Celestino Revello
Non lasciatevi ingannare dalla parola, celestino non è celestiale; il primo indica un azzurro tenue, mentre il secondo significa «degno del cielo». E degno del cielo il nostro chef non lo è proprio, l’ho visto io personalmente, nel suo orto, recidere con un colpo netto una testa… di cavolo, ma la sua ferocia non si limita a queste atrocità ortolane, so per certo che, con alcuni suoi degni compari dell’Associazione Cuochi Torinesi, sodalizio nato nel lontano 1722, conduce ricerche mirate a riscoprire quelle gustosissime «pozioni» nate nelle cucine dei loro predecessori.
Questo non sarebbe certamente un bene per qualche sprovveduto buongustaio che potrebbe lasciarsi tentare da appetitosi pietanzini emananti profumi deliziosi, ma che lascerebbero però conseguenti segni nefasti sul girovita del malcapitato.
Nella ricerca e nella sperimentazione, il nostro chef non è solo maestro, ma addirittura commissario d’esami di scuole alberghiere.
Sono certo che Celestino Revello lo si potrebbe tacciare di «Istigazione alla Ristorazione», e quindi essere condannato esemplarmente esiliandolo in cucina a coltivare la sua insana passione di intagliatore di cucurbitacee, ravanelli, carote e altro creando meravigliose sculture vegetali, evitando così di procurare ulteriori danni all’umanità con tentazioni gastronomiche.
Gigi Biestro