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  • L'Universo
    Atlante Orografico delle Alpi
  • Die Alpen
    Orographischer Atlas der Alpen: IVOEAClaudio Abächerli
  • Alp
    Le due Alpi

    Ha fatto e farà discutere la recente operazione Soiusa (Suddivisione orografica internazionale unificata del sistema alpino), sostenuta dal Club alpino italiano e sfociata nella pubblicazione dell’Atlante orografico a cura di Sergio Marazzi (Priuli&Verlucca editori). Se n’è addirittura parlato al Festivaletteratura di Mantova, come a dire che l’iniziativa ha superato la ristretta cerchia degli specialisti per farsi evento culturale, argomento degno di essere approfondito. La vera innovazione di Soiusa consiste nel fatto che le Alpi da tre diventano due (occidentali e orientali), per «meglio rispondere - sostiene Marazzi - al ruolo di sistema montuoso europeo» e perché «lo spazio delle Alpi - scrive il presidente del Cai Annibale Salsa - costituisce un territorio intrinsecamente transfrontaliero e sopranazionale ». È chiaro che l’attrito tra bipartizione e tripartizione è un problema tipicamente italiano, perché l’Italia è l’unico paese ad abbracciare l’intero arco alpino, e perché a livello amministrativo e politico in Italia le Alpi restano di sicuro un territorio spezzato in tre: Piemonte e Valle d’Aosta, Lombardia, Triveneto. Ma siccome la geografia non dovrebbe inchinarsi a logiche politiche o di potere, occorrerebbe rifarsi a elementi più obiettivi e a valori più alti, cominciando dal fatto - sono ancora parole di Salsa - che l’uomo tende a «dare un nome a ciò che lo circonda e a stabilire regole classificatorie per trasformare il disordine naturale in ordine culturale ». In questo senso le Alpi sono certamente due e non tre, per motivi morfologici e storici. Morfologicamente le Alpi si dividono tra “calcaree” e “granitiche”, che non è una differenza da poco; banalizzando il concetto, c’è chi ha la fortuna di abitare sugli altipiani (in Francia o in Tirolo, non importa), con orizzonti così larghi che a volte non sembra nemmeno di essere in montagna, e c’è chi è costretto a vivere in valli talmente strette (a Cuneo o a Sondrio, non fa differenza) che d’inverno non arriva mai il sole, e che per coltivare un pezzo di terra bisogna portarcela a braccia. Storicamente le Alpi si dividono in “tedesche” e “romane”, bipartizione che non corrisponde esattamente alla precedente, ma in parte la conferma. Non ci vuole un occhio particolarmente allenato per capire che in Sudtirolo, Austria e Germania, e in buona parte della Svizzera, il territorio è più ricco e curato che nel resto della catena alpina, dove per “ricchezza” si deve intendere soprattutto quella culturale, il senso di appartenenza, l’orgoglio di essere montanari, l’amore e la nostalgia per la propria patria naturale (Heimat). Questa differenza, soprattutto quando coincide con le caratteristiche geologiche, ha creato Alpi a due marce di sviluppo, al punto che quella “alpinità” che a Torino o Milano fa spesso rima con “marginalità”, a Bolzano, Innsbruck o Berna può ancora corrispondere a un privilegio.

