A tavola nel Risorgimento
Avvenimenti passioni aneddoti e ricette che hanno riunito gli italiani e la grande cucina nazionale
Disponibile anche in e-book
PREMIO BANCARELLA DELLA CUCINA 2012
Recensioni
- Facile con gusto
A tavola nel Risorgimento - Il Corriere della sera
Cosa metteva in tavola Cavour? - Il Corriere Apuano
A tavola nel Risorgimento vince il Bancarella della Cucina
- La Guida
Schena e Ravera vincono il "Bancarella Cucina" - Chef
Bancarella della cucina - Corriere della Sera
A tavola nel risorgimento - MondodelGusto.it
A tavola nel risorgimento - La Guida
La torta di Mazzini - Gazzetta d'Alba
Presenze internazionali al Capitolo dei Cavalieri - Libertà di Piacenza
La torta di Mazzini, una ricetta ancora in voga - Libertà di Piacenza
L'Unità d'Italia anche in cucina - Cuneo Sette
A tavola nel Risorgimento tra arte e enogastronomia al “Roccolo” - Bra Oggi
A tavola nel Risorgimento - La Valsusa
Anche la Valsangone alla festa al Forte - piemonteoggi.it
Dalla mostra al Castello del Roccolo alla promozione turistica del territorioLa recensione originale sui seguenti portali:Busca Quale occasione migliore per coniugare arte ed enogastronomia, se non la mostra di Elma Schena e Adriano Ravera “A tavola nel Risorgimento”, in corso al Castello del Roccolo di Busca? Partendo da questo fortunato binomio, già collaudato al Filatoio di Caraglio con la mostra “Bestie”, l’associazione culturale Marcovaldo propone due offerte speciali per gruppi (usufruibili tutti i giorni della settimana) pensate per dare un valore aggiunto, in termini di promozione turistica del territorio, alla visita della mostra, visitabile insieme al castello tutti i sabati e le festività infrasettimanali dalle ore 14,30 alle 19, la domenica dalle 10 alle 19. Per maggiori informazioni telefonare allo 0171/618260.
Con la proposta “Roberto Tapparelli d’Azeglio” in una sola giornata sarà possibile coniugare le visite alla mostra, al castello e al parco del Roccolo, il pranzo presso il ristorante “L’Antica locanda del Birichin” di Busca e la visita di una cantina aderente al Consorzio Colline Saluzzesi con degustazione e possibilità di acquisto. La proposta ha un costo di 25 euro ed è riservata a gruppi composti almeno da 15 persone. La proposta “Costanza Alfieri di Sostegno”, invece, abbina alle visite di mostra, parco e castello una degustazione tecnica alla “Cantina Maero” di Castellar con un buffet tipico (minimo 25 persone, costo 18 euro).
“L’Antica locanda del Birichin” di Busca, ai piedi delle colline Saluzzesi, in una splendida cascina del 1700, propone un pranzo della tradizione piemontese con due antipasti, primo, secondo con contorno, dolce, vino, acqua e caffé. L’offerta prevede anche visita e degustazioni nelle aziende vinicole del Consorzio Colline Saluzzesi: Giampiero Fornero di Busca; Aurelio Giordanino di Costigliole Saluzzo; Emidio Maero di Castellar; Produttori Pelaverga di Castellar; Tenuta Monte d’Oro di Verzuolo.
La mostra “A tavola nel Risorgimento” prende spunto e, per così dire, completa il progetto contenuto nell’omonimo libro, i cui autori sono anche i curatori dell’evento espositivo e del catalogo, dato alle stampe dal medesimo editore, Priuli & Verlucca. Tutto il materiale esposto (editti regi, ordinanze municipali, manoscritti, libri e giornali d’epoca, tabelle annonarie, manifesti pubblicitari, fotografie, etc.) appartiene a collezioni private: grandi famiglie della nobiltà piemontese, ditte centenarie, collezionisti, società operaie, etc. Un patrimonio incredibile e inedito, venuto alla luce in occasione del 150° dell’Unità, che trova spazio nell’Ala Est appena restaurata.
