Architettura rurale in Valle d’Aosta
Brossura editoriale con sovraccoperta plastificata a colori, 88 pagine, formato cm 21x29,7
quaderno numero 65
ISBN 978-88-8068-452-7
In esaurimento
Disponibile in libreria
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Recensioni
- La Stampa
Le case dellaValle d’Aosta raccontate con una matitaIl disegno. Nell’epoca delle immagini digitali - grazie a macchine geniali che consentono di fotografare o filmare per poi evidenziare, modificare, migliorare - ci vuol coraggio a raccontare l’architettura di una Regione attraverso il disegno. Eppure, a scorrere le 88 pagine del quaderno della Priuli& Verlucca si coglie la grandezza della scelta. La matita, il bianco e nero, l’interpretazione delle realtà. La possibilità di pulire, di guidare l’attenzione dei lettori anche su un minimo particolare con quel gioco di luci di cui soltanto l’artista è padrone. I soggetti sono esclusivamente le case alpine, baite in pietra e legno che Gian Pietro Soardo fa salire al rango di «monumenti» come li definisce con orgoglio, nell’introduzione, Luigi Dematteis. «Questo volume - si legge sull’ultima di copertina - raccoglie alcuni risultati di un impegno, che ricorda quello dei viaggiatori dell’Ottocento, anch’essi armati di album e matita, per illustrare il racconto di tante esplorazioni. Un impegno fatto più di intuizione e di passione, che non di rigoroso approccio scientifico, inteso solo a descrivere e classificare luoghi, date, forme, metodi e materiali». - La Vallée notizie
Le chine di Gian Pietro Soardo realizzate alla maniera dei viaggiatori dell'Ottocento - La Stampa
Costruzioni rurali valdostane in 120 disegniCon il disegno, più che con la macchina fotografica, ci si può permettere di illustrare gli incontri e i fatti di una vita, aggiungendo alle immagini un po’ di se stessi, una venatura sentimentale ». Parole di Gian Pietro Soardo, professore di Fisica medica all’Università di Torino, con capacità grafiche che lo hanno portato a rappresentare, con tecniche varie, architetture, paesaggi, nature morte, studi di nudo e ritratti. Per i «Quaderni di cultura alpina» di Priuli & Verlucca editori ha pubblicato «Architettura rurale in Valle d’Aosta ». Per 20 anni, nel tempo libero, con i suoi fogli da disegno, Soardo è andato alla riscoperta delle architetture valdostane, per trarne emozioni, ma soprattutto per svolgere uno studio sulle costruzioni di pietra e legno. In questo modo ha condotto una ricerca fatta con il disegno a mano libera, secondo una metodologia congeniale alla sua professione di docente universitario, anche se su temi molto diversi da quelli a lui abituali. Secondo Soardo, infatti, il disegno fa parte di una mentalità quasi scientifica e costituisce il mezzo con cui acquisire una documentazione soprattutto tecnica, ma anche interpretativa di alcune realtà. Il volume raccoglie i risultati della ricerca: 120 disegni che illustrano il racconto di tante esplorazioni.
Estratti
Il disegno per Soardo, professore di Fisica Medica dell’Università di Torino, fa parte di una mentalità quasi scientifica, e costituisce il mezzo con cui acquisire una documentazione soprattutto tecnica, ma anche in parte interpretativa di certe
realtà: non solo case contadine, ma anche volti di persone, eventi speciali o
quotidiani.
Con il disegno, più che con la macchina fotografica, ci si può permettere,
secondo Soardo, di illustrare gli incontri e i fatti di una vita, aggiungendo alle immagini un po’ di se stessi, una venatura sentimentale. Per vent’anni con i suoi fogli da disegno egli è andato nel tempo libero alla riscoperta delle architetture della Valle d’Aosta, per trarne emozioni, ma soprattutto per svolgere uno studio sulle costruzioni di pietra e legno, fatte cioè con i materiali che naturalmente
scaturiscono dall’ambiente. Una specie di ricerca dunque, fatta con il disegno non tecnico, a mano libera, ma secondo una metodologia congeniale alla sua professione di docente universitario, anche se su un tema molto diverso da quelli a lui abituali. Questo volume raccoglie alcuni risultati di un impegno, che ricorda quello dei viaggiatori dell’Ottocento, anch’essi armati di album e matita, per
illustrare il racconto di tante esplorazioni. Un impegno fatto tuttavia più di
intuizione e di passione, che non di rigoroso approccio scientifico, inteso solo a descrivere e classificare luoghi, date, forme, metodi, materiali. L’intenzione non è dunque di fare un libro di testo per addetti ai lavori, ma di dare qualche ulteriore riferimento a chi opera nel progettare e nel costruire, e di stimolare l’interesse
di chi vive o visita questo straordinario territorio, per il lavoro di sconosciuti costruttori, che seppero integrare e fondere le loro opere con l’ambiente.
realtà: non solo case contadine, ma anche volti di persone, eventi speciali o
quotidiani.
Con il disegno, più che con la macchina fotografica, ci si può permettere,
secondo Soardo, di illustrare gli incontri e i fatti di una vita, aggiungendo alle immagini un po’ di se stessi, una venatura sentimentale. Per vent’anni con i suoi fogli da disegno egli è andato nel tempo libero alla riscoperta delle architetture della Valle d’Aosta, per trarne emozioni, ma soprattutto per svolgere uno studio sulle costruzioni di pietra e legno, fatte cioè con i materiali che naturalmente
scaturiscono dall’ambiente. Una specie di ricerca dunque, fatta con il disegno non tecnico, a mano libera, ma secondo una metodologia congeniale alla sua professione di docente universitario, anche se su un tema molto diverso da quelli a lui abituali. Questo volume raccoglie alcuni risultati di un impegno, che ricorda quello dei viaggiatori dell’Ottocento, anch’essi armati di album e matita, per
illustrare il racconto di tante esplorazioni. Un impegno fatto tuttavia più di
intuizione e di passione, che non di rigoroso approccio scientifico, inteso solo a descrivere e classificare luoghi, date, forme, metodi, materiali. L’intenzione non è dunque di fare un libro di testo per addetti ai lavori, ma di dare qualche ulteriore riferimento a chi opera nel progettare e nel costruire, e di stimolare l’interesse
di chi vive o visita questo straordinario territorio, per il lavoro di sconosciuti costruttori, che seppero integrare e fondere le loro opere con l’ambiente.