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Alberi monumentali in Piemonte

Alberi monumentali in Piemonte

Presenze e avversità

Brossura editoriale con sovracoperta rigida plastificata, 112 pagine, con illustrazioni a colori, formato cm 21x29,7 

Quaderno numero 79

ISBN 978-88-8068-212-7
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  • Tuttolibri
    Quei patriarchi verdi testimoni della storia
    I grandi alberi sono parte importante della natura e del paesaggio. Ma, in quanto creature vive, rappresentano anche qualcosa di più: con la loro esistenza secolare diventano testimoni della storia umana, talvota raccontano le vicende ambientali di un paese o il costume di una intera comunità. In Italia sono famosi, per esempio, il gigantesco "Castagno dei Cento Cavalli", in Sicilia (purtroppo semidistrutto da incidenti naturali e da atti di vandalismo), e i vecchissimi ulivi di Assisi che forse videro la predicazione di San Francesco.
    In Piemonte la Regione ha saggiamente deciso di proteggere i suoi patriarchi verdi con la legge 50 del 1995 "Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali di alto pregio naturalistico e storico del Piemonte". I primi cinque esemplari entrati nell'elenco degli alberi protetti sono il famoso "Platano di Napoleone" ad Alessandria, la maestosa Zelcova di Racconigi che si leva nel parco della residenza sabauda, il grande Frassino del Moncenisio, l'Olmo di Mergozzo e il Tiglio di Macugnaga. I sindaci dei comuni che ospitano questi splendidi alberi hanno di recente partecipato a una cerimonia per il loro "battesimo" ufficiale, presente l'assessore ai beni ambientali Roberto Vaglio. È stata anche l'occasione per presentare un libro che oltre a documentare fotograficamente alcuni dei maggiori alberi monumentali piemontesi, illustra anche le molte insidie (malattie, funghi, danni da insetti, aggressioni di vario tipo) che si trovano ad affrontare e i rimedi ai quali si può ricorrere. Il libro, Alberi monumentali in Piemonte. Presenze e avversità, edito da Priuli & Verlucca, editori, è opera di Giovanni Nicolotti (professore di patologia vegetale all'Università di Torino), Giuseppe della Beffa (Ipla, Istituto per le piante da legno e l'ambiente), Gian Paolo Mondino (Dipartimento di agronomia dell'Università di Torino) e Mario Palenzona (ancora dell'Ipla). Qualche nota sui patriarchi verdi che ormai fanno parte del patrimonio protetto. Vicino a Pallanza, nella frazione Cavandone, vegeta uno splendido tasso dal tronco muscoloso e possente, nato nel Seicento. A Santena si leva isolata in un prato presso il castello di San Salvà una gigantesca quercia con un fusto di sei metri di circonferenza e una chioma larga 28 metri, dall'età di circa due secoli e mezzo. Tre secoli ha il Castagno di Bioglio, che alla base ha una circonferenza di 11 metri. Il Tiglio di Macugnaga potrebbe addirittura risalire al 1200: la circonferenza del fusto raggiunge gli otto metri. Le sequoie del Parco Burcina (Biella), messe a dimora da Giovanni Piacenza nel 1848 in memoria della promulgazione dello Statuto Albertino, sfiorano ormai i cinquanta metri di altezza. La Rovere Verde di Tassarolo (Alessandria), risale all'epidemia di peste del 1630 e ha una chioma larga 25 metri. L'Olmo Montano di Bergemolo (Cuneo), ha tre secoli di vita, un fusto di 6 metri e un'altezza di 35. A Dogliani vive florido un ippocastano di 120 anni alto 26 metri e con una circonferenza di 4 e mezzo, mentre il Larice di Pietraporzio, in valle Stura, ha raggiunto l'età di seicento anni.

  • Torino Sette
    I patriarchi verdi del piemonte
    Un libro beneaugurante per la primavera è Alberi monumentali in Piemonte (Priuli & Verlucca, editori, pp. 96, s.i.p.) di Giovanni Nicolotti, Giuseppe Della Beffa, Gian Paolo Mondino, Mario Palenzona. Le sue pagine ci permetteranno di andare a visitare i patriarchi verdi della nostra regione, alcuni esemplari di alberi tra i più belli d'Italia, sopravvissuti alla rivoluzione francese, alle rivoluzioni del 1848, qualcuno addirittura al Medioevo: sono l'aristocrazia dei boschi e la collettività deve imparare a conoscerli e soprattutto a difenderli.
    Il libro, con le sue belle immagini e le schede accurate sulle possibili patologie che possono attaccare i nostri "monumenti verdi" (funghi, insetti, batteri), offre anche un glossario, per facilitare la lettura ai non addetti ai lavori, e i nomi in dialetto di molte specie: insomma, un'opera rivolta anche al pubblico più vasto.
    Conoscere questi alberi vale davvero la pena: le sequoie del parco regionale della Burcina (Bi), svettano con i loro 46 metri di altezza sopra tutte le specie vegetali all'intorno; le piante furono messe a dimora nel 1848, in memoria della promulgazione dello Statuto Albertino. La quercia di Santena (in provincia di Torino) che spicca in splendida solitudine da 250 anni nella prateria retrostante il castello di San Salvà, ha un fusto di oltre sei metri di circonferenza e una chioma espansa, "a pieno vento", di oltre 28 metri. Il cedro "atlantico" di Montalenghe (To) è considerato tra i più belli e monumentali della penisola: è alto 36 metri, al "colletto" misura 13 metri di circonferenza.
    Parecchi dei "senatori verdi" piemontesi sono custoditi nei parchi delle residenze sabaude, che intorno alla prima metà del Settecento vennero realizzati "ex novo" o sulla base di quelli già esistenti nel Seicento. Altri però si incontrano vicino a grandi magioni dei secoli scorsi, nei centri storici, vicino a dimore gentilizie e antichi conventi: come il settecentesco tiglio cordato del Monte Mesma di Orta S. Giulio (Novara), alla base del quale, in un grande incavo, viene organizzato il presepe. Ma se ne trovano anche ai margini delle mulattiere, in vallette solitarie, sulle pendici battute dai venti, dove sfidano il fulmine e la furia delle valanghe da centinaia di anni: come il larice di Pietraporzio (in provincia di Cuneo), che svetta da oltre seicento anni in alta Valle Stura, ai margini del vecchio tracciato militare: per raggiungerlo bisogna risalire il vallone del Piz, verso il rifugio Zanotti. Costa un po' di fatica, ma lo sforzo sarà ampiamente ricompensato.