Il Castello del Roccolo fu costruito a partire dal 1831 e rappresenta un'importante espressione del revival neo-medievale in Piemonte. Vi soggiornarono Silvio Pellico, primi ministri inglesi, il re Umberto I e la regina Margherita. Un armonioso insieme di decorazioni floreali, archi moreschi, merli ghibellini, rosoni, bifore e trifore caratterizza l'esterno della costruzione, mentre nelle sale sono presenti affreschi con vedute paesaggistiche e soffitti dominati dalla tecnica del trompe l'oeil o da decorazioni in stucco bianco. - targatocn.it
Le ricette di Cavour alla serata sull'Unità d'Italia alle Terme di Sant'Anna di VinadioLa recensione originale su targatocn.it
Appuntamento per rievocare la storia della gastronomia alla fine dell’Ottocento
Il secondo appuntamento del Ciclo di incontri “ Unità d’Italia : 150 anni dopo”, promossi dalla Comunità Montana Valle Stura e dai Comuni della Valle si svolgerà a Bagni di Vinadio presso lo Stabilimento termale.
Sabato 23 luglio, alle ore 19 Elma Schena e Adriano Ravera presenteranno “Le ricette… di Cavour”, un appuntamento per rievocare la storia della gastronomia alla fine dell’Ottocento.
I due autori, pubblicisti, studiosi di storia e di costume, esperti di gastronomia, esporranno il frutto del loro lavoro che li ha portati ad indagare la cucina del periodo dell’Unità d’Italia, un lavoro che si può apprezzare nel libro “A tavola nel Risorgimento. Avvenimenti, passioni, aneddoti e ricette che hanno riunito gli italiani e la grande cucina nazionale.” (Priuli & Verlucca)
Alla conferenza seguirà la cena presso la Sala Cavour dello Stabilimento Termale.
Per informazioni e prenotazioni telefonare al numero 0171.959395. - Idea
Imperdibile, sino al 30 ottobre - Idea
Così imbandivano le tavole del Risorgimento - La Stampa
La vera tavola del Risorgimento. Dai banchetti al cibo dei poveri - La Guida
Risorgimento in tavola - L’informazione
Casa Artusi, A tavola nel Risorgimento - Corriere di Forlì e Cesena
Risorgimento a tavola - Corriere di Saluzzo
Il Risorgimento …è servito - Corriere di Forlì e Cesena
Il Risorgimento nel piatto - La Voce
L’Italia unita a tavola. Illustri personaggi e cibo - forli-cesena.mondodelgusto.it
A Forlimpopoli prosegue “Menu Italia”, incontro con gli autori del libro “A tavola nel Risorgimento”Venerdì 29 aprile alle ore 20,15 a Casa Artusi, quarto capitolo di MENU ITALIA, la rassegna di incontri con autori e libri sui 150 anni della storia d’Italia, visti in chiave gastronomica.
Ospite della serata la coppia Elma Schena e Adriano Ravera con il loro "A tavola nel Risorgimento" (Priuli & Verlucca, 2011), volume presentato da Roberto Balzani, ordinario di Storia contemporanea dell’Università di Bologna, preside della Facoltà di Conservazione dei beni culturali e sindaco di Forlì.
La rassegna, organizzata dal Comune di Forlimpopoli e Casa Artusi, fa parte del circuito di incontri AutorJtinera, promosso dalla Provincia di Forlì-Cesena e sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna e dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.
A seguire, in scuola di cucina, degustazione di ricette artusiane su indicazioni degli autori del libro. La prenotazione obbligatoria.
"A tavola nel Risorgimento" prova a dare una risposta su ciò che è stato il Risorgimento italiano, adottando un punto di vista “eccentrico” e una chiave di lettura insolita: la gastronomia.
Il lavoro di Elma Schena e Adriano Ravera, giornalisti, studiosi di storia e di costume, esperti di gastronomia, ripercorre gli eventi dell’Ottocento italiano e tratteggia i ritratti dei suoi protagonisti arricchendoli di aneddoti e curiosità culinarie.