    L'opinione di Enrico Camanni

  • Varese Mese
    L'arco alpino dell'era moderna
  • Dalle Montagne
    Ma-Con-Gran-Pen… non più
    Sulla copertina campeggia una fotografia delle Alpi ripresa dal satellite. Questo volume si presenta come atlante orografico, ma in realtà è molto di più. È uno strumento di lettura, un’interfaccia per visualizzare una realtà altrimenti troppo complessa e articolata. In una parola: SoiuSA, acronimo musicale e un po’ oscuro – finché non entrerà nel vocabolario comune – che si scioglie in Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino. La partizione alpina classica elaborata in Italia nel 1926 – che fino a qualche anno fa si memorizzava a scuola con “MA COn GRAn PENa LE RECA GIÙ”– offriva una validità limitata al territorio italiano rispecchiando il nazionalismo tipico della prima metà del Novecento, e prestandosi a errori e incongruenze. Da qui la necessità di un metodo più internazionale di classificazione: tra i pregi di questo nuovo atlante il suo essere sovranazionale e transfrontaliero. La nuova ripartizione consente a tutti i Paesi interessati dalla catena alpina di identificare precisamente, con una sigla alfanumerica, ogni gruppo montuoso. Questo vuol dire che la sigla adottata per contrassegnare le singole aree indicherà lo stesso raggruppamento per un austriaco e per uno sloveno. Il sistema utilizza un criterio uniforme secondo una gerarchia piramidale, in cui al vertice c’è la prima divisione nei due grandi gruppi Alpi Occidentali/ Alpi Orientali (che cancella le Alpi Centrali, non integrabili nel sistema austriaco e tedesco). Alla base della piramide ci sono i 1625 sottogruppi. Tra questi due poli si contano 5 settori, 36 sezioni, 132 sottosezioni, 333 supergruppi e 870 gruppi. In tutto sono 3498 raggruppamenti montuosi. Sembra impossibile,ma non c’è da spaventarsi: non occorre certo impararli a memoria: è sufficiente aprire l’indice analitico e cercare. Per esempio a pagina 350 per la catena del Pizzo Badile si legge: “15.III.3.e”. Questa sigla ci dice che ci troviamo nel terzo gruppo (3) della terza sottosezione (III) della quindicesima sezione alpina. Un “Prospetto riepilogativo” completa l’informazione nelle due direzioni di questa ideale piramide: salendo verso il suo vertice, si legge che ci troviamo nel settore IIA delle Alpi Orientali, ovvero nelle Alpi Centrorientali. Sono 16 le modifiche sostanziali apportate dalla SoiuSA, oltre alla già nominata bipartizione Occidentali/ Orientali. La scissione delle Marittime in Liguri e Marittime; le scissioni delle Prealpi Lombarde e delle Alpi Retiche in tre nuove sezioni, diretta conseguenza del loro inserimento nelle Orientali; l’abolizione delle Noriche; l’esclusione della zona del Carso, appartenente alla Regione Mediterranea, e del settore sudoccidentale delle Giulie, afferente in parte alle Prealpi Slovene, in parte al Sistema Dinarico. Il libro richiede un minimo di applicazione e di esercizio. Un buon ausilio viene dalle tavole cartografiche, che sono di due tipi, di base e di sviluppo, e un piacevole riscontro visivo si ha osservando le diciotto foto dal satellite. Integrano il volume un’approfondita bibliografia, le suddivisioni nazionali con i relativi prospetti, i dialetti, le massime elevazioni e le suddivisioni politico-amministrative.Le Alpi: un tempo barriera, oggi, finalmente, trait d’union tra i popoli e le nazioni dell’arco alpino. Un solo appunto: le singole cime non sono state indicizzate, credo se ne senta la mancanza. Sarà forse il passo successivo?
  • alpinia.net

    La recensione sul sito alpinia.net

    Come premessa diciamo che quest’opera ci ha molto impressionato, sia per la mole fisica, notevole, che per quella concettuale, ancora più impressionante, un’opera titanica verrebbe da dire, se non si temesse di esagerare, comunque, si tratta di qualcosa di veramente significativo e dal grande valore innovativo. L’Atlante orografico delle Alpi è la concretizzazione della SOIUSA, la «Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino»: una moderna chiave di lettura della complessa orografia delle Alpi e un’innovativa proposta di aggiornamento della tradizionale «Partizione delle Alpi» (introdotta in Italia nel lontano 1926 e ormai obsoleta) e di normalizzazione delle diverse suddivisioni alpine nazionali – non sempre ispirate a criteri uniformi e talvolta in contrasto fra loro – in un’unica classificazione europea dei raggruppamenti montuosi delle Alpi secondo l’attuale letteratura geografica e di montagna.
    Nella SOIUSA le Alpi assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo, nel quale per la prima volta si è ottenuta un’armonica fusione con un uniforme criterio morfologicoaltimetrico- alpinistico dei gruppi italiani della partizione delle Alpi debitamente aggiornata con quelli francesi delle Alpi Occidentali, quelli svizzeri delle Alpi Centrali e quelli austriaci, tedeschi e sloveni delle Alpi Orientali. L’unificazione delle suddivisioni alpine nazionali, compresa l’«Alpenvereinseinteilung der Ostalpen» (la suddivisione delle Alpi Orientali secondo i club alpini austrotedeschi), si è potuta conseguire unicamente grazie all’adozione del più razionale concetto di bipartizione alpina in Alpi Occidentali e Alpi Orientali (suffragato anche da fondamenti geologici e fitogeografici) invece di quello tradizionale di tripartizione del 1926, inaccettabile in Austria e Germania. Tutto ciò ha potuto rendere la SOIUSA condivisibile in ogni paese dell’arco alpino, come auspicato dall’UIAA.
    I raggruppamenti montuosi delle Alpi (dalle due grandi parti alle 36 sezioni, alle 132 sottosezioni e agli 870 gruppi) sono gerarchicamente classificati, ognuno col proprio codice identificativo alfanumerico, in stretto ordine orografico, seguendo lo spartiacque principale dalla Bocchetta di Altare (già Colle di Cadibona, dove le Alpi si staccano dagli Appennini) fino alla Sella di Godovic (dove hanno inizio le Alpi Dinariche) e le innumerevoli catene secondarie con le relative diramazioni che a mano a mano si incontrano. Nell’atlante, dopo un’introduzione alla SOIUSA che illustra con adeguate tavole cartografiche anche le più note suddivisioni alpine nazionali, il testo della SOIUSA procede parallelamente affiancato da una scomposizione oro-cartografica del Sistema Alpino in tre serie di tavole cartografiche analitiche, in cui l’essenzialità delle linee colorate tracciate a mano su fondo bianco ne consente una lettura chiara e immediata: una serie di 4 tavole generali (con le grandi parti, i grandi settori e le sezioni alpine); una serie di 20 tavole di base alla scala 1:750.000 (con le sezioni e le sottosezioni alpine), ognuna seguita dal corrispondente estratto della carta Alpen alla medesima scala di Kümmerly + Frey, con i codici identificativi e i limiti geografici dei raggruppamenti ben evidenziati in sovrapposizione; l Esempio di suddivisione, le Dolomiti Le 416 pagine dell’atlante, con 148 tavole cartografiche e illustrative a corredo, contengono anche una serie di 20 fotomosaici, veramente spettacolari che da soli meritano l’acquisto del libro, sulle Alpi dal satellite Landsat che offre un utile riscontro della SOIUSA con la realtà del rilievo alpino visto dallo spazio. Infine un dettagliato indice alfabetico dei nomi dei raggruppamenti orografici, ciascuno con il proprio codice identificativo alfanumerico, permette la sua rapida localizzazione sia nel testo della SOIUSA (nella propria sezione alpina di appartenenza con l’ausilio delle intestazioni di pagina) sia nella relativa tavola cartografica. In considerazione dello scopo divulgativo dell’atlante, destinato non solo agli alpinisti e agli escursionisti, ma a tutti gli appassionati di montagna, si è cercato – pur nel rigore scientifico della metodologia adottata e nell’inevitabile complessità della classificazione – di redigerlo nel modo più semplice possibile e con una struttura tale da facilitare la ricerca e l’immediata individuazione sulla carta di ogni gruppo montuoso classificato.


