiene anche Enrico Camanni nell’introduzione. «Per 50 anni la storia ufficiale ne ha nascosta un’altra, meno nobile e trionfale, che oggi vede riconosciuto a Walter Bonatti il ruolo di uomo più forte del gruppo. Ma gli alpinisti sono uomini e possono sbagliare: spetta agli storici rimettere le carte a posto» - La Stampa
La spedizione italiana sul K2 del 1954
L’ha voluto il Club alpino italiano, lo porta nelle librerie l’editore «Priuli&Verlucca». E’ la relazione finale curata da tre saggi (Fosco Maraini, Alberto Monticone, Luigi Zanzi) che dovrebbe mettere fine alle polemiche seguite alla prima ascesa italiana sul K2, nel 1954. «Un’impresa alpinistica che è stata al centro di una disputa che ha turbato il mondo dell’alpinismo». Ora la relazione finale e ufficiale su ciò che avvenne dal campo VIII «in su, fino alla cima, e con riguardo al ruolo cruciale avuto da Walter Bonatti». - La Stampa
Scalata al K2, il Cai «riabilita» Bonatti - La Nazione
Bonatti riconquista il K2 - La Gazzetta dello Sport
K2, il CAI 54 anni dopo «Bonatti ha ragione» - Corriere della sera
«Caso K2»: Bonatti riabilitato dopo 54 anni - larepubblica.it
K2, caso chiuso dopo 54 anni i "saggi" riabilitano Bonattila recensione su larepubblica.it
Il Cai ha dato il "visto si stampi" alla relazione chiesta nel 2004 E' la verità definitiva sull'arrivo in vetta, il 31 luglio 1954
di LEONARDO BIZZAROIL CASO è chiuso. Aveva ragione Bonatti. 54 anni dopo, pressoché un primato, esiste una verità ufficiale sulla prima salita al K2. Bonatti riabilitato, non sfruttò l'ossigeno delle bombole che aveva portato in quota a Compagnoni e Lacedelli. I vincitori lo respirarono fino alla vetta. E tantissimi altri pesanti particolari di quelle ultime ore sulla seconda vetta del mondo sono da rivedere, dalla notte in tenda dei due, in una posizione diversa rispetto a quanto concordato, al terribile bivacco nella neve di Bonatti e Mahdi: un capitolo intero, sostanzialmente, del volume sulla spedizione firmato da Ardito Desio.
Lo sapevano tutti, ma sulla storia non esisteva ancora il timbro del Club alpino italiano. L'associazione ha finalmente dato il "visto si stampi" alla relazione che era stata chiesta nel 2004 a "tre saggi": lo scrittore Fosco Maraini e i docenti universitari Alberto Monticone e Luigi Zanzi. Fra qualche giorno il testo uscirà, pubblicato dall'editore Priuli&Verlucca, con l'introduzione del presidente generale del Cai, Annibale Salsa, le minuziose note esplicative di Zanzi e gli interventi storico-alpinistici di Enrico Camanni e Roberto Mantovani.
Da decenni si spingeva per una versione univoca su un'impresa che gli appassionati di tutto il mondo ricordavano ormai più per le polemiche, che per l'arrivo in vetta, la sera del 31 luglio 1954, di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni. Polemiche che curiosamente non si scatenarono quando nel dicembre dello stesso anno uscì per Garzanti la relazione del capospedizione Ardito Desio. Pur zoppicante e lacunosa, soprattutto nella parte che riguardava l'assalto alla vetta, arrivò in libreria senza troppo clamore.
Le liti si scatenarono quando nel 1964 venne pubblicato, sulla Nuova Gazzetta del Popolo, un reportage che metteva sotto accusa il comportamento di Walter Bonatti. Al giovane alpinista - aveva 24 anni al tempo della spedizione - erano stati preferiti Compagnoni e Lacedelli per l'attacco finale, pur essendo lui l'uomo sicuramente più in forma del gruppo. Rispettoso della gerarchia, Bonatti accettò comunque gli ordini di Desio. Assieme all'hunza Mahdi portò le bombole di ossigeno fin oltre gli ottomila metri, dove avrebbe dovuto incontrare i compagni. Il bivacco dei due era stato però spostato, evidentemente temevano che Bonatti volesse sostituirli il giorno dopo nell'ultima corsa al K2.
Bonatti e Mahdi furono costretti a bivaccare all'aperto, una prova, a quell'altezza, cui nessuno fino allora era sopravvissuto. L'apporto fondamentale alla vittoria non gli venne riconosciuto per moltissimi anni. Non solo, fu invece accusato di aver consumato, per resistere nella notte, l'ossigeno delle bombole che aveva con sé, tanto da consegnarle pressoché vuote a Compagnoni e Lacedelli, costretti - secondo il loro racconto - a salire gli ultimi duecento metri senza l'aiuto del gas.
Una ricostruzione contro la quale Bonatti lottò sempre, con interviste e libri in cui puntigliosamente smontava le insinuazioni. Ma la sua versione sembrava destinata a non essere mai presa ufficialmente sul serio. Fino alla ricostruzione dei "saggi" di qualche anno fa, appunto. Ma anche al libro-intervista di Giovanni Cenacchi in cui Lacedelli ammise, nell'anno del cinquantenario, che non tutto era andato come Desio aveva scritto. Perfino Compagnoni fu costretto a dire che sì, forse qualche particolare andava corretto.
Morto Mahdi, morto Ardito Desio nel 2001, restava solo la figlia a opporsi fieramente a una revisione. Ma all'interno del Cai non era scomparsa una certa resistenza alla riscrittura di quelle pagine lontane. Il documento di Maraini, Monticone e Zanzi - che dava ragione a Bonatti su grandi questioni e su particolari apparentemente insignificanti - restò per qualche tempo in un cassetto. Intelligentemente, il presidente Salsa attese che si calmassero le acque. Anche la decisione di pubblicarlo è stata presa sottovoce.
Fra qualche giorno, anche il K2 avrà la sua storia. Una, accettata da tutti. E Bonatti, Compagnoni e Lacedelli, che vivono oggi una vecchiaia serena, potranno forse risedersi allo stesso tavolo. (28 marzo 2008)
K2, la «montagna delle montagne», salita per la prima volta dalla spedizione italiana guidata da Ardito Desio nel 1954: un’impresa alpinistica che per lunghi anni è stata al centro di una disputa che ha turbato il mondo dell’alpinismo mettendo in luce sempre più l’esigenza di un chiarimento riguardo alle vicende intervenute dal campo VIII in su, fino alla cima, e con riguardo al ruolo cruciale avuto da Walter Bonatti. Come spesso accade, la storia di tale impresa alpinistica sembrava divenuta una «storia infinita». Su incarico del CAI adesso un’apposita commissione di Tre Saggi (Fosco Maraini, Alberto Monticone, Luigi Zanzi) ha rettificato e riscritto in più punti fondamentali la Versione Ufficiale. Ora, forse, quella del K2 può considerarsi una «storia finita».