E tra un moto insurrezionale e una guerra d’indipendenza fanno capolino l’austera e parca figura di Garibaldi che preferisce condividere pane e cacio con la sua truppa piuttosto che accomodarsi ad un banchetto coi “potenti”; il tessitore Cavour che “parla francese, pensa italiano e mangia piemontese”; Mazzini, sorprendente autore di una torta la cui ricetta invia alla madre Maria Drago; Vittorio Emanuele II i cui baffi pare abbiano ispirato la forma dei krumiri, i biscotti di Casale Monferrato; Francesco Cirio, innovatore nella conservazione dei cibi, fondamentale per le necessità degli eserciti.
Attraverso una narrazione chiara e documentata, gli autori presentano così un altro processo di unificazione nazionale, quello fatto in cucina e che ha portato a superare i confini invisibili del burro e dell’olio o quello del riso e della pastasciutta.
Il libro è arricchito da circa 120 ricette tratte dai più noti ricettari dell’epoca, da "Il cuoco galante" di Vincenzo Corrado a "La cucina sana, economica ed elegante" di Francesco Chapusot, dalla "Cucina borghese semplice ed economica" di Giovanni Vialardi a "La scienza in cucina" di Pellegrino Artusi, primo codificatore della nuova cucina nazionale italiana. - romagnanoi.it
Forlì - Il Risorgimento è servitoSchena e Ravera presentati da Balzani a Casa Artusi: a tavola con Cavour, Garibaldi e Mazzini
FORLIMPOPOLI - Venerdì 29 aprile alle ore 20.15 quarto capitolo di "Menu Italia", la rassegna di incontri con autori e libri sui 150 anni della storia d’Italia, visti in chiave gastronomica. Ospite della serata la coppia Elma Schena e Adriano Ravera con il loro "A tavola nel Risorgimento" (Priuli & Verlucca, 2011), volume presentato da Roberto Balzani, ordinario di Storia contemporanea dell’università di Bologna, preside della facoltà di Conservazione dei beni culturali e sindaco di Forlì.
Che cosa è stato il Risorgimento italiano? A tavola nel Risorgimento prova a dare una risposta, adottando un punto di vista “eccentrico” e una chiave di lettura insolita: la gastronomia. Così il volume ripercorre gli eventi dell’Ottocento italiano e tratteggia i ritratti dei suoi protagonisti arricchendoli di aneddoti e curiosità culinarie. E tra un moto insurrezionale e una guerra d’indipendenza fanno capolino l’austera e parca figura di Garibaldi che preferisce condividere pane e cacio con la sua truppa piuttosto che accomodarsi ad un banchetto coi “potenti”; il tessitore Cavour che “parla francese, pensa italiano e mangia piemontese”; Mazzini, sorprendente autore di una torta la cui ricetta invia alla madre Maria Drago; Vittorio Emanuele II i cui baffi pare abbiano ispirato la forma dei krumiri, i biscotti di Casale Monferrato; Francesco Cirio, innovatore nella conservazione dei cibi, fondamentale per le necessità degli eserciti. Il libro è arricchito da circa 120 ricette tratte dai più noti ricettari dell’epoca, da "Il cuoco galante" di Vincenzo Corrado a "La cucina sana, economica ed elegante" di Francesco Chapusot, dalla "Cucina borghese semplice ed economica" di Giovanni Vialardi a "La scienza in cucina" di Pellegrino Artusi, primo codificatore della nuova cucina nazionale italiana.
La rassegna, organizzata dal comune di Forlimpopoli e Casa Artusi, fa parte del circuito di incontri AutorJtinera, promosso dalla provincia di Forlì-Cesena e sostenuto dalla regione Emilia-Romagna e dalla fondazione Cassa dei risparmi di Forlì.
A seguire, in scuola di cucina, degustazione di ricette artusiane su indicazioni degli autori del libro. La prenotazione obbligatoria allo 0543.743138.