  • www.8000.it
    Il nuovo atlante orografico delle Alpi

    L’Atlante Orografico edito da Priuli & Verlucca, corredato di un ricchissimo compendio cartografico, presenta una nuova chiave di lettura della complessa orografia delle Alpi. La catena alpina assume finalmente il ruolo di sistema montuoso “europeo”

    È edito da Priuli & Verlucca nella collana “Quaderni di cultura alpina” l’Atlante Orografico delle Alpi. SOUISA (Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino) di Sergio Marazzi. Il volume presenta un ricchissimo compendio cartografico e illustrativo e offre al lettore la possibilità di conoscere la nuova proposta che, dopo ottanta anni, cambia la sistematizzazione orografica delle Alpi alla luce dell’attuale letteratura geografica alpina europea. L’opera presenta dunque la prima europeizzazione della nomenclatura e della classificazione dell’intera catena.

    Accolto tra il consenso di numerosi accademici e studiosi delle università italiane e d’oltralpe, il volume costituisce una chiave di lettura della complessa orografia delle Alpi grazie all’analisi dettagliata dei raggruppamenti montuosi e all’ausilio di un’appropriata cartografia. Al tempo stesso, l’opera si propone anche di superare le incongruenze e i contrasti esistenti tra le diverse suddivisioni alpine nazionali.

    Le pagine presentano quindi il superamento delle tradizionali sezioni alpine della Partizione delle Alpi, articolata su 3 parti, 26 sezioni e 112 gruppi, introdotta in Italia nel 1926 dal Comitato Geografico Nazionale e non più corrispondente a quella dei paesi alpini confinanti.

    Dopo anni di ricerche e studi, Sergio Marazzi, realizzato col patrocinio del Club alpino italiano, ha costruito una nuova suddivisione orografica, articolata ora su 2 parti (Alpi Occidentali e Alpi Orientali), 36 sezioni e 132 sottosezioni, nella quale le Alpi assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo”. «Le Alpi – ha ribadito l’Autore – assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo, adottando una gerarchia di sistematizzazione piramidale che è molto più semplice e vicina alla realtà di quanto possa sembrare a prima vista».

    Adottando un uniforme criterio morfologico-altimetrico-alpinistico, per la prima volta si è così ottenuta un’armonica fusione dei raggruppamenti della partizione delle Alpi, aggiornata con quelli francesi delle Alpi Occidentali, con quelli svizzeri delle Alpi Centrali e con quelli austriaci, tedeschi e sloveni delle Alpi Orientali.

