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Buongiorno Piemonte

Buongiorno Piemonte

Versione italo-inglese
 
Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28, pp 152 con oltre 160 immagini a colori
ISBN 978-88-8068-466-4
Disponibile in libreria

 

Estratti



Un prestigioso volume inedito che raccoglie più di 160 fotografie, spesso riprodotte a piena e doppia pagina, per conoscere a fondo i luoghi più noti ma anche molti particolari del Piemonte. Le immagini sono il frutto di una campagna fotografica terminata nel settembre 2004 ad opera di Dario Fusaro, Enrico Formica e Livio Bourbon e sono accompagnate dall'introduzione di Massimo Gramellini.

Dall'introduzione

Chiedere a un piemontese di parlar bene del Piemonte è esercizio difficile e spesso tortuoso. C’è chi ama la sua terra gridandone al mondo le meraviglie. E chi invece la circonda di un affetto riservato che lo induce a tacerne i pregi presso gli “estranei”. Noi che siamo nati in quel salotto d’Italia che sta fra le Alpi e il mare, apparteniamo di solito alla seconda categoria. Ma la nostra ritrosia congenita nei confronti di ogni forma di autoesaltazione ha consegnato il Piemonte e la piemontesità alla dittatura dei luoghi comuni.
Questo dizionario alfabetico nasce dal desiderio di abbatterne alcuni. Non troverete, per esempio, allusioni stantie (e invidiose) all’indole dei cuneesi. E neppure quel “D come Domodossola” che ha ridotto una splendida città a espediente linguistico dell’Italia intera. Prima di perderci nell’incanto fotografico delle prossime pagine, ecco dunque un ripasso molto personale dei tesori di una regione che sta per diventare di moda, ma non troppo. Aperta a tutti, ma appartata. Come piace a noi.

ACQUA.
Il fascino di un luogo è determinato dai contrasti, che in Piemonte sono sempre estremi. La patria del vino è anche quella delle acque minerali, con grande dispiacere di un mio bisnonno che faceva colazione “pucciando” il pane nel barbera e si vantava di usare l’acqua solo per lavarsi. La fabbrica dei trigliceridi (dolci & formaggi) fornisce la materia prima per macedonie di frutta salutiste: pesche del Roero, mele di Pinerolo, fragoline di Tortona. La terra di Cavour, liberale e mangiapreti, ha dato i natali al gesuita Botero, teorico insuperabile della conservazione. Valenza, capitale del lusso, convive con Asti che inventò il prestito a pegno. E solo in Piemonte gli scozzesi diventano prodighi, come quel Neal Mac Eacharn che donò alla cittadinanza di Verbania i fantastici giardini di Villa Taranto.

BOGIANEN.
È la storia di un equivoco. L’espressione passata a indicare la pigrizia dei piemontesi ne rivela piuttosto la fermezza di carattere. Sorse sulla bocca del conte di San Sebastiano, quando questi nel 1747 respinse l’ordine di ritirarsi dal colle dell’Assietta sotto l’incalzare dei francesi, perché noi “bogioma nen”, non ci muoviamo, “e quando avremo finito le cartucce, ci resteranno ancora le baionette, il calcio dei fucili, le pietre e le unghie”. Non pigri, dunque, ma tosti. Eppure capaci di slanci imprevedibili verso l’altro. E verso l’alto: mica per niente il più grande campione italiano di mongolfiera abita a Mondovì.

CARDUCCI.
È controverso se l’ode “Piemonte” abbia fatto del bene all’immagine della regione, ingabbiandola in una eterna cartolina scolastica di camosci che saltano e valanghe che tuonano. Quel che invece è sicuro è che il toscano Carducci si limitò a poetare il francobollo di Piemonte che poteva scorgere dalla camera del suo albergo di Ceresole, affacciata sul Gran Paradiso. Lui sì, un vero bogianen.

DOI POVRON BAGNÀ 'NT L'EULI. [...]
 
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