- La Prealpina
Stresa, l'Unità si festeggia a tavola - Il Saviglianese
A tavola nel Risorgimento - Il Risveglio Popolare
A tavola nel Risorgimento - Bra Oggi
A tavola nel Risorgimento - Il Venerdì di Repubblica
Il Gianduiotto? Nocciole e cioccolato per sfidare NapoleoneGli embarghi economici, qualche volta, produco anche effetti positivi. Per contrastare la scarsità di cacao causata dal Blocco continentale decretato da Napoleone contro le navi battenti bandiera inglese, nel 1852, i cioccolatai piemontesi inventarono infatti il gianduiotto. Di fronte all’aumento del prezzo del cacao l’artigiano Michele Prochet scopre un’alternativa possibile: «unire al cioccolato le nocciole, la pregiata tonda gentile delle Langhe, tostata e finemente triturata. Ne nasce» dicono Adriano Ravera e Elma Schena, storici dell’alimentazione e autori di A tavolo nel Risorgimento (Priuli & Verlucca Editori, pp, 304, euro 9,90) «un prodotto dal gusto nuovo, unico e delizioso che ben presto darà vita ai cioccolatini “vestiti”, i primi a presentarsi incartati nella stagnola dorata. A battezzarli, durante il carnevale 1867, ci pensa Gianduia, la famosa maschera popolare torinese». Rapidamente i Gianduiotti «diventeranno l’emblema della pralineria sabauda», conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e che verrà celebrata il 2 aprile Torino con il Gianduiotto Day (cioccola-to.it) che chiamerà a raccolta, in Piazza Palazzo di Città, i migliori artigiani della regione. Da Caffarel, fondata nel 1826 da Pierre Paul Caffarel, che nel 1878 si unisce a Michele Prochet dando vita al più famoso fra i gianduiotti, a Baratti & Milano che, nel 1858, cominciano la produzione di cremini, caramelle e gianduiotti. Creatori di dolcezze che oggi lavorano circa 80 mila tonnellate di cioccolato l’anno (il 40 per cento della produzione italiana) e che devono la loro fortuna al blocco imposto da Napoleone. - La guida
Italiani riuniti alla grande tavola nazionaleLa loro tesi è che nel cibo si può leggere un territorio, la sua economia, le ragioni profonde che stanno dietro l’agire dell’uomo. Questa volta la sfida è rileggere un momento storico, il Risorgimento, adottando un punto di vista gastronomico. Professionisti della ricerca condivisa con passione, Elma Schena e Adriano Ravera, da trent’anni impegnati a girare per archivi e biblioteche, setacciano documenti, raccolgono racconti ed esperienze, guidati dall’amore per la storia che poi diventa o meglio si intreccia all’amore per la storia gastronomica. Saperi e sapori, storia e cucina, cucina e storia, un modo di lavorare, raccontare e scrivere in grado di stuzzicare diversi appetiti e di soddisfare il gusto a differenti Iivelli. In quest’ultimo libro al centro c’è la storia, quella che accomuna tutti gli italiani, da nord a sud, corredata da 120 ricette da provare, testimoni di un’epoca. Trascritte nel testo originale, con linguaggio elegante o essenziale, perché spesso nate come appunto rapido funzionale all’ esecuzione o perché registrate da chi aveva più dimestichezza col cucchiaio che con la penna, propongono piatti facilmente realizzabili. Chi sono i loro autori? Cuochi di corte, per esempio, da quelli piemontesi a quelli al servizio dei Borboni. Ad andare in scena è la grande cucina dell’aristocrazia e della borghesia a cui si affiancano i piatti delle Cuciniere ottocentesche ricche di spunti originali. Che cosa si mangiava quindi nell’Ottocento, mentre si faceva l’Italia? Rigore e leggerezza per raccontare l’avventura risorgimentale a partire da mode e abitudini alimentari. A TAVOLA COL RISORGIMENTO. Avvenimenti passioni aneddoti e ricette che hanno riunito gli italiani e la grande cucina nazionale - Gazzetta d’Asti
I menù della Corriera del Freisa - Torino Sette