  • infomenu.ch
    Pubblicato L’Atlante Orografico delle Alpi- Soiusa, Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino, di Sergio Marazzi, Quaderni di cultura alpina/Priuli & Verlucca editori, 2006.
    Un volume innovativo con un ricchissimo compendio cartografico e illustrativo, che offre la possibilità di conoscere la nuova proposta che dopo ottanta anni cambia la sistematizzazione orografica delle Alpi alla luce dell’attuale letteratura geografica alpina europea, realizzata da Sergio Marazzi con il patrocinio del Club alpino italiano. L’evento potrebbe segnare la prima europeizzazione della nomenclatura e classificazione dell’intera catena alpina. L’obiettivo dell’opera, che ha già ricevuto l’apprezzamento e il consenso da parte di numerosi studiosi ed accademici di alcune università italiane e d’oltralpe, oltre a quello di fungere da chiave di lettura della complessa orografia delle Alpi mediante un’analisi dettagliata dei raggruppamenti montuosi e l’ausilio di un’appropriata cartografia, è anche quello di superare le incongruenze e i contrasti esistenti tra le diverse suddivisioni alpine nazionali.
    Il volume presenta quindi il superamento delle tradizionali sezioni alpine della Partizione delle Alpi, articolata su 3 parti, 26 sezioni e 112 gruppi, introdotta in Italia nel lontano 1926 dal Comitato Geografico Nazionale e ormai obsoleta e soprattutto non corrispondente a quella dei paesi alpini confinanti. Di qui lo sforzo da parte di Sergio Marazzi, realizzato col patrocinio del Club alpino italiano, di costruire con anni di ricerche e di studi una nuova suddivisione orografica, articolata ora su 2 parti(Alpi Occidentali e Alpi Orientali), 36 sezioni e 132 sottosezioni, nella quale le Alpi assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo.
    «La vocazione dell’uomo di dare un nome a ciò che lo circonda e di stabilire regole classificatorie tali da trasformare il disordine naturale in ordine culturale segna il cammino della civiltà e della cultura sin dalle origini — scrive il Presidente generale del Club alpino italiano Annibale Salsa — lo spazio delle Alpi — è bene ricordarlo sempre — costituisce un territorio intrinsecamente transfrontaliero e sopranazionale. Il limite e il ritardo nella presa di coscienza, da parte dei popoli alpini, di una comune appartenenza territoriale è anche dovuto alle modalità culturali con cui gli studi sulle alpi sono stati affrontati in passato. Modalità che hanno penalizzato quella visione dell’intero senza la quale la dimensione locale diventa localismo settoriale e quella globale diventa globalismo anonimo e sradicato».
    «Le Alpi — ha ribadito l’autore, Sergio Marazzi — assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo, adottando una gerarchia di sistematizzazione piramidale che è molto più semplice e vicina alla realtà di quanto possa sembrare a prima vista».
    Adottando un uniforme criterio morfologico-altimetrico-alpinistico, per la prima volta si è così ottenuta un’armonica fusione dei raggruppamenti della partizione delle Alpi, aggiornata con quelli francesi delle Alpi Occidentali, con quelli svizzeri delle Alpi Centrali e con quelli austriaci, tedeschi e sloveni delle Alpi Orientali. Alla presentazione del volume avvenuta recentemente a Milano hanno partecipato, Annibale Salsa, Presidente generale del Club alpino italiano, l’autore, Sergio Marazzi, l’editore, Luca Priuli, e il direttore de La Rivista/Lo Scarpone del Cai, Pier Giorgio Oliveti. Il progetto rientra all’interno del ciclo «Leggere la Montagna» organizzata dalla Biblioteca Nazionale del Cai.

