Armando Biancardi
Armando Biancardi è nato a Torino il 28 ottobre 1918 ed è morto il 31 marzo 1997 a Giaveno (To). Laureato in scienze economiche, giornalista e scrittore, ha collaborato ai principali quotidiani torinesi (Stampa sera, Gazzetta, Gazzetta sera, Tuttosport) e a riviste italiane ed estere. In forma amatoriale ha studiato scienze naturali, geologia, antropologia, archeologia (collezione privata con oltre tremila esemplari), geografia, letteratura e belle arti.
Ha al suo attivo più di mille articoli su temi legati alla montagna e all’alpinismo. Ha diretto tre periodici (Sucai, Il frondista, Commercio) e dato alle stampe cinque volumi: La voce delle altezze (1956), Cento anni di alpinismo torinese (1963), Venticinque alpinisti scrittori (1989), Racconti impossibili e dintorni (1994), Il perché dell’alpinismo (1995).
Il suo stile è stato definito da Giuseppe Garimoldi: «Un vitalismo eroico, arricchito da una vena poetica e da una sorvegliata attenzione alle forme».
Sulle Alpi ha scattato circa mille fotografie, ma ha fotografato anche nel sud dell’Italia nel corso di frequenti viaggi. Sempre con apparecchio Zeiss Super Ikonta 41/2 x 6. A partire dagli anni Cinquanta le immagini compaiono ripetutamente in volumi e periodici italiani, francesi e svizzeri.
Ha ricevuto 20 riconoscimenti letterari in campo nazionale e internazionale fra cui due Saint-Vincent, i premi Chamonix e Cortina. Nel 1995 i delegati del Cai riuniti a Cuneo gli hanno assegnato una medaglia d’oro. È stato accademico degli scrittori di montagna (Gism).
Considerava l’alpinismo «un surrogato della guerra» (Rivista del Cai, 1975, n. 4). Ha frequentato la Scuola Boccalatte della Sezione di Torino del Cai, a cui era iscritto dal 1937. All’attivo aveva circa 500 ascensioni, 68 vie nuove, 31 «quattromila», salite su ghiaccio, scialpinismo, hautes routes con gli sci. Tra le esperienze alpinistiche di maggior rilievo la prima ascensione invernale della cresta sud-est della Punta Mattirolo (Alpi Cozie), lo spigolo Vernet della Cima di Nasta (Alpi Marittime), lo spigolo nord del Pizzo Badile, la via Piacenza sugli strapiombi della Cresta di Furggen al Cervino, la parete nord della Tour Ronde, la parete sud del Corno Stella, lo spigolo nord del Crozzon di Brenta, lo sperone Moore sul versante della Brenva al Monte Bianco, la parete nord dell’Uja di Mondrone (Alpi Graie), la parete nord del Ciarforon (Gran Paradiso), lo spigolo Jori alla Punta Fiames (Cortina d’Ampezzo), la prima assoluta alla Torre di Oreglia (Alpi Cozie), la via Ottoz alla Pyramid du Tacul (Monte Bianco), la parete nord della Ciamarella (Alpi Grazie).
La sua montagna ideale era il Marguareis, 2651 metri (Alpi Liguri) di cui ha percorso ogni via di salita. La considerava la montagna ideale perché «il versante sud si presta ottimamente per le salite con gli sci e i vagabondaggi escursionistici, mentre quello nord richiede coraggiose doti di arrampicatore per la qualità della roccia».