La Corriera del Freisa e le pietanze dell’UnitàLa Corriera del Freisa ritorna a viaggiare con lo stesso spirito della scorsa stagione, ma questa volta l’obiettivo finale è legato ai piatti, alle ricette e alle tradizioni del nostro Risorgimento. Tutti i venerdì, a partire dall’11 febbraio e andando avanti fino al 4 marzo, il pullman del gusto partirà da Torino per arrivare a Moncucco, alla Bottega del vino e alla Trattoria del Freisa. Serate ricche di squisitezze che permettono a tutti i commensali di degustare straordinarie pietanze e magari bere anche un bicchiere in più. Tanto non ci sono problemi, sarà la Corriera del Freisa a riportare i partecipanti a Torino senza rischiare di essere fermati e magari pagare con multe salate la degustazione di Freisa o Malvasia. Vediamo che cosa viene proposto nei quattro venerdì del programma: l’11, «Si mangia e si beve con Giandoja»; il 18 «A tavola con Don Bosco e mamma Margherita; il 25 «Come mangiava il Conte di Cavour » e, infine, il 4 marzo «Gran menù sabaudo con Vittorio Emanuele II». I menù sono stati ricavati dal libro «A tavola nel Risorgimento» di Elma Schena e Adriano Ravera, editore Priuli & Verlucca, e distribuito da La Stampa al costo di 8,90 euro, oltre al prezzo del quotidiano. La Corriera del Freisa parte tutti i venerdì alle 19 da piazza Carlo Felice, all’angolo con via Roma, e si dirige verso Moncucco con fermate a Sassi, alle 19,15 e a Chieri-Murè alle 19,30. Il costo del viaggio e della cena è di 40 euro; 30 euro se raggiungete Moncucco con la vostra vettura. Venerdì 11 si degustano cacciatorino, vitello tonnato, flan di cardi (quelli gobbi di Nizza) con bagna caoda, polenta e merluzzo, gnocchi alla fonduta di Toma, tagliatelle al ragù d’anatra, tenerone di vitello al melograno con patate al forno, torta di Giandoja, chiacchiere di Carnevale e vin brulè. Con Freisa di Chieri, Freisa d’Asti e Malvasia di Castelnuovo Don Bosco. Per informazioni e prenotazioni: 011/99.27.028 (Italian Wine Travels) oppure 011/98. 74.765 (Bottega del vino di Moncucco). - Torino Sette
La vera tavola del Risorgimento. Dai banchetti al cibo dei poveriMentre Cavour flirtava con Napoleone III discutendo di guerre, corone e matrimoni, il filosofo milanese Carlo Cattaneo sognava un federalismo laico, l’abate torinese Vincenzo Gioberti sognava anche lui il federalismo, ma di chiaro stampo religioso, il genovese Giuseppe Mazzini invece era più esplicito e pensava all’indipendenza nazionale di chiaro stampo repubblicano e Giuseppe Garibaldi stava organizzando la spedizione dei Mille, che cosa finiva sulle tavole del Risorgimento, che cosa si mangiava nei saloni buoni dei signori? E sui tavolacci dei futuri italiani, fra un enorme analfabetismo e serissimi problemi di sopravvivenza? Forse non ce lo siamo mai chiesto. Anche perché poteva importare a pochi, pochissimi. Ma per chi ha a cuore non solo le sorti del nostro Belpaese, ma è anche curioso e vuole uscire un tantino dagli schemi, ci viene in aiuto un volume della Priuli & Verlucca, distribuito da «La Stampa ». Ha per titolo «A tavola nelRisorgimento», 300 pagine scritte da Elma Schena e Adriano Ravera. In altre parole gli avvenimenti, le passioni, gli aneddoti e le ricette che hanno riunito gli italiani e fatto della cucina regionale un grande business mondiale. Il volume lo trovate in tutte le edicole a 8,90 euro, oltre al costo del quotidiano. Elma Schena e Adriano Ravera ci raccontano che il volume è «una cavalcata attraverso le più importanti tappe che hanno portato all’Unità d’Italia, con riferimenti culinari e di costumi. Oltre a 120 ricette da leggere,ma soprattutto da provare ». Si spazia dai menù di congressi e matrimoni reali per arrivare sulla tavola povera di tutti i giorni. Basti pensare alla finanziera, tanto amata daCavour,ma anche alla pasta al pomodoro arrivata al Nord al seguito dei garibaldini anche se i maccheroni di Napoli qui da noi diventano spaghetti. E poi le prime casse di bue in scatola, le zuppe valdesi per festeggiare la libertà e i pranzi in onore dello Statuto. Gusti e sapori attraverso