Estratti



Gli alberi monumentali sono testimoni silenziosi del succedersi di mille e più stagioni e, con esse, dell'evolversi delle condizioni socio-economiche e delle tradizioni, delle guerre e degli eventi più salienti che nei secoli scorsi hanno scandito la storia delle nostre genti. Sono presenze vive, tesori della memoria popolare, che per bellezza e maestosità impreziosiscono paesaggi e rendono particolarmente suggestivi parchi e dimore gentilizie, luoghi di culto, ambienti rurali, centri abitati. Presenze che vanno tutelate e preservate con interventi, adeguati e tempestivi, volti a rallentare il naturale processo di decadimento, tipico di ogni organismo senescente avviato, seppur lentamente, alla conclusione del proprio ciclo biologico. Questo libro è prevalentemente rivolto a chi, affascinato da questi grandi e vissuti esemplari arborei, intenda avvicinarli per apprezzarne le peculiarità e verificarne le condizioni vegetative, individuando, ove presenti, quelle avversità che se non contrastate potranno nel breve metterne a rischio l'integrità, la stabilità e quindi la stessa sopravvivenza.

 

INDICE

Prefazione

Premessa

Tipologie di avversità

Specie arboree che per longevità, sviluppo e memoria storica possono vantare esemplari monumentali.

Caratteristiche, organi sensibili, tipi di avversità

ABETI (Abies spp. e Picea spp.)

ACERI (Acer spp.)

AGRIFOGLIO (Ilex aquifolium)

ALLORO (Laurus nobilis)

BAGOLARO O SPACCASASSI (Celtis australis)

BETULLA (Betula spp.)

BOSSO (Buxus sempervirens)

CARPINO BIANCO (Carpinus betulus)

CASTAGNO (Castanea sativa)

CATALPA (Catalpa spp.)

CEDRI (Cedrus spp.)

CILIEGIO (Prunus avium)

CIPRESSI (Cupressus spp.)

CIPRESSO DI LAWSON (Chamaecyparis lawsoniana)

CRIPTOMERIA (Cryptomeria japonica)

DOUGLASIA (Pseudotsuga spp.)

FAGGIO (Fagus sylvatica)

FRASSINO (Fraxinus excelsior)

GELSI (Morus spp.)

GINKGO (Ginkgo biloba)

GLEDITSIA (Gleditsia spp.)

IPPOCASTANO (Aesculus hippocastanum)

LARICI (Larix spp.)

LIQUIDAMBAR (Liquidambar styraciflua)

LIRIODENDRO O ALBERO DEI TULIPANI (Liriodendron tulipifera)

MAGNOLIE (Magnolia spp.)

MELI (Malus spp.)

METASEQUOIA (Metasequoia glyptostroboides)

NOCI (Juglans spp.)

OLIVO (Olea europaea)

OLMI (Ulmus spp.)

ONTANI (Alnus spp.)

PAULOWNIA (Paulownia tomentosa)

PERI (Pyrus spp.)

PINI (Pinus spp.)

PIOPPI (Populus spp.)

PLATANO (Platanus spp)

PTEROCARIA (Pterocarya spp.)

QUERCE (Quercus spp.)

ROBINIA O FALSA ACACIA O GAGGÌA (Robinia pseudoacacia)

SALICI (Salix spp.)

SEQUOIE (Sequoiadendron giganteum = Welligtonia gigantea e Sequoia sempervirens)

SÓFORA (Sophora japonica)

SORBI (Sorbus spp.)

TASSO (Taxus baccata)

TASSODIO O CIPRESSO CALVO (Taxodium distichum)

TIGLI (Tilia spp.)

TSUGA (Tsuga spp.)

TUIA (Thuja spp.)

ZELCOVA OD OLMO DEL CAUCASO (Zelkova carpinifolia = Z. crenata)

Alberi monumentali in Piemonte

Funghi agenti di carie del legno con fruttificazioni a mensola o a cappello

Glossario

Indice delle avversità

Bibliografia

 
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