  • Il Secolo XIX
    Le Alpi ribattezzate si iscrivono in Europa
    Le Alpi in versione europea, e non più solo italiana. Questo, con la benedizione del Club Alpino Italiano, si propone la Soiusa, Suddivisione orografica internazionale unificata del sistema alpino: di fatto, una riclassificazione delle montagne. Il tutto contenuto in un volume di oltre 400 pagine, riccissimo di dati e informazioni, ma anche di 148 tavole cartografiche e 20 immagini ottenute sovrapponendo le mappe alle foto dal satellite. E’ il frutto del lavoro, durato più di vent’anni, del varesino Sergio Marazzi che ha in qualche modo rivoluzionato la suddivisione della catena montuosa che è un po’ la spina dorsale europea, visto che tocca direttamente sei Paesi (oltre all’Italia, ci sono la Francia, la Svizzera, l’Austria, la Germania e la Slovenia) e marginalmente un settimo (l’Ungheria).
    In Italia, la classificazione era vecchia di ottant’anni. Era il 1926 quando venne ufficializzata la ripartizione delle Alpi in Occidentali (dal Colle di Cadibona al col Ferret), Centrali (fino al Passo del Brennero) e Orientali (fino al passo di Vrata). E da allora è rimasta in voga quella frase senza senso (“ma con gran pena le reca giù”), ma utilissima, a generazioni di studenti, per mandare a memoria le grandi sezioni italiane (Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carniche, Giulie). In pieno regime, non si poteva guardare, anche in un’ottica puramente geografica, che entro i confini della patria. Che poi le sezioni arrivassero a 26, era semplicemente una somma tra i vari Stati, ma spesso i confini non coincidevano e la confusione regnava sovrana. Marazzi, lavorando in collaborazione con i più importanti istituti degli altri Paesi che si occupano di questi temi, ha fatto un lavoro da certosino. Un gioco a incastro di sistemazione dei confini e delle aree fino ad arrivare alla nuova suddivisione. Due sole grandi parti, Alpi Occidentali e Alpi Orientali, con la separazione tra il Passo dello Spluga e il Lago di Como, e cinque aree (nella prima Alpi Sud-occidentali e Nord-occidentali; nall’altra, Alpi Nord-orientali, Alpi Centroorientali e Alpi Sud- Orientali). Sopravvivono il punto di partenza in provincia di Savona, (ma il Colle di Cadibona ora si chiama Bocchetta di Altare) e quello d’arrivo, la Sella di Godovic, in Slovenia. Ma ha già creato malumori, non solo negli studiosi ma anche nella popolazione residente, la cancellazione dalla catena alpina dell’area carsica che, spiega Marazzi, «secondo la letteratura geografica slovena non appartiene al Sistema Alpino, ma alla Regione Mediterranea».
    E per le Alpi Marittime c’è un’ulteriore scissione, con la nuova sezione delle Alpi liguri che va dalla Bocchetta di Altare al Colle di Tenda (le cime più importanti sono il monte Marguareis, 2661 metri; seguendo la geografia vengono presi in considerazione anche il Carmo, l’Armetta, il Saccarello e il Mongioie), mentre le Marittime vanno dal colle di Tenda al colle d’Allos e della Maddalena (cima principale l’Argentera, quota 3297). Il Monviso (3841) resta il re delle Alpi Cozie; il Monte Bianco (4807), cima più alta dell’Italia, della Francia e dell’Europa, è nelle Alpi Graie; la Punta Dufour (4634) nel Monte Rosa è il top nelle Pennine, il Monte Leone (3552) svetta sulle Lepontine; il Pizzo Bernina (4049) domina le Retiche Occidentali e l’Ortles (3905) quelle Meridionali; il Coglians (2780) le Carniche e il Triglav (2863) le Giulie. «Questa riclassificazione era inevitabile — spiegano l’autore e il presidente nazionale del Cai, il savonese Annibale Salsa — È il modo per dare alle Alpi un’immagine non nazionale, ma compiutamente europea. Dare il nome giusto alle cose significa identificarle e quindi renderle immediatamente riconoscibili e fruibili. Chi va in montagna e consulta guide se ne avvantaggerà». Un’ultima curiosità: secondo gli esperti non è vero che in Liguria, alla Bocchetta di Altare, c’è un punto di separazione tra le Alpi (che lì cominciano) e gli Appennini. Di mezzo c’è un monte, anzi un intero massiccio, quello del Beigua, che da sempre è considerato come un qualcosa a se stante, non riconducibile né all’uno né all’altro sistema montuoso. Lo scriveva anche il geografo romano Strabone, vissuto tra il 63 e il 19 avanti Cristo, secondo il quale le Alpi cominciavano a Vada Sabazia (quindi dalle parti di Altare, come oggi) e gli Appennini si fermavano nella zona di Segesta (Sestri Ponente). In mezzo, appunto, il Beigua.

  • Torino Sette
    Le Alpi «condivise»