il nostro Paese, dalle tavole che proponevano ogni ben di Dio a quelle dove era sempre più difficile mettere assieme il pranzo e la cena. Così si passava dal Rocchio di salmone alla Bearnese (uova, burro e vino bianco), alla noce di vitello e dal cinghiale dolce-forte alla crema d’uova alla regina Margherita. E l’altra parte del mondo pensava alla pizza alla napoletana, oppure al castagnaccio e anche ai bocconi di pane ripieni di frattaglie (antesignano del futuro panino?). Curiosa anche la copertina con il disegno di Franco Bruna che rappresenta il Brindisi fantastico tra Garibaldi, Cavour e re Vittorio Emanuele II. Il vino è rigorosamente rosso, di terra di Langa. - L’Arena
L’Arena vi invita a pranzo con Garibadi e CavourIn occasione del 150° anniversario dell’unificazione dell’Italia arriva «A tavola nel Risorgimento », scritto da EIma Schena e Adriano Ravera per i tipi dell’editore «Priuli &Verlucca» e, in edicola con l’Arena. Due armi di ricerche e studi per trecento pagine intense e ricche, con ricette nel pomposo italiano dell’epoca, come la «Guernitura di patate glacées», del cuoco di Carlo Alberto, Giovanni Vialardi e le «Quaglie alla parigina», dell’altro grande chef torinese Giovanni Chapusot. Il Risorgimento non viene narrato elencando date, battaglie, armistizi, elezioni; ma attraverso mode e abitudini alimentari di quello che andava costituendosi come «popolo italiano», partendo dalle tradizioni culinarie regionali e locali. «Fatta l’Italia, bisogna fare . gli italiani», disse lo scrittore Massimo D’Azeglio, anche a tavola con una fusione tra le varie gastronomie. «I reduci tornarono dalla spedizione dei Mille entusiasti di pomodori e sughi, pasta, pizza, pesce, Marsala e caffè alla napoletana », afferma Adriano Ravera. «Le specialità del nord, tipo riso, polenta e bagna cauda, riscossero meno successo in Meridione». I due autori descrivono una trentina di libri e ricettari, editi tra il 1814 e il 1910, quasi tutti in francese. Il volume racconta che al Congresso di Vienna del 1814-1815, si servì un pranzo con 160 portate, tra cui budino di pesce, crocchette di storione ai tartufi, gelatina d’anguille e gli avanzi vennero venduti. Il primo marzo 1848 si festeggiò a Torino la concessione della Statuto Albertino con un pranzo a base di zuppa di testuggine, punch alla romana, rombo, arrosto, cappone, fagiano: «TI tutto servito “alla russa”», precisa la coautrice Elma Schena, «cioè una portata per volta, una novità diffusasi poi fino all’avvento dei self service». Qualche giorno prima, sempre nella città subalpina, il banchetto dei Valdesi per la conquistata libertà religiosa, a base di «supa Mitonà», una variante più nobile della «panada » dei poveri, .con grissini e formaggio nel brodo. Menù in francese per le nozze di Umberto I e Margherita il 22 aprile del 1868, solo 40 anni più tardi, il figlio Vittorio Emanuele III avrebbe decretato l’obbligo della lingua italiana nei menù del Quirinale. Queste e altre curiosità e ricette che hanno a loro modo fatto la storia si possono trovare nel volume in edicola con r;Arena, trecento pagine per ritrovare a tavola sapori e umori di un’epoca che ha fatto l’I tali a. - La Stampa
Anche la buona cucina aiutò a fare la vera ItaliaCarbonari, garibaldini, soldati sabaudi, aristocratici, borghesi, contadini e proletari: cosa mangiavanomentre facevano l’Italia? In occasione del 150° anniversario della nascita dello Stato italiano arriva «A tavola nel Risorgimento», scritto da Elma Schena e Adriano Ravera per i tipi dell’editore «Priuli & Verlucca» e, da ieri, in distribuzione con La Stampa. Due anni di ricerche e studi, approfittando anche del vasto archivio accumulato per trent’anni nella loro casa di Boves in provincia di Cuneo, hanno portato i coniugi Ravera a scrivere sul tema, dopo una pregevole opera sulle residenze sabaude. Il Risorgimento non viene narrato elencando date, battaglie, armistizi, elezioni, ma