Il romanzo della criminologia
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Lombroso, cento anni dopo il «delinquente nato» - L’Indice
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IL ROMANZO DELLA CRIMINOLOGIA
leggi qui la recensione su milanopress.itPerché si scatena il male? Il “Romanzo della criminologia” è come un faro acceso nella “notte buia e tempestosa”, per fare luce sulla questa annosa questione. Un tentativo di spiegare e di chiarire - attraverso un percorso molto lineare, dotto ma non difficile - ciò che da sempre viene identificato con l’onesto e il soggetto normale da un lato e il pazzo e il delinquente dall’altro. Pierluigi Baima Bollone affronta, con un linguaggio diretto e semplice, con l’affabilità e la leggerezza del narratore e la grande esperienza del medico legale, un argomento di grande attualità. Partendo dalla nascita e dallo sviluppo della criminologia nel mondo classico, giunge fino a noi esemplificando come sia stretto il rapporto tra il romanzo poliziesco, la fiction e il crimine. Oggi chiunque, almeno per una volta, si è finto detective, investigatore sui fatti di cronaca nera: “si tratta di una curiosità che spinge ciascuno al desiderio di scoprire, di investigare quella che in inglese è “detection” e che conduce all’importante genere letterario e filmico costituito dal romanzo poliziesco e dalla fiction criminale, focalizzati sul delitto e sulle immagini per scoprirne l’autore” spiega il Professore Baima. Proprio sul campo, grazie a quasi mezzo secolo di attività medico-legale Baima Bollone ha elaborato e maturato studi ed esperienze personali che ripercorre in questo romanzo attraverso un affascinante racconto dai molteplici aspetti, filosofici, psicologici e soprattutto profondamente umani. Freud, Cesare Lombroso, ma anche Cesare Beccaria per toccare anche gli antichi Assiri e Babilonesi 700 anni avanti Cristo: un excursus da leggere tutto d’un fiato, una storia che appassiona perché contiene tanto della realtà che ci circonda, spiegata e arricchita dai documenti che studiosi, scienziati e uomini di medicina hanno lasciato nel corso della storia.
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Ecco come ti seziono il criminale
La criminologia è un crocevia di scienze dove si incontrano psicologi, psichiatri, antropologi, sociologi, giuristi e medici legali. Che poi, con la loro prospettiva sul crimine, orientano i politici chiamati a disegnare leggi più o meno punitive. Assiepato intorno al teatro delle indagini e della giustizia, c'è il pubblico: la sua curiosità spesso morbosa per i delitti veri si rispecchia nel florido filone della fiction poliziesca, a riprova che il crimine ha una presa profonda anche sui cittadini più innocui. Machi è il criminale?Perché di fronte al singolo delitto tutti provano orrore e invece pochi si mobilitano contro reati di stato che colpiscono migliaia di persone sopprimendole (5628 esecuzioni capitali nel 2006, in gran parte in Cina), torturandole, privandole della libertà e delle risorse per sopravvivere?
Pierluigi Baima Bollone, ordinario di medicina legale all' Università di Torino, nel suo Romanzo della criminologia, parte di qui, ma si concentra sui problemi essenziali: distinguere tra responsabilità e patologia, tra determinismo biologico e influsso dell'ambiente. Cosa difficile, perché questi fattori si mescolano in varia misura, rendendo ardua la scelta tra pena e cura, isolamentoe recupero sociale.
La criminologia nasce dal confluire di discipline che per secoli furono separate. Esordì la scienza giuridica: Hammurabi, che promulgò uno dei primi codici, regnò in Mesopotamia dal 1792 al 1749 a.C. Aristotele si interrogò sulle caratteristiche del criminale. Le prime autopsie risalgono al XIII secolo: Guglielmoda Saliceto (1210-1273) seziona il cadavere del nipote del marchese Umberto Pallavicino per chiarire se fosse morto avvelenato.
Nel 1734 l'Università di Napoli istituisce quella che possiamo considerare la prima cattedra di medicina legale, la Francia attenderà fino al 1812.
Un ruolo controverso ma centrale svolge il veronese Cesare Lombroso, in cattedra a Torino negli anni d'oro del pensiero positivista. Maestro del futuro premio Nobel Camillo Golgi, nel 1871 Lombroso osserva nel cranio del brigante calabrese Giuseppe Vilella una fossetta occipitale interna.
Su questa anomalia fonda la teoria del «criminale nato» e dell'atavismo, cioè del riemergere di istinti tipici dell'uomo primitivo. Ne esce il suo saggio più famoso: L'uomo delinquente (1876). Baima Bollone analizza quattro edizioni dell'opera, cogliendo l'evolversi del pensiero lombrosiano, le sue relazioni con il darwinismo, la frenologia ottocentesca e poi la psicoanalisi di Freud. Un pensiero oggi in gran parte superato, ma che ebbe il merito di spostare l'attenzione del legislatore dal delitto astratto all'uomo che lo commette, con le sue specificità biologiche, sociali, culturali.
Quanto alle tecniche a disposizione del criminologo, Baima Bollone accenna alle impronte digitali studiate da Ottolenghi, pioniere della polizia scientifica, e si ferma alla «macchina della verità». Non tocca l'analisi del Dna, oggi mitizzata come soluzione di ogni delitto. Né confronta l'ingenuo determinismo lombrosiano con quello sofisticato della genetica molecolare. Ma questo sarebbe stato un altro libro. - La Stampa
Il racconto di un’esistenza dedicata alla criminologia
Pierluigi Baima Bollone, medico legale, docente, studioso. Una vita trascorsa ad occuparsi di criminali con molti, condivisi, interrogativi. Esiste la faccia da criminale? Le teorie del Lombroso e di Freud che validità hanno? E’ giusto parlare di atavismo criminale? Pierluigi Baima Bollone analizza i delitti commessi dai «pazzi», si districa nei rapporti tra psichiatrica, psicologia, atropologia criminale e sociologia. A una conclusione arriva: la criminologia è prima di tutto un fatto culturale.
- Matrix
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