    Dalle Alpi, centro e cuore del Vecchio Continente, un esempio di vera unificazione europea. Lentamente si arriverà non solo ad omogeneizzare le politiche e le leggi dei diversi Paesi, e ora oltre allamonetac’è anche la «condivisione » delle Alpi, finalmente una visione unica di valutazione geografica. Grazie allo SOIUSA, ovvero la «Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino»: una moderna chiave di lettura della complessa orografia delle Alpi e un’innovativa proposta di aggiornamento della tradizionale «Partizione delle Alpi» (introdotta in Italia nel 1926, ormai obsoleta) e di normalizzazione delle diverse suddivisioni alpine nazionali, non sempre ispirate a criteri uniformi e talvolta in contrasto fra loro. Quindi un’unica classificazione europea dei raggruppamenti montuosi del le Alpi secondo l’attuale letteratura geografica e di montagna.
    Concreto testimone è un libro, «L’Atlante orografico delle Alpi» (Priuli& Verlucca, pp. 416, con 20 tavole di base in scala 1:750.000, 46 tavole di sviluppo in scala 1:500.000 e 18 foto dal satellite Landsat). Nella SOIUSA le Alpi assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo, nel quale per la prima volta si è ottenuta un’armonica fusione con un uniforme criterio morfologicoaltimetrico- alpinistico dei gruppi italiani della partizione delle Alpi debitamente aggiornata con quelli francesi delle Alpi Occidentali, quelli svizzeri delle Alpi Centrali e quelli austriaci, tedeschi e sloveni delle Alpi Orientali. L’unificazione delle suddivisioni alpine nazionali,compresa l’«Alpen vereinseinteilung der Ostalpen» (la suddivisione delle Alpi Orientali secondo i club alpini austrotedeschi), si è potuta conseguire unicamente grazie all’adozione del più razionale concetto di bipartizione alpina in Alpi Occidentali e Alpi Orientali (suffragato anche da fondamenti geologici e fito geografici) invece di quello tradizionale di tripartizione del 1926, inaccettabile in Austria e Germania. Tutto ciò ha potuto rendere la SOIUSA condivisibile in ogni Paese dell’arco alpino. I raggruppamenti montuosi delle Alpi (dalle due grandi parti alle 36 sezioni, alle 132 sottosezioni e agli 870 gruppi) sono gerarchicamente classificati, ognuno col proprio codice identificativo alfanumerico, in stretto ordine orografico, seguendo lo spartiacque principale dalla Bocchetta di Altare (già Colle di Cadibona, dove le Alpi si staccano dagli Appennini) fino alla Sella di Godovic (dove hanno inizio le Alpi Dinariche) e le innumerevoli catene secondarie con le relative diramazioni che a mano a manosi incontrano.
    Nell’«Atlante », dopo un’introduzione al nuovo sistema che illustra con adeguate tavole cartografiche anche le più note suddivisioni alpine nazionali, il testo della SOIUSA procede affiancato dauna scomposizione oro-cartografica del Sistema Alpino in tre serie di tavole cartografiche analitiche, in cui l’essenzialità delle linee colorate tracciate amano su fondo bianco ne consente una lettura chiara e immediata. Infine un dettagliato indice alfabetico dei nomi dei raggruppamenti orografici, con il codice identificativo alfanumerico, permette la sua rapida localizzazione. In considerazione dello scopo divulgativo dell’atlante, destinato nonsolo agli alpinisti e agli escursionisti, va apprezzato lo sforzo - pur nel rigore scientifico e nell’inevitabile complessità della classificazione - di redigerlo nel modo più semplice possibile e con una struttura che facilita la ricerca e l’immediata individuazione sulla carta di ogni gruppo montuoso classificato.

  • lastampa.it
    Le Alpi ora «condivise» da tutta Europa
    L’Europa è ancora da unificare in molte sue parti. Lentamente si arriverà non solo ad omogeneizzare le politiche e le leggi dei diversi Paesi, ma per ora c’è solo la moneta, l’euro, ad essere dal punto di vista pratico uguale in ogni angolo d’Europa. C’era. Perchè le Alpi ora hanno finalmente una visione unica di valutazione geografica. È lo SOIUSA, ovvero la «Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino»: una moderna chiave di lettura della complessa orografia delle Alpi e un’innovativa proposta di aggiornamento della tradizionale «Partizione delle Alpi» (introdotta in Italia nel lontano 1926 e ormai obsoleta) e di normalizzazione delle diverse suddivisioni alpine nazionali, non sempre ispirate a criteri uniformi e talvolta in contrasto fra loro. Quindi un’unica classificazione europea dei raggruppamenti montuosi del le Alpi secondo l’attuale letteratura geografica e di montagna. Concreto testimone è un libro, «L’Atlante orografico delle Alpi» (Priuli & Verlucca, pp. 416, con 20 tavole di base in scala 1:750.000, 46 tavole di sviluppo in scala 1:500.000 e 18 foto dal satellite Landsat, 39 euro) di recente presentato alla sede milanese del Club Alpino Italiano.
    Nella SOIUSA le Alpi assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo, nel quale per la prima volta si è ottenuta un’armonica fusione con un uniforme criterio morfologicoaltimetrico- alpinistico dei gruppi italiani della partizione delle Alpi debitamente aggiornata con quelli francesi delle Alpi Occidentali, quelli svizzeri delle Alpi Centrali e quelli austriaci, tedeschi e sloveni delle Alpi Orientali. L’unificazione delle suddivisioni alpine nazionali, compresa l’«Alpen vereinseinteilung der Ostalpen» (la suddivisione delle Alpi Orientali secondo i club alpini austrotedeschi), si è potuta conseguire unicamente grazie all’adozione del più razionale concetto di bipartizione alpina in Alpi Occidentali e Alpi Orientali (suffragato anche da fondamenti geologici e fito geografici) invece di quello tradizionale di tripartizione del 1926, inaccettabile in Austria e Germania.
    Tutto ciò ha potuto rendere la SOIUSA condivisibile in ogni Paese dell’arco alpino, come auspicato dall’UIAA. I raggruppamenti montuosi delle Alpi (dalle due grandi parti alle 36 sezioni, alle 132 sottosezioni e agli 870 gruppi) sono gerarchicamente classificati, ognuno col proprio codice identificativo alfanumerico, in stretto ordine orografico, seguendo lo spartiacque principale dalla Bocchetta di Altare (già Colle di Cadibona, dove le Alpi si staccano dagli Appennini) fino alla Sella di Godovic (dove hanno inizio le Alpi Dinariche) e le innumerevoli catene secondarie con le relative diramazioni che a mano a mano si incontrano.
    Nell’«Atlante orografico delle Alpi», dopo un’introduzione al nuovo sistema che illustra con adeguate tavole cartografiche anche le più note suddivisioni alpine nazionali, il testo della SOIUSA procede parallelamente affiancato da una scomposizione oro-cartografica del Sistema Alpino in tre serie di tavole cartografiche analitiche, in cui l’essenzialità delle linee colorate tracciate a mano su fondo bianco ne consente una lettura chiara e immediata. Le 416 pagine dell’atlante, con 148 tavole cartografiche e illustrative a corredo, contengono anche una serie di 20 fotomosaici sulle Alpi dal satellite Landsat che offre un utile riscontro della SOIUSA con la realtà del rilievo alpino visto dallo spazio. Infine un dettagliato indice alfabetico dei nomi dei raggruppamenti orografici, ciascuno con il proprio codice identificativo alfanumerico, permette la sua rapida localizzazione sia nel testo della SOIUSA (nella propria sezione alpina di appartenenza con l’ausilio delle intestazioni di pagina) sia nella relativa tavola cartografica.
    In considerazione dello scopo divulgativo dell’atlante, destinato non solo agli alpinisti e agli escursionisti, ma a tutti gli appassionati di montagna, va apprezzato lo sforzo - pur nel rigore scientifico della metodologia adottata e nell’inevitabile complessità della classificazione - di redigerlo nel modo più semplice possibile e con una struttura tale da facilitare la ricerca e l’immediata individuazione sulla carta di ogni gruppo montuoso classificato.