attraverso mode e abitudini alimentari di quello che andava costituendosi come «popolo italiano», partendo dalle tradizioni culinarie regionali e locali. «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani» disse Massimo D’Azeglio, anche a tavola con una «fusion» tra le varie gastronomie. Adriano Ravera: «I reduci tornarono dalla spedizione dei Mille entusiasti di pomodori e sughi, pasta, pizza, pesce, Marsala e caffè alla napoletana. Invece le specialità del nord, tipo riso, polenta e bagna caoda, riscossero meno successo inMeridione ». I due autori descrivono una trentina di libri e ricettari editi tra il 1814 e il 1910: «Quasi tutti in francese – dice Elma Schena, che nel “duo” riveste anche il ruolo della vera cuoca, sperimentando le ricette descritte nella trentina di volumi pubblicati -, perché destinati all’aristocrazia e all’emergente borghesia, che mangiavano sempre più o meno le stesse cose, originali o d’imitazione francese». Al Congresso di Vienna del 1814 – ’15, si servì un pranzo con 160 portate, tra cui budino di pesce, crocchette di storione ai tartufi, gelatina d’anguille e gli avanzi vennero venduti. Il primomarzo 1848 si festeggiò a Torino la concessione della Statuto Albertino con un pranzo a base di zupppa di testuggine, punch alla romana, rombo, arrosto, cappone, fagiano: «Il tutto servito “alla russa”, - osserva Elma -, cioé una portata per volta, una novità diffusasi poi fino all’avvento dei self service». Qualche giorno prima, sempre a Torino, il banchetto dei Valdesi per la conquistata libertà religiosa, a base di «supa mitonà», una variante più nobile della «panada» dei poveri, con grissini e formaggio nel brodo. «Arrivò la guerra di Crimea – ricorda Adriano – e i bersaglieri sperimentarono carne e piselli conservati in scatolette di latta. Intanto operai e poveri continuavano a mangiare le cose di sempre: patate,minestre di legumi e vegetali e la polenta. Alla quale Don Bosco dedica una poesia: “…benedetto il suo sapore / che ognun sazia, ognun contenta. / Viva sempre la polenta». La nobiltà insisteva con i solitimenù, invece il popolo risultava più permeabile alle novità, senza abbandonare le cose buone. Anche dopo la cacciata degli austriaci, aMilano si continuò a mangiare «Faching krapfenì» e in tutto il nord le massaie impararono subito a preparare la conserva di pomodori come la faceva Cirio nella sua fabbrica torinese. Menù in francese per le nozze di Umberto I e Margherita il 22 aprile del 1868, solo 40 anni più tardi, il figlio Vittorio Emanuele III avrebbe decretato l’obbligo della lingua italiana nei menù del Quirinale. Nel 1891 il banchiere fiorentino Pellegrino Artusi pubblica la prima «bibbia» della cucina nazionale «La scienza in cucina e l’Arte del mangiar bene ». Osserva Adriano: «Molte notizie sui cibi dei primi decenni postunitari ci arrivano da “Le avventure di Pinocchio” di Collodi, uno che aveva “fatto” il 1848. Pinocchio viene trascinato dal Gatto e la Volpe all’osteria del Gambero Rosso, dove servono piatti popolari come trippa e triglie e più sfiziosi come pernici e starne ». In un altro capolavoro dell’epoca, «Le miserie ‘d Monsù Travet» di Bersezio, la piccola borghesia impiegatizia, ricca di decoro ma povera di soldi, spesso a cena si accontenta di cavoli e riso in brodo. Trecento pagine intense e ricche, con ricette nel pomposo italiano dell’epoca, come la «Guernitura di patate glacées», del cuoco di Carlo Alberto, Giovanni Vialardi e le «Quaglie alla parigina», dell’altro grande chef torinese Giovanni Chapusot. Così lettrici e lettori potranno provare a spadellare, magari fischiettando «Addio, mia bella, addio». Ora quella cucina si contamina con il cous cous e gli involtini primavera dei «nuovi italiani». Schena e Ravera sono pronti al «sequel» del loro volume,ma Franco Bruna è preoccupato: chi disegnare sulla copertina, al posto di Garibaldi, Cavour e ReVittorio?