  • Avvenire
    Le Alpi rinominate

    Dunque «Ma Con Gran Pena Le Reti CalaNo Giù» va in pensione. Ricordate? Marittime, Cozie, Graie, Pennine... e via enumerando, secondo la filastrocca mnemonica che s’insegnava alle elementari per infilare una dietro l’altra le denominazioni delle Alpi - e che i nostri nipoti non avranno più bisogno di imparare. Perché i nomi delle catene montuose che cingono lo Stivale, infatti, stanno per cambiare e domani a Milano si presenta un ben più moderno (ma anche arido) acrostico: Soiusa, ovvero Suddivisione orografica internazionale unificata del Sistema Alpino, una proposta di nuova sistematizzazione delle Alpi elaborata da un italiano, Sergio Marazzi, e che già si fregia dell’appoggio del Club Alpino Italiano.
    Di che si tratta? Beh, la vigente «Partizione delle Alpi» compie 80 anni ed aveva bisogno almeno di un lifting a creste e corrugamenti, essendo stata partorita dal Comitato Geografico Nazionale nel remoto 1926; è da allora infatti che la corona montana della Repubblica si trova suddivisa in tre grandi parti (Alpi Occidentali, Centrali e Orientali), a loro volta articolate in 26 sezioni e 112 gruppi. Ma tale classificazione non corrisponde a quelle in uso negli altri Paesi interessati dallo sviluppo dei massicci alpini (Francia, Austria, Svizzera, Slovenia...), pecca di alcuni errori e infine non è completa nell’individuazione di parecchi gruppi montuosi. Dopo anni di studi ed analisi, dunque, Marazzi ha elaborato un suo alternativo Atlante Orografico delle Alpi. Soiusa che Priuli & Verlucca hanno stampato e il presidente Annibale Salsa va domani a tenere a battesimo nella sede centrale del Cai. La novità è anzitutto «filosofica»: il Soiusa sarebbe la prima suddivisione in cui «le Alpi assumono finalmente il ruolo di sistema montuoso europeo», armonizzando le molte partizioni estere. In essa la nostra catena regina viene distinta in sole due parti principali, secondo il metodo tedesco: Alpi occidentali e Alpi orientali, separate all’altezza del Lago di Como e del Reno da un confine che segue il passo dello Spluga. Le Alpi occidentali si dividono ulteriormente in due sezioni (Sud e Nord) tagliate da una linea perpendicolare posta tra le «vecchie» Graie e le Pennine; le Alpi orientali invece vengono sezionate per il senso della lungezza in tre strisce: Nord, Centro e Sud. La classificazione poi continua spaccando capillarmente i suddetti 5 settori in 36 sezioni, 132 sottosezioni, 333 supergruppi, 870 gruppi e 1625 sottogruppi.
    Complicato? Secondo Marazzi, il Soiusa adotta una «gerarchia piramidale che è molto più semplice e vicina alla realtà di quanto possa sembrare a prima vista». Inoltre il sistema permette di numerare progressivamente le varie partizioni cominciando dal Colle di Cadibona - tradizionale stacco tra Alpi ed Appennini - per arrivare all’altro capo del semicerchio alle Alpi Dinariche, in modo che diventa possibile identificare ogni massiccio con una sigla inequivocabile. 7V2, per esempio, indicherà una cima appartenente alla settima sezione, alla quinta sottosezione e al secondo gruppo: in pratica, il Monte Bianco. La nuova partizione comporta poi una serie di altri aggiustamenti, precisazioni e correzioni rispetto ai precedenti sistemi (per dire: l’aggiunta delle Alpi liguri, la triplice scissione delle Prealpi lombarde, l’abolizione delle Noriche, l’esclusione della zona del Carso...), modifiche che hanno il risultato di spiazzare pure la vecchia cantilena mnemonica basata sullo spartiacque principale dell’arco alpino; il quale adesso dovrebbe seguire la seguente trafila: Liguri, Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche Occidentali, Retiche Orientali, Tauri occidentali, Carniche, Giulie. Beh, potrebbe venirne lo stesso una discreta filastrocca per gli scolari delle elementari: «LiMa Con Gran Pena Le Reti Rotte (at)TacCate Giù»...

  • Corriere della Sera
    «Alpi, cambiamo le mappe. Fate sparire quelle centrali»

    MILANO — Compie ottant’anni, e mostra i segni dell’età: è ora non di mandarla in archivio ma, certo, di farle un vigoroso bagno di giovinezza. È la «Partizione delle Alpi» così come la disegnò una commissione incaricata nel 1924 dal Congresso geografico nazionale che, due anni più tardi, diede il suo imprimatur a quella suddivisione. La vecchia frasetta — «Ma con gran pena le reca giù» — studiata da generazioni sui banchi di scuola per mandare a memoria le catene in cui quella maggiore è divisa (Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche-Carsiche, Giulie) non va proprio in soffitta,manon basta più. Due soli grandi settori, Alpi Occidentali e Alpi Orientali, divisi dal Passo dello Spluga, 36 settori e 132 sottosezioni: la Soiusa—Suddivisione orografica internazionale unificata del sistema alpino — è stata presentata ieri nella sede milanese del Club Alpino italiano. «Divisione sbagliata — dice però dalla Valtellina l’ex ct della Valanga Azzurra, Mario Cotelli —. Perché a separare le Alpi, geologicamente e morfologicamente, è lo Stelvio, non lo Spluga».

    ATLANTE — In 416 pagine con 148 tavole cartografiche e 20 fotomosaici ottenuti sovrapponendo le mappe alle foto dal satellite, l’autore — il varesino Sergio Marazzi — ha raccolto anni di informazioni: «Scopo del nostro lavoro—ha detto—è stato ordinare e coordinare tutti i dati secondo criteri di morfologia, altimetria e alpinistici comuni ai sei Paesi interessati: Italia, Francia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia». Ci sarebbe anche l’Ungheria, che viene appena lambita dalle propaggini orientali della catena alpina. Il volume — che costa 39 euro — è firmato dalla Priuli&Verlucca, editrice piemontese specializzata nella letteratura di montagna.

    L’INIZIO E LA FINE—La Bocchetta di Altare — in provincia di Savona —è il punto in cui le Alpi si staccano dagli Appennini: di qui arrivano sino alla Sella di Godovic, in Slovenia, diramandosi anche in innumerevoli catene secondarie. «Duemila anni fa già Strabone faceva iniziare qui le Alpi» ha ricordato il presidente nazionale del Cai, Annibale Salsa. Più complicato e non esente da qualche disputa tra geografi, invece, determinare il confine orientale delle Alpi, tra Austria e Ungheria, dove le montagne si perdono nella pianura Pannonica.

    PROPOSTA—«Le Alpi sono la spina dorsale dell’Europa, e fin qui noi le abbiamo forse guardate più che altro da casa nostra, dimenticando che la maggior parte del territorio è nello spazio transalpino » ha ricordato ancora Sansa. La proposta lanciata dal libro di Sergio Marazzi parla dunque ai geografi:maanche ai 13 milioni di persone che abitano le Alpi (e si esprimono — dice la Cipra, la commissione internazionale che le protegge — in qualcosa come 100 idiomi diversi tra lingue e dialetti) perché «senza la visione dell’intero la dimensione locale diventa localismo»

Estratti



 
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