Introduzione
Le Congrès ne marche pas, il danse
I trattati firmati in punta di forchetta
Il lardo dei Savoia
Il re regna, la nobiltà comanda, il popolo ubbidisce
Banchetti e matrimoni per tessere alleanze
Musica e tartufi per la Santa Alleanza
La cucina dei monzù
Il petit souper a teatro
«Perfezionato a Parigi», il blasone del Cuoco piemontese
Vittorio Emanuele e Maria Adelaide sposi a Stupinigi
Il Barolo battezza la marcia reale
I pani di Carlo Alberto
I caffè al posto dei salotti
Al banco si ordina il bicerin
Il modo di cucinare si fa più italiano
Le ricette
Capitolo II
Non sono fiamme da provocare incendi, ma portano allo Statuto
La zuppa dei barbet festeggia la libertà
La politica delle tre effe a Napoli: feste, farina e forca
Francesco Chapusot cuoco nella Torino risorgimentale
La torta di Mazzini
Il servizio alla russa segno di misura borghese
I maccheroni di Napoli al nord diventano spaghetti
Il sistema metrico decimale consolida l’unificazione
A Bra il privilegio di vendere la salsiccia di vitello
Il Fernet per combattere il colera
Io vorrei che a Metternicche…
Le ricette
Capitolo III
A unire è per la prima volta il tricolore
Sul pane s’è giurato
La rivoluzione comincia con un sigaro
Il cappello all’Ernani sfida gli austriaci
A infiammare gli animi c’è pure la cotoletta
In cucina qualche piatto dei tudesch
Polenta e cambiali di buona condotta
Grissini e Barbera sotto l’obelisco
Sentirsi re con un sorbetto
La stòria l’è bela, a fa piasi contela
Le ricette
Capitolo IV
Il grido di dolore che si leva da tante parti d’Italia
Tra le vettovaglie qualche cassa di carne e piselli in scatola
«Mangia maccheroni» agli occhi di Felice Orsini
Cherchez la femme, la strada per arrivare agli accordi
di Plombières
Un sì per fare l’Italia
La sciarada dell’imperatrice Eugenia
Cucina di parata alla corte dei Borboni
Torino in festa per le annessioni degli Stati centrali
L’amaro addio a Nizza
Un posto a tavola con Cavour
Strade ferrate, più banchetti che rotaie
La soirée danzante del generale Cialdini
Le ricette
Capitolo V
Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani
Niente vino molto pesce sulla tavola di Garibaldi
Partono mangiatori di risotti, tornano convertiti ai maccheroni
Pasta al pomodoro al seguito dei garibaldini
In onore di Garibaldi
Piemont fa grado
Chi non è abile per il re, non lo è per la regina
Parlava francese, pensava italiano, mangiava piemontese
«Marca Leone», l’orgoglio del lavoro a regola d’arte
Le ricette
Capitolo VI
Alla ricerca di una capitale
È tramùd, non divorzio
Anche la fonduta nella diatriba per Firenze capitale
Se un sogno svanisce, il gianduiotto trionfa
Fè na figura da cicolatè
Il ben figurare di monsù Travet
Un siciliano alla conquista del Piemonte
Una panzanella, una cosa da nulla…
Sono anni di Cuciniere
La cucina di Fratta
Un vino centenario per Umberto e Margherita
La tassa sulla fame
Le ricette
Capitolo VII
Un fabbro per aprire il Quirinale
Il cerea dei buzzurri
La gaillardise che seduce Londra
Dalla Rosina si può mangiare in maniche di camicia
Una passione tutta borghese per la pasta reale
Educare il contadino e l’operaio
La Marsigliese scatena i pastai di Torre Annunziata
A refezione dalle monache
L’Italia che finalmente si conosce
Grazie Napoli
Le ricette
Capitolo VIII
Il fascino di una regina
Il cuore non batte più per la Francia
Nello zaino grappa e pane di munizione
La cuccagna è solo per qualcuno
Magro come una salacca
Semplicemente Margherita
Dove non arriva il Manzoni, arriva l’Artusi
Ricordi d’armi e nostalgia
Le «nozze coi fichi secchi» lanciano la moda delle bomboniere
Piombo al posto del pane
Sua Eccellenza non approverebbe
Le ricette
Glossario
Bibliografia